Dev’essere accaduto qualcosa tra lui e suo cognato.

 

REBECCA

Cosa pensa che ci sia stato?

 

SIGNORA HELSETH

Io non lo so; ma temo che quel Mortensgaard li abbia messi su l’uno contro l’altro.

 

REBECCA

Può darsi. Lo conosce lei… Pietro Mortensgaard?

 

SIGNORA HELSETH

Io…! Ma come può chiedermi se conosco un uomo di quella specie?

 

REBECCA

Ah! Capisco… Ne ha un così cattivo concetto perché è direttore del giornale che…

 

SIGNORA HELSETH (interrompendola)

Non solo per questo. Non ha mai sentito che ebbe un figlio… da una donna abbandonata dal marito?

 

REBECCA

Lo so, sì. Ma molto tempo fa, mi pare… prima ch’io venissi qui.

 

SIGNORA HELSETH

È vero che era molto giovane, allora; e sarebbe toccato a lei aver più giudizio di lui… Egli poi avrebbe anche voluto sposarla, ma non riuscì ad avere il permesso. E la pagò cara. Ma da allora è certo che si è rialzato… e che molta gente, oggi, lo ricerca.

 

REBECCA

Quasi tutte le persone del popolo si rivolgono a lui quando hanno bisogno.

 

SIGNORA HELSETH

Oh, anche non del popolo…

 

REBECCA (guardandola di sottecchi)

Davvero?

 

SIGNORA HELSETH (vicino al divano, spolverando e fregando con forza)

E proprio certe persone di cui meno si crederebbe, signorina.

 

REBECCA (occupandosi sempre dei fiori)

Questa però è una sua supposizione, immagino. Perché di preciso non può saper nulla.

 

SIGNORA HELSETH

Non posso saperlo, dice? E se invece lo sapessi? Perché, se devo proprio dirlo, sono io che una volta portai una lettera a Mortensgaard.

 

REBECCA (con grande meraviglia)

Come lei? Una lettera?

 

SIGNORA HELSETH

Sicuro. E la lettera era stata scritta qui. E suggellata con ceralacca rossa.

 

REBECCA

Ed ebbe lei questo incarico? Allora, signora Helseth, non è difficile indovinare chi gliela diede.

 

SIGNORA HELSETH

Cioè?

 

REBECCA

Non può esser stata che la povera signora Rosmer quando… malata…

 

SIGNORA HELSETH

È stata lei a dirlo, non io.

 

REBECCA

Ma cosa diceva in quella lettera…? Già, lei non può saperlo.

 

SIGNORA HELSETH

No: questo, proprio no. Ma il signor Mortensgaard, dopo averla letta, cominciò a farmi tante domande che finii per capire di che si trattava.

 

REBECCA

Ed era…? Me lo dica… via… signora Helseth.

 

SIGNORA HELSETH (spaventata)

Oh, questo poi no. Per tutto l’oro del mondo, non oserei.

 

REBECCA

Non si fida di me? Non siamo forse due buone amiche?

 

SIGNORA HELSETH

Dio mi guardi dal parlarne. Le posso dire soltanto che si trattava di una cosa orribile, che avevan messo in testa alla povera signora.

 

REBECCA

Chi mai…?

 

SIGNORA HELSETH

Gente cattiva, signorina West, molto cattiva.

 

REBECCA

Cattiva?

 

SIGNORA HELSETH

Sì, ripeto, maligna e cattiva.

 

REBECCA

E lei non sa chi possa essere?

 

SIGNORA HELSETH

Quanto a saperlo, credo di saperlo… Ma Dio mi guardi dal far nomi. Purtroppo in città c’è una certa signora…

 

REBECCA

Ho capito a chi allude: alla signora Kroll.

 

SIGNORA HELSETH

Che tipo, quella… Con me si dà grandi arie. Ma non so se abbia notato che non guarda di buon occhio neanche lei.

 

REBECCA

Crede che, quando la incaricò di portare la lettera a Mortensgaard, la povera signora Rosmer avesse la testa a posto?

 

SIGNORA HELSETH

Difficile dire quando uno ha la testa proprio a posto… Pazza non era di certo.

 

REBECCA

La sua mente si sconvolse completamente quando seppe di non poter avere figli. Allora si manifestò la pazzia vera e propria.

 

SIGNORA HELSETH

Sì, povera signora: se ne addolorò molto.

 

REBECCA (prende il lavoro e siede vicino alla finestra)

D’altra parte… non crede che per il pastore sia stato, in fondo, quasi un bene?

 

SIGNORA HELSETH

Che cosa?

 

REBECCA

Non aver avuto figli.

 

SIGNORA HELSETH

Non saprei, veramente.

 

REBECCA

Sì. In fondo, sì. Il pastore non è fatto per sentir strillare bambini.

 

SIGNORA HELSETH

A Rosmersholm, i bambini non strillano mai.

 

REBECCA (guardandola)

Non strillano?

 

SIGNORA HELSETH

No. Per quanto si ricorda… i bambini di Rosmersholm non han mai strillato.

 

REBECCA

Strano.

 

SIGNORA HELSETH

Strano, sì. Ma in questa famiglia accade così. E c’è un’altra cosa strana. Quando quei bambini diventano grandi, non ridono mai… mai per tutta la vita.

 

REBECCA

È strano!

 

SIGNORA HELSETH

Ha forse mai visto ridere il signor pastore?

 

REBECCA

È vero. Adesso che ci penso, mi par che lei abbia ragione. Ma mi sembra che in questo paese, in genere, non si rida certo molto.

 

SIGNORA HELSETH

No, infatti… Ma la gente dice che il fenomeno è cominciato qui a Rosmersholm. E può darsi che poi si sia diffuso come per contagio.

 

REBECCA

Signora Helseth, lei è una donna dotata di molto discernimento.

 

SIGNORA HELSETH

La prego di non burlarsi di me, signorina. (ascoltando) Silenzio, viene il signor pastore. Non gli piace veder in giro il piumino della polvere! (esce da destra)

 

ROSMER (entra dal mezzo, con bastone e cappello in mano)

Buon giorno, Rebecca.

 

REBECCA

Buon giorno, caro. (pausa) Esci?

 

ROSMER

Sì…

 

REBECCA

Il tempo è tanto bello.

 

ROSMER

Stamane non sei salita da me.

 

REBECCA

No, infatti. Oggi, no.

 

ROSMER

E non verrai più?

 

REBECCA

Non lo so.

 

ROSMER

Non è arrivata posta per me?

 

REBECCA

Sì, la «Gazzetta Ufficiale». Eccola là sul tavolo.

 

ROSMER (deponendo cappello e bastone)

E c’è qualche novità?

 

REBECCA

Sì.

 

ROSMER

Perché non me l’hai mandata subito in camera?

 

REBECCA

La leggerai sempre in tempo.

 

ROSMER (prende il giornale e legge in piedi vicino al tavolo)

«Non si diffida mai abbastanza di certi disertori senza carattere». Ah! Come, mi chiamano disertore…?

 

REBECCA

Non è fatto il tuo nome.

 

ROSMER

Non importa.