Grande biblioteca della letteratura italiana 70
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto quarto Q
45
Anzi sovra un destrier tosto la pose, ch’avea l’andare accomodato e piano, e di quinci partir poi si dispose e girne in luogo incognito e lontano.
Umida i gigli e le vermiglie rose del volto, e gli occhi bei volgendo al piano, gli occhi onde in perle accolto il pianto uscia, la giovinetta il cavalier seguia.
46
Il guerrier, che nel viso aperti segni scorge del duol ch’entro la dama accora, e che di lei paventa i feri sdegni, tra sé si duole e si lamenta ancora; e perché di venir seco non sdegni, e sgombri quel martir del petto fuora, con dolci modi a lei cortese parla, e sol con umiltà tenta placarla.
47
E gli dice: – Signora, onde vi viene sì spietato martir, sì grave affanno?
Perché le luci angeliche e serene ricopre de la doglia oscuro panno?
Forse fia l’util vostro e ‘l vostro bene quel ch’or vi sembra insopportabil danno.
Deh, per Dio! rasciugate il caldo pianto, e ‘l soverchio dolor temprate alquanto; 48
ché già non vi meno io per oltraggiarvi, ahi! più tosto il terren s’apra e m’ingoi, che picciola cagion deggia mai darvi ch’i begli occhi vi turbi e ‘l cor v’annoi; anzi potete ben sicura starvi, che ‘l mio voler dependerà da voi; e che cosa io giamai voler potrei, che non piacesse al sol degli occhi miei? -
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 71
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto quarto Q
49
Indi soggiunse ch’egli lei rapito non avea già qual folle e qual leggiero, né guidato da van cieco appetito, ma da prudenza e da giudicio intero; e quanto avea da quel pagano udito conto le fe’, molto accrescendo il vero; ultimamente poi le disse il nome, e scoperse il bel volto e l’auree chiome.
50
Come, allor che tra nubi i rai lucenti mostran di Leda i figli, amiche stelle, si quetan l’onde irate e violenti e le dianzi crucciose attre procelle; così al vago apparir degli occhi ardenti, ond’usciro d’amor vive facelle il mar del duolo e i venti del timore si tranquillar nel tempestoso core.
51
La giovinetta il su’ amador rimira soavemente e con pudico affetto, ed egli in lei gli occhi bramosi gira, or nel bel volto, or ne l’eburneo petto; e fatto audace e baldanzoso aspira di pervenire a l’ultimo diletto; né meraviglia è s’ei, per gli anni caldo, nel suo casto pensier non riman saldo.
52
Ma mentre ei pensa come dare e dove fine al desio che tanto ha già sofferto, tutto che ‘l calle per ciò far si trove da lei preciso ed intricato ed erto, veggono un che ver’ loro i passi move egli insieme e ‘l cavallo a brun coperto: di vista orrenda, ch’un macchiato drago tien ne lo scudo entro un sanguigno lago.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 72
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto quarto Q
53
Costui da lunge alteramente il volto verso Rinaldo alzando alto favella:
– Dove ne vai? dove ne porti, o stolto, sì nobil preda, sì bramata e bella?
Deh! rendi tosto a me, rendi il mal tolto, e lascia in mio poter la damigella: lasciala, dico, omai, se non t’aggrada provar quanto il mio brando e punga e rada! -
54
Isolier, che venia dopo l’amante buon spazio a dietro, a quel parlar superbo pose la lancia in resta e fessi avante, ma cadde a terra al primo incontro acerbo.
Allor lo strano in via più fier sembiante, disse al figliol d’Amon: – Per te riserbo altro colpo maggior, s’oltra ne vieni, e d’affrontarti meco audacia tieni! -
55
A tai parole il paladin, destando fero sdegno nel cor, Baiardo mosse, ma quel, nel mezzo il correre inciampando, cadde nel piano, e tardi indi rizzosse.
Ciò non temeva il giovinetto, e quando cadde il cavallo, sotto lui trovosse; e benché metta e forza ed arte in opra, non può levarlo o torselo di sopra.
56
Cogli spron tenta e con la briglia in vano, perché ‘n piedi si drizzi il suo Baiardo, né l’alza o move a questa o a quella mano con ogni sforzo il paladin gagliardo, di ch’egli fatto per la rabbia insano omai lo batte senz’alcun risguardo; ma quelli, quasi grave inutil peso, se ‘n giace oltre il suo stil per terra steso.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 73
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto quarto Q
57
Mentre Rinaldo ancor vaneggia ed erra, lo stranier con la lancia il terren fiede, ed ecco che quel s’apre e si disserra, sì che fino al suo fondo in giù si vede.
Con spaventoso suon s’apre la terra, ch’al forte incanto la natura cede, e fuor, novo miracolo tremendo!
n’esce tosto sbalzando un carro orrendo.
58
Tirano il carro quattro alti destrieri, tinti la bocca di sanguigna spuma, più de la notte istessa oscuri e neri, cui da le nari il foco accolto fuma, cui similmente i torvi occhi severi di furor fiamma orribilmente alluma, che col rauco annitrir, col fero suono de’ piedi, imitan la saetta e ‘l tuono.
59
Messa su questa orribile quadriga fu da quel cavalier la donzelletta pallida e tramortita, e poscia auriga egli medesmo fu de la carretta.
Isolier, vago ancor di nova briga, rimonta in sella e gli va dietro in fretta, ma sì veloci van l’accese rote che con gli occhi seguirlo a pena il puote.
60
Rinaldo s’ange e di furor s’infiamma, dar non potendo a la sua donna aita, che se ne va qual timidetta damma ch’aggia il lupo crudel pur mo rapita; misero! in lui non è rimasa dramma de la gioia ch’avea somma infinita; ma fatto omai tutto dolore e rabbia, freme co’ denti e morde ambe le labbia.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 74
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto quinto Q
Canto quinto
1
Già sparito era ‘l carro, e nube densa sparso per l’aria avea d’oscura polve, che più sempre s’ingrossa e si condensa, sì ch’il puro seren del cielo involve, quando alzato il corsier con furia immensa calci accopiando in giro si rivolve, ed è presto a lo spron, presto a la mano, ché non gli noce più l’incanto strano.
2
Rinaldo alquanto il cor dal duolo oppresso solleva, poi che ‘n piè risorto il vede, e per lo segno c’han le rote impresso altamente nel suol lo sprona e fiede.
Quel cangia i passi sì veloce e spesso che non serba il terreno orma del piede, e ne l’aria sospeso augel rassembra, che con l’ali sostenga alto le membra.
1 comment