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Dipinto questi porta in aureo scudo con l’ali al fianco il faretrato arciero, le belle membra pargolette ignudo, bendato gli occhi e di sembiante altero, sotto i cui piedi giace avinto il crudo Marte. Rinaldo allor da lo scudiero del suo compagno una gross’asta tolse, e così ver’ colui la lingua sciolse: Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 40
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto secondo Q
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– Molto a me più ch’a te conviensi questo scudo, o barone; e se no ‘l credi, io sono accinto e pronto a fartel manifesto.
Vien dunque a giostra, o pur quel dammi in dono: a me più si convien, ché provo infesto più ch’altro amor, né spero indi perdono, e più son ch’altri di sue fiamme caldo, e più in seguirlo ancor costante e saldo. -
50
– Ciò vedrassi la pruova, allor l’estrano rispose, e se tu vinci, egli tuo fia: ma spero tosto riversarti al piano, s’ora minor non è la forza mia. -
Detto così, tolse la lancia in mano, e prese al corso un gran spazio di via, ed in quel tempo ancor volse Baiardo l’altro baron, nulla di lui più tardo.
51
Fu dal guerriero estran nel petto colto il buon Rinaldo, e quasi a terra spinto, ch’era quel forte e valoroso molto, e rade volte avezzo ad esser vinto; con la lancia egli a lui percosse il volto con forza tal che ben l’avrebbe estinto, se di tempra men fina era l’elmetto: pur di sella lo trasse al suo dispetto.
52
Sùbito in piedi lo stranier risorse, d’infinito stupor ingombro e pieno: ché rade volte caso tal gli occorse, e gli occorse or quando il credette meno; e ‘l forte scudo a l’aversario porse dicendo: – Or, cavalier, uscito a pieno son da l’obligo mio; tu con la spada, se pur la vòi, guadagnar déi la strada. -
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 41
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto secondo Q
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Isolier che mostrarsi al paragone degno compagno di Rinaldo ha spene, disse a lui volto: – A me questa tenzone ed il francarvi il passo or s’appertiene; in imprese maggior voi mio campione sarete. – E così detto a terra viene, e s’incomincia il periglioso assalto, ed a girare il ferro or basso or alto.
54
Ambo sanno ferir, sanno pararsi, ambo han possenti membra, ardito core; ambo spingere inanzi, ambo ritrarsi san quando è d’uopo, e dar luogo al furore; tal ch’or con pieni colpi, ora con scarsi, senza vantaggio alcun pugnar due ore.
Qui si comincia a rivoltar la sorte, ed appar Isolier più destro e forte.
55
L’audace Ispan, ch’avere il meglio scorge di questa pugna, l’animo rinfranca, e tanto in lui la forza accresce e sorge, quanto dechina nel nemico e manca; tal che sì gravi colpi a l’altro porge, e sì lo preme, lo raggira e stanca, ch’egli loro la strada a forza cesse, come che regger più non si potesse.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 42
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto terzo Q
Canto terzo
1
Poi che partir l’Ispano e ‘l buon Rinaldo, onde già vinto avean l’estran guerriero, l’estran, cui ‘l genitor nomò Ransaldo, e poi cognominar gli effetti il Fiero, per molte parti, or al lucente e caldo ciel giro errando, or a l’algente e nero; né giamai ritrovar ventura alcuna nel chiaro giorno, o ne la notte bruna.
2
Scontrano al fin un dì, la manca sponda calcando ch’a la Senna il corso affrena, un cavalier che l’arme sue circonda con sopravesta d’or trapunta e piena, cui ne lo scudo la maritim’onda mostra il mezzo più bel de la Sirena.
Grande è ‘l guerriero e di robuste membra, e tutto nerbo ed osso in vista sembra.
3
Questi, scorto Rinaldo: – Ah, pur t’ho giunto, grida, malvagio cavalier villano! -
Fu ciò dire e ferir tutto in un punto: grave il ferir con l’una e l’altra mano.
Raddoppia il colpo, e ne la tempia a punto il garzon coglie, e già no ‘l coglie in vano: ché lui, ch’allor di ciò non si guardava, da l’arcion quasi tramortito cava.
4
Rinaldo, ch’al colpir doppio e possente s’era a Baiardo su la groppa steso, risorto su dopoi, come si sente in cotal modo ingiustamente offeso, raggirando il destrier sprona repente tutto di rabbia e di furore acceso; sprona il destriero al suo nemico addosso, come verso il cinghial suole il molosso.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 43
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto terzo Q
5
Ma quel con un fendente al capo mira, e poi la spada in giù fischiando abbassa; l’altro il suo bon corsier da parte tira, sì che senza toccarlo il colpo passa; indi ver’ lui velocemente il gira, e sotto gli si caccia e l’urta e squassa; poi, fuor tratto il pugnale, il destro fianco percotendo gli piaga e ‘l braccio manco.
6
Lo stran col pomo de la spada il tocca ne le tempie, nel viso e ne la testa, con forza tal ch’a terra ogni altra rocca avria gittata, e lui conquassa e pesta; e gli trae fuor per l’elmo e da la bocca sangue e dal naso. Intanto non s’arresta Rinaldo, ma col ferro il destro ciglio di piaga doppia a quel rende vermiglio.
7
Mentre fan pugna i due guerrieri atroce, atroce pugna ancor fanno i destrieri: e questo a quello, e quello a questo noce con urti, calci e morsi orrendi e feri.
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