Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 16
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
Q
49
Rinaldo intanto per la selva caccia il suo destrier per vie longhe e distorte, e de l’altro corsier segue la traccia, senza saper qual strada a quello il porte; e per ogni romor che l’aura faccia, par che rallegri l’animo e conforte, credendo allor trovarlo: e così in vano errò fin che ‘l sol gio ne l’oceano.
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Allor su l’erba a piè d’un fonte scese, ch’era de’ quattro l’un che fe’ Merlino, e con frutti selvaggi ed acqua prese ristor de la fatica e del camino.
Ma quando Febo in Oriente accese di nuovo il vago raggio matutino, ritorno fece a la primiera inchiesta, e ‘l viaggio seguì per la foresta.
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Per quello andò gran spazio, avendo intenti gli occhi e ‘l pensiero a l’alta impresa solo; ed ecco, allor che co’ suoi raggi ardenti insino a l’imo fende Appollo il suolo, strepito pargli d’animai correnti sentir nel bosco; onde ne corre a volo là ond’il suono a le sue orecchie viene, e raddoppia nel cor desire e spene.
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E in questa apparir da lungi vede leggiadra cerva e più che latte bianca, che ratta move a tutto corso il piede, ed annelando vien sudata e stanca; e sì il timor il cor le punge e fiede, e la lena e ‘l vigor in lei rinfranca, ch’ov’è ‘l garzone, arriva e inanzi passa, e gran parte del bosco a tergo lassa.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 17
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
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Vien dietro a lei sovra un cavallo assisa, che veloce se ‘n va come saetta, di nuovo abito adorna in strana guisa disposta e vaga e snella giovinetta, dal cui dardo ferita e poscia uccisa fu la fugace e timida cervetta, dal dardo ch’ella di lanciar maestra tutto le fisse entro la spalla destra.
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Mira il leggiadro altero portamento Rinaldo, e ‘nsieme il ricco abito eletto, e vede il crin parte ondeggiar al vento, parte in aurati nodi avolto e stretto; e la vesta cui fregia oro ed argento, sotto la qual traspar l’eburneo petto, alzata alquanto discoprir a l’occhio la gamba e ‘l piede fin presso al ginocchio: 55
la gamba e ‘l piede, il cui candor traluce fuor per seta vermiglia a l’altrui vista.
Degli occhi poi la dolce e pura luce, e la guancia di gigli e rose mista, e la fronte d’avorio, ond’uom s’induce ad obliar ciò che più l’alma attrista, e le perle e i rubin, fiamme d’amore, rimira, ingombro ancor d’alto stupore.
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Non quando vista ne le gelid’acque da l’incauto Atteon fusti, Diana, tant’egli ne stupì né tanto piacque a lui la tua beltà rara e soprana, quant’or nel petto al buon Rinaldo nacque fiamma amorosa e maraviglia strana, vedendo in selva solitaria ed adra sì vago aspetto e forma sì leggiadra.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 18
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
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La vaga e cara imago in cui risplende de la beltà del ciel raggio amoroso, dolcemente per gli occhi al cor gli scende, con grata forza ed impeto nascoso; quivi il suo albergo lusingando prende.
Al fin con modo altero imperioso rapisce a forza il fren del core e ‘l regge, ad ogn’altro pensier ponendo legge.
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Ma come quel che pronto era ed audace, e Fortuna nel crin prender sapea, e tanto più quant’era più vivace quel dolce ardor che l’alma gli accendea, disse: – V’apporti il ciel salute e pace sempre, qual che vi siate, o donna o dea; e come vi fe’ già leggiadra e bella, così beata or voi faccia ogni stella.
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E s’a la grazia, a la beltà del viso, pari felicità dal ciel v’è data, ardisco dir che non è in Paradiso alma di voi più lieta e più beata; ché tai son quelle in voi, ch’egli m’è aviso ch’angiola siate di là su mandata: onde per me felice io mi terrei di spender, voi servendo, i giorni miei.
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Ma da poi che mostrarvi il ciel cortese ha per sì raro dono a me voluto, facciamisi or per voi chiaro e palese quel che sin qui nascosto ei m’ha tenuto; ch’avendo l’altre qualitati intese, come quelle apparenti ho già veduto, rimarrà sol che con onor divini voi mia dea riverisca, a voi m’inchini. -
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 19
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
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Al parlar di Rinaldo la donzella d’un onesto rossor le guancie sparse; e qual veggiam del sol l’alma sorella, quando vento minaccia, in volto apparse: il che più la rendette adorna e bella, e di fiamma più calda il giovin’arse.
Indi mosse ver’ lui parole tali, che gli fur tutte al cor fiammelle e strali: 62
– Non son qual mi formate, o cavaliero, né va ‘l mio merto al parlar vostro eguale; ma di Carlo soggiaccio al magno impero, come ancor voi da Dio fatta mortale; ben è ‘l fratello mio prode guerriero, e di sangue chiarissimo e reale; ei che Guascogna, ond’è signor, governa, or segue Carlo a fiera guerra esterna.
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Ed io ch’al giogo maritale unita non sono, e seguir Cinzia ancor mi lice, in un castel vicin tranquilla vita vivo, e meco ne sta mia genitrice, e compagnia, qual bramar so, gradita; resta or che ‘l nome dica: egli è Clarice.
Ma chi sète, guerriero, e di qual merto, voi che ‘l vostro servir m’avete offerto? -
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Allor Rinaldo a lei così rispose:
– Traggo l’origin io da Costantino, che l’imperial sede in Grecia pose, lasciando altrui d’Italia il bel domino.
Amone è ‘l padre mio, le cui famose prove al grado l’alzar di paladino: Chiaramonte il cognome, io son Rinaldo, solo di servir voi bramoso e caldo. -
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 20
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
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– Chi de’ vostri avi invitti e del gran padre non ha sentito l’onorato grido?
S’è testimon de l’opre lor leggiadre ogni remota piaggia e ogni lido: e chi d’Orlando, a le cristiane squadre prima difesa contra il Mauro infido?
Ma di voi null’ancor la fama apporta.
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