Riccardo cade.)
Bruci nel fuoco eterno la tua mano
che fa crollar così la mia persona!
Con questo tuo violento braccio, Exton,
hai macchiato del sangue del suo re
questa terra ch’è sua… Anima mia,
va’ in alto, involati, la tua dimora
è lassù, mentre greve del suo peso
quaggiù sprofonda la mia carne… e muore.
(Muore)
EXTON -
Ricolmo di valore
non meno che di principesco sangue!
Io li ho versati entrambi. Questa azione
fosse almeno accaduta a fin di bene.
Perché il diavolo, che m’aveva detto:
“Fai bene a farla”, già mi fa sapere
ch’è scritta nei registri dell’inferno.
Questo re morto porterò al re vivo.
Trascinate via gli altri,
date lor sepoltura nei dintorni.
(Escono)
SCENA VI
Il castello di Windsor
Entrano BOLINGBROKE, YORK e nobili
BOLINGBROKE -
Caro zio York, dall’ultime notizie,
i ribelli hanno messo a ferro e a fuoco
la nostra Cicester, nel Gloucestershire.
Ma le stesse notizie non ci dicono
se siano stati catturati o uccisi.
Entra NORTHUMBERLAND
Salve, Northumberland, che nuove porti?
NORTHUMBERLAND -
Prima di tutto, auguri d’ogni bene
alla tua consacrata maestà;
quindi l’annuncio che ho spedito a Londra
le teste dei seguenti congiurati:
Lord Salisbury, Spencer, Blunt e Kent.
Le circostanze della lor cattura
son tutte dettagliate in questo scritto.
(Gli porge un foglio)
BOLINGBROKE -
Grazie per quanto hai fatto, caro Percy:
ed a questo tuo merito
aggiungeremo idonei compensi.
Entra FITZWATER
FITZWATER -
Sire, ho spedito da Oxford a Londra
le teste mozze di Brocas e Seely,
due della banda di quei traditori
che avevan complottato per tentare
ad Oxford la tua fine scellerata.
BOLINGBROKE -
Fitzwater, non sarà dimenticata
codesta tua fatica. So già bene
quanto nobile ed alto sia il tuo merito.
Entrano PERCY e il vescovo di CARLISLE
PERCY -
Il gran cospiratore,
l’Abate di Westminster, sopraffatto
dai rimorsi e da squallida amarezza,
ha reso il corpo in seno a Madre Terra.
Ma c’è qui, vivo, il Vescovo di Carlisle
per udire la tua real condanna
e subire il castigo del suo orgoglio.
BOLINGBROKE -
Questa, Carlisle, è la tua condanna:
scegliti un sito remoto, un pio eremo,
più di quello che hai, e vivi là
felicemente il resto di tua vita.
Così come sarai vissuto in pace,
morir potrai lontano dalle contese.
Che, se pur sempre fosti a me nemico,
ho visto in te rilucere
alte scintille di grandezza d’animo.
Entra EXTON con uomini recanti una bara
EXTON -
Grande maestà, racchiuso in questa bara
io ti presento, spento, il tuo timore.
Là dentro giace, privo di respiro,
il tuo grande nemico, il più potente,
Riccardo di Bordeaux. Te l’ho portato.
BOLINGBROKE -
Exton, non ti ringrazio.
Con la tua mano fatale hai commesso
un misfatto che chiamerà vergogna
sul tuo capo e su tutta l’Inghilterra.
EXTON -
Ebbi, signore, dalla vostra bocca
quest’ordine.
BOLINGBROKE -
Non amano il veleno
quelli che del veleno hanno bisogno.
Così io te. Seppure la sua morte
desiderassi, odio il suo assassino,
amo lui vittima dell’assassinio.
A compenso di questa tua fatica
tieniti il rimorso della tua coscienza,
ma nessuna parola di consenso
da parte mia, né favore di principe.
Va’, con Caino a fianco per compagno,
errando per la tenebra notturna
e non mostrare più la faccia al giorno.
(Escono Exton e gli uomini con la bara)
Signori, v’assicuro,
la mia anima è piena di dolore
nel pensar che doveva sprizzar sangue
a irrorare la via della mia crescita.
Associatevi dunque al mio compianto
e vestiamoci tutti di gramaglie.
Farò pellegrinaggio in Terrasanta
per lavare la mia mano colpevole
da questo sangue. Fatemi ora seguito
in un mesto corteo. Fatemi grazia
d’unirvi al mio cordoglio,
piangiamo insieme, dietro questa bara,
un uomo morto prematuramente.
FINE
(1) In realtà, l’accusa è storicamente infondata, e nel dramma la figura di Norfolk sarà riabilitata. Ma simili denunce di slealtà verso il sovrano avevano regolare corso nell’Inghilterra del tempo. “Così rilassati erano i costumi tra la nobiltà, insieme coi principii d’onore e di delicatezza, che Enrico duca di Hereford, primo conte di Derby e figlio del Duca di Lancaster, non arrossì di accusare il duca di Norfolk di avergli in privato tenuto discorsi ingiuriosi contro il monarca. Norfolk gli diede una smentita e lo sfidò al duello”. (L. Galibert & C. Pellé, ”Storia d’Inghilterra“, vol. 1, pag. 380, Venezia, Antonelli, 1845).
(2)“… my right drawn sword”: “.. con la mia spada tratta secondo legge” (“right” sta per “rightly”), cioè in un duello autorizzato e condotto secondo le regole della cavalleria.
