sopra la nota 59.
(122) S’intende: se passassi dalla parte di Richmond; del quale - come abbiamo visto - Stanley è patrigno.
(123) Località imprecisata, che alcuni indicano - come noi qui - con Hardforest, altri semplicemente con Harford; l’Alexander ha un “Hardford West in Wales”, che non esiste egualmente sulle mappe dell’epoca.
(124) “Rice ap Thomas”: “ap” è la particella patronimica dei nomi nobiliari gallesi, come “mac” degli scozzesi e il “de” degli italiani; ma il traduttore non se l’è sentita di tradurre qui “Riso de Tomaso”!
(125) Centro dello Staffordshire, alla confluenza dei fiumi Tame e Anker, distante circa 20 km. da Birmingham, 150 da Londra.
(126) V. sopra la nota 96.
(127) Si legga “lai-ster”, per la metrica.
(128) “ The Earl Pembroke keeps his regiment”: è inutile notare che all’epoca del dramma non esisteva un’unità militare chiamate “reggimento”.
(129)
“… good captain Blount”: “captain” e “general” nel linguaggio shakespeariano sono la stessa cosa.
(130) Il vaticinio di Enrico VI a Richmond è nella terza parte dell’“Enrico VI”, VI, 6, 70-78.
(131) “Jockey of Norfolk, be no so bold/ For Dickon thy master is bought and sold”: il messaggio reca in sottinteso l’annuncio del tradimento di Lord Stanley, passato con le sue truppe dalla parte del figliastro Richmond. Per la storia, fu l’apporto delle truppe di Stanley che decise la battaglia (1485) di Tamworth a favore di Richmond, determinando con essa la fine della dinastia degli York, e l’avvento di quella dei Tudor.
“Dickon”, da “Dick” vezzeggiativo di Richard, è usato qui in senso spregiativo/ironico, “Ricciardetto”; “bought and sold”, letteralm. “comprato e venduto” è espressione idiomatica per “tradito”. I due versi sono tolti in presti dalla traduzione di Vittorio Gabrieli (Garzanti, 1988).
(132) “… and I will stand the hazard of the die”: letteralm.: “… e starò al rischio del dado”; “starò al gioco” è costrutto preso in prestito dal Lodovici (op.cit.).
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