Rinaldo

Torquato Tasso

Rinaldo

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Edizioni di riferimento

elettroniche

Liz, Letteratura Italiana Zanichelli a stampa

Torquato Tasso, Rinaldo, a cura di M. Sherberg, Ravenna, Longo, 1990

Design

Graphiti, Firenze

Impaginazione

Thèsis, Firenze-Milano

Q

Sommario

Canto primo ……………………………………………… 5

Canto settimo ………………………………………… 111

Canto secondo …………………………………………. 29

Canto ottavo ………………………………………….. 133

Canto terzo ……………………………………………… 43

Canto nono……………………………………………. 152

Canto quarto …………………………………………… 60

Canto decimo ………………………………………… 175

Canto quinto …………………………………………… 75

Canto undicesimo …………………………………… 198

Canto sesto ……………………………………………… 92

Canto dodicesimo …………………………………… 223

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 3

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Q

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 4

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo

Canto primo

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Canto primo

1

Canto i felici affanni e i primi ardori che giovanetto ancor soffrì Rinaldo, e come il trasse in perigliosi errori desir di gloria ed amoroso caldo, allor che, vinti dal gran Carlo, i Mori mostraro il cor più che le forze saldo; e Troiano, Agolante e ‘l fiero Almonte restar pugnando uccisi in Aspramonte.

2

Musa, che ‘n rozo stil meco sovente umil cantasti le mie fiamme accese, sì che, stando le selve al suono intente, Eco a ridir l’amato nome apprese: or ch’ad opra maggior movo la mente, ed audace m’accingo ad alte imprese, ver’ me cotanto il tuo favor s’accresca, ch’al raddoppiato peso egual riesca.

3

Forse un giorno ardirai de’ chiari fregi del gran Luigi Estense ornar mie carte, onde, mercé del suo valor, si pregi e viva il nostro nome in ogni parte; non perch’io stimi ch’a’ suoi fatti egregi possa dar luce umano ingegno od arte, ch’egli e tal ch’altrui dona e gloria e vita, e vola al ciel senza terrena aita.

4

E voi, sacro signor, ch’adorno avete d’ostro la chioma e di virtude il core, e sì lucidi raggi omai spargete che se n’oscura ogni più chiaro onore, quando ai gravi pensier la via chiudete, prestate al mio cantar grato favore: ch’ivi vedrete al men, se non espresso, adombrato in altrui forse voi stesso.

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Canto primo

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5

Ma quando, il crin di tre corone cinto, v’avrem l’empia eresia domar già visto, e spinger, pria da santo amor sospinto, contra l’Egitto i principi di Cristo, onde il fiero Ottomano oppresso e vinto vi ceda a forza il suo mal fatto acquisto, cangiar la lira in tromba e ‘n maggior carme dir tentarò le vostre imprese e l’arme.

6

Già Carlo Magno in più battaglie avea dómo e represso l’impeto affricano, e per opra d’Orlando omai giacea estinto Almonte e ‘l suo fratel Troiano; pur in sì rio destin si difendea ne’ forti luoghi ancor lo stuol pagano, che molti in riva al mar, molti fra terra pria n’occupò nel cominciar la guerra.

7

Ma Carlo, il pian ridotto in suo potere, e l’uno e l’altro mare a quel vicino, stringea più sempre con l’armate schiere da varie parti il campo saracino, ch’avendo gran cagion del suo temere paventava il furor d’empio destino; pur, con audace e generoso core, era a’ nemici suoi d’alto terrore.

8

E ciascun giorno sempre alcun di loro fuor da le mura e da’ ripari usciva, per provar s’al francese il valor moro pari al men ne’ duelli riusciva.

Poi, quando il sol celava i bei crin d’oro, e sotto l’ali il ciel notte copriva, tutti assaliano insieme il nostro campo, per tentar con lor gloria alcuno scampo.

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Canto primo

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9

Ma sempre il primo onore, il primo vanto, in generale e in singolar battaglia, rapporta Orlando il giovanetto, e intanto gli antichi eroi d’alte prodezze agguaglia: guerriero alcun non è feroce tanto, né piastra fatta per incanto o maglia, ch’al suo valor resista; e Marte istesso avria forse la palma a lui concesso.

10

Oh quante volte e quante ei fece solo a mille cavalier volger le piante, e quante ancor rendette il terren suolo del mauro sangue caldo e rosseggiante!

Quante volte colmò d’estremo duolo i miseri seguaci d’Agolante,

ch’alzar gli vider sanguinosi monti de’ duci lor più gloriosi e conti!

11

Tosto la vaga fama il suo valore e l’opre sue va divolgando intorno: picciola è prima, e poi divien maggiore, ch’acquista forze ognor di giorno in giorno.

Ovunque arriva sparge alto romore, e finge quel d’ogni virtute adorno: col vero il falso meschia e in varie forme si mostra altrui, né mai riposa o dorme.

12

Fra gli altri molti del figliuol d’Amone ella giunge a l’orecchie, e i fatti egregi del valoroso suo cugin gli espone a parte a parte, e gli acquistati fregi.

Sùbito a quel magnanimo garzone, c’ha ne la gloria posto i sommi pregi, invidia accende generosa il petto, che negli altieri spirti ha sol ricetto.

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ACTA G.