(3) Enrico Bolingbroke, in quanto figlio di Giovanni di Gaunt, è cugino carnale del re, e non avrebbe potuto accettare di battersi in duello con uno come Mowbray che, se pur nobile duca, è di rango inferiore.
(4) In segno di sfida, al tempo di Shakespeare, si gettava in terra un guanto; ma al tempo di Riccardo II - due secoli prima - si gettava anche a terra il cappuccio o il copricapo in genere. E che qui si tratti del cappuccio, lo si arguisce dalla battuta di Aumerle (IV, 1, 83): “Some honest Christian trust me with a gage”, dove “gage” non può essere un guanto, che è doppio, ma un oggetto singolo.
(5) Il rito dell’investitura di cavaliere voleva che il re toccasse, col lato piatto della spada, la spalla dell’investito.
(6) La tenzone avrà luogo a cavallo, coi combattenti armati di spada e di lancia.
(7)“Noble” si chiamò la moneta coniata da Edoardo III, d’oro, del valore corrente di 10 scellini.
(8) Cioè dell’altro fratello di Giovanni di Gaunt, zio comune di Riccardo II e di Enrico Bolingbroke, Tomaso di Woodstock, ucciso nel 1397. Si legga, per la metrica, “Glo-ster”.
(9) Cioè Isabella, figlia di Carlo VI di Francia, che Riccardo II aveva sposato in seconde nozze dopo la morte della prima moglie Anna di Boemia. Isabella, al momento delle nozze, aveva otto anni. Il matrimonio venne celebrato prima in Francia, per procura, in una località presso Calais; poi nell’ottobre dello stesso anno (1396) a Westminster.
(10) Testo: “Even in the best blood chambered in his bosom” = “nel sangue migliore albergato nel suo petto”, cioè fino al cuore.
(11)“Lord Marshall”: era l’alto funzionario della corte incaricato di organizzare e presiedere le cerimonie, i banchetti e le contese cavalleresche.
(12) In realtà i figli legittimi di Edoardo III erano cinque (v. schema genealogico allegato e note della mia traduzione dell’Enrico VI - Seconda parte).
(13) Nella religione anglicana il re è l’unto del Signore, e suo vicario in terra.
(14)“Unpeopled offices”: “offices” è la stanza, o la serie di stanze della casa patrizia dove alloggia il personale di servizio. L’italiano non ha un vocabolo corrispondente, donde la necessità di renderlo con un giro di frase.
(15)“The summons of the appelant’s trumpet”: gli squilli di adunata della tromba dello sfidante.
(16) Il Dover-Wilson (“The Essential Shakespeare”, Cambridge, 1932) immagina così la disposizione di questa scena sul palcoscenico: “Da un lato, una piattaforma con il trono per il re, riccamente addobbato, e i seggi per i membri della corte; alle due estremità della lizza, una sedia per ciascuno dei contendenti; di faccia, la folla degli spettatori, gli araldi e gli altri di servizio.”
(17) È da immaginare che nel dire questa parole Riccardo scenda dal suo seggio sul terreno della lizza e vada ad abbracciare Bolingbroke, restandovi fino al termine della successiva battuta di questi, e poi tornando al suo posto lentamente quando Bolingbroke si rivolge al Lord Maresciallo.
(18)“His warder”: è il bastone del comando, una mazza di foggia diversa, usata come simbolo della funzione sovrana o di quella di alti dignitari del regno, ma anche come strumento per dare il segnale d’inizio o di cessazione in tornei, scontri armati ecc.
(19) L’elsa della spada dei guerrieri cristiani era fatta a forma di croce: giurando su di essa, s’invocava a testimone il Cielo.
(20) Il testo ha: “So far as mine enemy”, ma è lezione dubbia.
(21)“A journeyman to grief”: “journeyman” è l’operaio che dopo aver servito come apprendista (“apprendice”) in un mestiere si qualifica per lavorare con diritto a una paga giornaliera. Bolingbroke, vuol intendere ch’egli sarà legato al dolore per sei anni, come gli apprendisti erano legati al “master” per il tempo che serviva loro a diventare “journeman”.
(22) Quello che Riccardo ha osservato lo dirà tra poco: che il cugino Bolingbroke intenderebbe usurpargli il trono.
(23)“In reversion”: “reversione” è termine giuridico che significa “ritorno di beni e diritti a chi li possedeva in precedenza. Riccardo sospetta che suo cugino Bolingbroke aspiri a ritogliergli il trono per diritto di reversione, come discendente di Enrico III. Come poi avverrà.
(24) Cioè di trovarlo già morto.
(25) Allude, naturalmente, alla vanesia e lussuriosa compagnia dei Bushy, Bagot e Green di cui il re si è circondato.
(26)“Gaunt” in inglese significa “smunto”, ma anche, in senso figurato, “lugubre”, “sinistro”; su questo doppio senso e sull’assonanza con “gauntlet”, il guanto di ferro e cuoio delle armature, Shakespeare farà qui giocare il personaggio nel suo colloquio con il re; ma il bisticcio (“Gaunt I am for the greve, gaunt as a grave”) sarà, purtroppo, intraducibile.
(27) Intendi: “Tu, uccidendo mio figlio, uccidi il mio nome, perché ne impedisci la perpetuazione attraverso la discendenza”.
(28) “Reduce dalla sua spedizione (in Scozia), Riccardo, travolto dal suo amore per i piaceri, non diede la sua confidenza se non a coloro che seppero procacciargliene, e si attorniò di giovani dissoluti e dissipatori… Il fato e l’insolenza dei favoriti del re non tardarono a suscitargli contro la generale scontentezza” (L. Galibert & C.
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