Beh, Susanna è ore con Dio, era troppo buona, per me. Ma, stavo dicendo, la notte della vigilia lei compirà quattordici anni, ci giurerei, non ho dubbi io, me lo ricordo bene... Sono passati undici anni da quel terremoto, e fu proprio allora, tra tutti i giorni dell'anno che cominciai a toglierle il latte, mica me lo dimentico, io, che mi ero messa dell'assenzio sul capezzolo, e me ne stavo seduta al sole, appoggiata a un muro, sotto la colombaia. Voi e vostro marito eravate a Mantova. Ho una buona memoria, io, ma, come dicevo, appena sentì l'assenzio sul capezzolo, poverina, della mia tetta, e lo sentì amaro, bisognava vederla, come cominciò a strapazzarmela tutta, la mia mammella, una furia, e la colombaia "scappa", disse, ma non ce n'era bisogno, ve l'assicuro, di ordinarmelo. E son passati già undici anni, che stava già in piedi, lei, da sola, per Dio, che se ne correva e sgambettava da tutte le parti, e il giorno prima s’era rotta qui la testa, e mio marito, Dio l'abbia in gloria, era un tipo allegro lui, la tirò su e le disse, ehi, cadi sulla pancia? Quando sarai più furba cadrai sulla schiena, eh, Giulietta? E lei, per la madonna, smise di piangere, quella birbantella, e disse "sì "! E pensare come uno scherzo può diventare vero! Vivessi mille anni, non la dimenticherei mai, quella scene. "Cadrai sulla schiena, eh, Giulietta?'' e lei, la stupidina,
"sì '', e smise di piangere.
DONNA CAPULETI Ne ho abbastanza, ti prego, stai zitta.
NUTRICE Sì , signora, certo, ma non ce la faccio a non ridere, se ripenso a come smise di piangere, e disse "sì '', e, ve lo giuro, aveva un bozzo sulla fronte, come un testicolo di galletto, una botta pericolosa s'era presa, e non la smetteva più di piangere, ma quando mio marito "Ehi", le disse, "sei caduta sulla pancia? Quando sarai più grande imparerai a cadere sulla schiena non è vero, Giulietta?" lei e smise subito di piangere.
GIULIETTA E smettila anche tu, ti prego, balia, dico io.
NUTRICE Basta, ho finito, Dio ti protegga eri la bambina più bella che ho mai allattato. Potessi vivere tanto da vederti sposata, non desidero altro.
DONNA CAPULETI Sposata, ecco, proprio di matrimonio ero venuta a parlare. Dimmi, figlia mia, Giulietta, cosa ne pensi di sposarti?
GIULIETTA E un onore che non sogno neanche.
NUTRICE Un onore! Ecco! Non fossi stata l'unica ad allattarti lo direi forte, che te lo sei succhiato dalle mie tette, il senno.
DONNA CAPULETI Beh, è ora che ci pensi, al matrimonio, perché qui a Verona, anche più giovani di te, e di buona famiglia, sono già madri. Se non sbaglio i conti, io stessa ero già tua madre quando avevo gli anni che hai tu ora. Insomma, a farla breve, il nobile Paride vuole te per il suo amore.
NUTRICE Un uomo, ragazza mia! Un uomo, mia signora, che tutto il mondo... bello come una statua. DONNA CAPULETI L'estate di Verona non ha fiore cosi bello.
NUTRICE Sì , un fiore, proprio, un fiore...
DONNA CAPULETI Che ne dici, potresti amare questo gentiluomo? Stanotte lo vedrai, alla nostra festa; leggi il libro del suo viso, e vedrai che delizie ha lì scritto la penna della bellezza. Guarda come vanno d'accordo le sue fattezze, come una renda l'altra felice, e se qualcosa ti sembra oscuro in quel libro, lo trovi spiegato a margine nei suoi occhi. Questo prezioso volume d'amore, questo amante slegato, rilegato diverrà ancora più bello. II pesce si nasconde nel mare, ed è motivo d'orgoglio per una bella cosa nascondere dentro di sé una bellezza. Agli occhi di molti, un libro ha più valore se fermagli d'oro racchiudono la sua storia dorata. Così tu, possedendolo, avrai tutto ciò che lui possiede senza perdere nulla di te stessa. NUTRICE Perdere? Aumentare, invece. Gli uomini fanno ingrossare le donne.
DONNA CAPULETI Dimmi, in breve, gradisci l'amore di Paride?
GIULIETTA Vedrò di gradirlo, se il vedere può accendere il piacere, ma non lascerò che il mio occhio scagli frecce con più forza di quanto il vostro consenso non permetta loro di volare.

Entra un servo.

SERVO Signora, sono arrivati gli invitati, la cena è servita e tutti chiedono di voi, di Giulietta, in cucina maledicono la Nutrice e c’è confusione dappertutto. Devo andare a servire. Vi prego, venite subito.

Esce.
DONNA CAPULETI Eccomi, eccomi. Giulietta, il conte ti aspetta.
NUTRICE Va', ragazza mia, e trova notti felici per i tuoi giorni felici.

Escono.

Scena IV    (Torna all'indice)

EntranoRomeo, Mercurio, Benvolio con cinque o sei altri in maschera, e portatori di force.

ROMEO E dunque, faremo un discorso per scusarci? O entriamo senza tante storie?
BENVOLIO Le formalità son fuori moda, ormai. Basta coi Cupidi bendati da una sciarpa, con l'arco alla tartara, di legno dipinto, che fan paura alle signore come spaventapasseri, e basta con quelle entrate fatte borbottando il prologo a memoria con l'aiuto del suggeritore. Lasciamo che ci giudichino pure come vogliono, noi faremo per loro un ballo veloce, e via!
ROMEO Datemi una fiaccola: non ho voglia di ballare, cupo come sono, mi farà bene portare la luce.
MERCUZIO No, gentile Romeo, siamo qui per farti ballare.
ROMEO No, non io, credetemi. Voi avete scarpe da ballo, con l'anima di raso; io ho un'anima di piombo che m'inchioda al suolo così da non potermi muovere.
MERCUZIO Sei un amante, prendi in prestito le ali di Cupido e con esse vola oltre ogni normale limite.
ROMEO Mi ha ferito troppo gravemente la sue freccia perché possa alzarmi sulle sue piume leggere, e così , limitato, non posso saltare oltre l'altezza d'una ottusa pena d'amore. Schiacciato dal pesante fardello dell'amore, affondo.
MERCUZIO Come? Per affondare nell'amore dovresti schiacciarlo. Saresti un peso troppo grosso per una cosa così tenera.
ROMEO È cosa tenera l'amore? È duro, rozzo, villano, prepotente, capace di pungere come una spine.
MERCUZIO Se l'amore è duro con te, tu sii duro con l'amore, Rendigli puntura per puntura, e vedrai come s'affloscerà. Datemi qualcosa per coprirmi il viso: una maschera sulla mia maschera! Che m'importa se un occhio curioso vorrà scoprire le mie bruttezze? Ecco qui la faccia mostruosa che arrossirà per me.
BENVOLIO Su, bussiamo ed entriamo. Poi, una volta dentro, ognuno si affiderà alle sue gambe.
ROMEO Datemi una fiaccola.