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Letteratura italiana Einaudi
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Torquato Tasso - Le rime
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Parla con l’anima come non fosse con esso lui ma col suo
diletto, invitandola a tornare al suo corpo,il quale per sé è freddo
ed immobile, acciò che insieme possano ritornare a la sua danna .
«Anima errante, a quel sereno intorno tu lieta spazii e ’n que’ soavi giri; io non so come viva e come spiri aspettando dolente il tuo ritorno.
4
Fra tanto senza sole e negro il giorno, senza stelle la notte avvien ch’io miri; e son piú de l’arene i miei desiri e solo ho doglia dentro e doglia intorno.
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Alma, deh, riedi, e col tuo dolce lume riscalda questo freddo e grave incarco».
«Torniamo, e so ch’ aspetta Amore al varco».
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«Dolce sarà morir di strale e d’arco, dolce stillare il gelo in caldo fiume, dolce a quel foco incenerir le piume!».
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Torquato Tasso - Le rime
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Narra poeticamente come per guiderdone de l’amore gli
fossero dati alcuni capelli avvolti ne l’oro.
Amando, ardendo, a la mia donna io chiesi premio a la fede e refrigerio al foco per cui piansi e cantai; or, fatto roco, temo non siano i miei lamenti intesi.
4
Ella duo crini, ove i suoi lacci ha tesi e dove intrica Amor quasi per gioco, mi diè ne l’oro avvolti, e, in picciol loco grand’incendio nascosto, io piú m’accesi.
8
Facea ’l riso piú bello il suo rossore e ’l suo rossore il riso, e’n dolci modi era stretto il mio cor d’ardenti nodi.
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Io dissi: «Sotto l’auro è vivo ardore; ma, se non posso amar s’ei non m’infiamma, pur che viva l’amor, viva la fiamma».
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Torquato Tasso - Le rime
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Dice che fra gl’infiniti colpi de la nemica Fortuna a pena è
conosciuto quello d’Amore.
Fra mille strali, onde Fortuna impiaga il mio cor sí che per ferita nova spazio non resta, oimè! loco ritrova cara d’Amor saetta e cara piaga.
4
Né l’alma ancor de la salute è vaga: ché, se ben ella di sanar fa prova ogni altro colpo, or d’inasprir le giova quella dolce percossa, e se n’appaga.
8
Ma sí chiusa e secreta in sé la serba ch’Amore stesso ancor non se n’accorge, né fra ben mille colpi il suo discerne.
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Lasso! e Fortuna, che le pene interne non vede e sol di pianto i rivi scorge, sua stima l’opra e se ’n va piú superba.
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Torquato Tasso - Le rime
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Dice d’aver veduto altre volte la sua donna assai pietosa,
ma ora per occulta cagione se gli mostra cosí crudele che
egli n’aspetta la morte.
Io vidi un tempo di pietoso affetto la mia nemica ne’ sembianti ornarsi e 1’alte fiamme, in cui di subito arsi, nudrir con le speranze e col diletto.
4
Ora non so perché la fronte e ’l petto usa di sdegno e di fierezza armarsi, e con guardi ver me turbati e scarsi guerra m’indice: ond’lo sol morte aspetto.
8
Ah, non si fidi alcun perché sereno volto l’inviti e piano il calle mostri, Amor, nel regno tuo spiegar le vele!
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Cosí l’infido mar placido il seno scopre a nocchieri incauti, e poi crudele gli affonda e perde infra gli scoglie e i mostri.
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Letteratura italiana Einaudi
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Torquato Tasso - Le rime
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Dimostra la sua antica costanza e la nuova incostanza de
la sua donna esser molto diverse.
Quanto piú ne l’amarvi io son costante e nel mostrar ne gli occhi aperto il core, tanto nel finger voi che ’l puro ardore non veggiate ne gli occhi e nel sembiante.
4
Che farò dunque? andrò pur anco avante e in questo mar del mio nemico Amore la nave crederò del mio dolore
ad Euro avverso, disperato amante?
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O sembrerò nocchier, che poggia ed orza ne l’onde d’Adria alterna o nel Tirreno, mutando il corso ov’è soverchia forza, 11
ma per turbato cielo e per sereno prender con ogni vento al fin si sforza sol un tranquillo porto, un dolce seno?
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Torquato Tasso - Le rime
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Ne la disperazione de la grazia de la sua donna chiama la
Morte.
Vissi; e la prima etate Amore e Speme mi facean via piú bella e piú fiorita; or la speranza manca, anzi la vita che di lei si nudria, s’estingue insieme.
4
Né quel desio che si nasconde e teme può dar conforto a la virtú smarrita; e toccherei di morte a me gradita, se non posso d’amor, le mete estreme.
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O Morte, o posa in ogni stato umano, secca pianta son io che fronda a’ venti piú non dispiega e pur m’irrigo in vano.
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Deh, vien, Morte soave, a’ miei lamenti, vieni, o pietosa, e con pietosa mano copri questi occhi e queste membra algenti.
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Torquato Tasso - Le rime
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Spera il poeta che, essendo la crudeltà de la sua donna
superata da la bellezza, possa alfine esser vinta da la pietà.
O piú crudel d’ogni altra, e pur men cruda a gli occhi miei che bella e men guerrera, fostú, quanto sei bella, acerba e fera perché questi occhi lagrimando l’ chiuda!
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Ma quando io veggo la man bianca ignuda e la sembianza umilemente altera, dico a l’anima vaga: «Ardisci e spera ch’esser non può ch’ogni mio prego escluda.
8
Però se crudeltà cotanto perde
da la bellezza in lei, sarà pur anco vinta da la pietà che v’è nascosa».
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