-
Così a lui disse la donzella accorta.
66
E con que’ detti gli traffisse il core, e ‘l colmò di dolore e di vergogna, onde in se stesso, d’ira e di furore acceso, morte e più null’altro agogna.
Tratte dal petto al fin tai voci fuore, rispose a quella tacita rampogna:
– Affermo anch’io che molto Orlando vaglia, e che raro è colui che se gli aguaglia.
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Ma ‘l suo valor però non tanto parmi, ch’io col vostro favor punto temessi seco venir al paragon de l’armi, senza che biasmo a riportar n’avessi; e s’occasion tal vorrà mai darmi il ciel, voi ne vedrete i segni espressi. -
Fra tanto ei scorse e la donzella altera di donne e di guerrier leggiadra schiera.
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Eran costor la nobil compagnia di Clarice, che lei givan cercando, non ben sicuri che Fortuna ria non venga il lor seren stato turbando, ché lasciati gli avea ella tra via, dietro la cerva il suo destrier spronando, sì che, vedendola ora a l’improviso, segni mostrar d’alta letizia al viso.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 21
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
Q
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Ella, veduto i suoi, tosto rivolse sorridendo a Rinaldo il vago aspetto, e gli disse: – Baron, s’il ciel raccolse tanto ardir e valor nel vostro petto, ch’ad Orlando, in cui porre il tutto volse che se richiede a cavalier perfetto, ne gite par nel gran mistier di Marte, mostrate qui vostra possanza in parte: 70
ché se d’Orlando voi non men valete, questo de’ miei guerrier ardito stuolo giostrando superar ancor potrete, benché contra lor tutti andiate or solo.
Io dirò poi che tal ne l’arme sète che mostrate d’Amone esser figliuolo, e che voi con la spada e con la lancia alzate al par di lui l’onor di Francia. -
71
A sì grate parole ingombra l’alma nova dolcezza al buon figliuol d’Amone, che spera aver di quei guerrier la palma, e far del suo valor qui paragone; pur a lei disse: – Assai difficil salma quella è, che ‘l parlar vostro ora m’impone: ma quest’alma beltà tai forze aviva in me, che spero addur l’impresa a riva. -
72
Così detto, il destrier veloce gira, e tosto gionto a quei guerrieri a fronte, pria le fattezze altere intento mira, poi così parla con audace fronte:
– Valorosi signor, non sdegno od ira, non da voi ricevute ingiurie ed onte, ma più bella cagion ora mi sforza provar quanto s’estenda in voi la forza.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 22
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
Q
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Accingetevi dunque a la battaglia, che si vedrà chi di servir più degno sia l’alta dama, e più ne l’armi vaglia, tosto con chiaro ed apparente segno. -
Il forte Alcasto allor, cui di Tessaglia, morto ‘l padre, obedir doveva il regno, qual uom d’amore acceso e qual superbo, così rispose con parlare acerbo: 74
– Ben come hai detto, folle, or or vedrai quanto sia questa lancia e soda e dura; e qual error commette ancor saprai quel che le forze sue non ben misura. -
Avea di Grecia in Francia a trager guai costui condutto empia sua ventura, ch’in Clarice non pria fisò lo sguardo, ch’al cor sentio d’amor l’acuto dardo.
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E sendo tra il re Carlo e ‘l genitore molti anni pria grave odio e sdegno nato, non si volse scoprir, ch’ebbe timore di non essere offeso e oltraggiato; ma spinto, lasso! dal tiranno Amore, esser fingendo di più basso stato, s’era a’ servigii posto ei di Clarice, ch’in ciò la sorte alquanto ebbe adiutrice.
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E perché amor da gelosia diviso rado o non mai del tutto esser si vede, con fiera voce e con turbato viso la superba risposta allor ei diede.
Ma Rinaldo, che sente a l’improviso che con detti orgogliosi altri lo fiede, volge ‘l cavallo e pon la lancia in resta: né men tardo di lui quegli l’arresta.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 23
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Rinaldo
Canto primo
Q
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L’uno e l’altro la lancia a un tempo impugna, e l’un si move e l’altro anco in un punto; ma l’un mira che ‘l colpo a l’elmo giugna là dove è con la fronte il crin congiunto; l’altro che via men dotto è di tal pugna, cerca che ‘l petto sia dal ferro punto; nessun l’asta nerbosa indarno corse, ma con quella al nemico affanno porse.
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A mezo ‘l petto il fier garzon fu colto dal forte Alcasto col nodoso legno, ch’ogn’uom più saldo avria sozzopra volto, ed ei non fece di cader pur segno.
Fu il nemico da lui più offeso molto, che la terra calcò senza ritegno, ferito in testa d’aspra e mortal piaga, sì che ‘l terren di sangue intorno allaga.
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Rinaldo in sella si rassetta, e poscia verso gli altri guerrier ratto si scaglia: un ferisce nel capo, un ne la coscia, e pon fin con duo colpi a la battaglia.
Indi agli altri col tronco estrema angoscia porge, e con l’urto ancor gli apre e sbaraglia: ma in pochi colpi rotti in su la strada convien ch’in mille pezzi il tronco vada.
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Nel cader del troncon, speme e baldanza negli aversarii suoi poggiando sorse; non già l’ardir si rompe o la speranza nel fier garzon, che rotto esser lo scorse, ché questa e quello in lui tanto s’avanza, quanto ‘l suo stato più si trova in forse: così ben spesso core invito e forte prende vigor da la contraria sorte.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 24
ACTA G.
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