Come svincolarmi dal passato?
REBECCA (da dietro)
Creandoti nuove ragioni di vita.
ROSMER (stupito, alzando il capo)
Nuove ragioni di vita?
REBECCA
Sì. Entrando in nuovi rapporti col mondo esterno. Vivi, agisci, lavora. Non restar qui a tormentarti, cercando la chiave di enigmi insolubili.
ROSMER
Contrarre nuove relazioni? (passeggia, poi si ferma nuovamente alla tavola) Mi viene in mente una domanda. Te la sei fatta mai Rebecca?
REBECCA (come respirando a fatica)
Dimmi… di che si tratta.
ROSMER
Quali saranno d’ora in avanti i nostri rapporti?
REBECCA
Quanto a me, credo che la nostra amicizia resisterà a qualunque prova.
ROSMER
Sì. Ma non intendo questo. Penso a ciò che fin dal principio ci ha attratti, che lega cosi profondamente i nostri spiriti. Penso alla nostra fede comune in una relazione pura fra uomo e donna.
REBECCA
Sì, sì… Ebbene?
ROSMER
Voglio dire che quei nostri rapporti… come li sognavamo… si possono attuare solo se si conduce un’esistenza tranquilla, ritirata…
REBECCA
Ebbene?
ROSMER
Ma se ora per me si prepara un periodo di lotte, di inquietudini, di emozioni continue; se non voglio più che altri mi tracci il cammino… non lasciandomi dominare né dai vivi, né dai morti…
REBECCA
Sì, Rosmer, devi farlo. Sii veramente libero.
ROSMER
Ma sai cosa penso? Non vedi il modo di liberarmi da tutti i ricordi penosi, da tutto il passato?
REBECCA
Come?
ROSMER
Opponendo alle ombre di quel passato una realtà viva, presente, vicina.
REBECCA (stringendo lo schienale del seggiolone)
Una realtà viva… E quale?
ROSMER
Rebecca, e se io ti domandassi se… vuoi essere la mia seconda moglie?
REBECCA (resta un momento senza parole, poi, con impeto di gioia)
Io tua moglie?!… tua?
ROSMER
Sì. Proviamo. Facciamo delle nostre due una sola vita. Il posto che la morta ha lasciato non può più restar vuoto.
REBECCA
Al posto di Beata… io…
ROSMER
Solo cosi potrò farla scomparire, cancellarla per sempre dalla mia vita.
REBECCA (dolce, tremante)
Lo credi, Rosmer?
ROSMER
Dev’esser così. Non posso, non voglio camminar nella vita con un cadavere sulle spalle. Aiutami a levarmelo di dosso, Rebecca: nella libertà, nella gioia e nella passione dilegueranno i tristi ricordi. Tu diventerai mia moglie, la sola moglie ch’io abbia amata.
REBECCA (cercando di dominarsi)
No, non parlarmi più così: non sarò mai tua moglie.
ROSMER
Mai? Vuoi dire che non potrai mai amarmi? Non hai capito dunque che nella nostra amicizia c’è già il principio dell’amore?
REBECCA (portandosi le mani nelle orecchie come terrorizzata di udire ancora)
Taci, Rosmer, taci, per carità!
ROSMER (afferrandole le mani)
Sì. Tra noi c’è già il germe dell’amore. E vedo che anche tu te ne sei accorta.
REBECCA (ritorna sicura e decisa)
Ascoltami, ora… Se persisti, io abbandonerò Rosmersholm.
ROSMER
Tu…? Non puoi. È impossibile.
REBECCA
Impossibile è che io diventi tua moglie. Non potrò mai.
ROSMER
In che modo strano lo dici… Perché…?
REBECCA (prendendogli le mani)
Amico, pel bene tuo e mio: non domandarmi altro. (lasciandogli le mani) Basta così, Rosmer.
ROSMER
Fin che avrò vita, ti chiederò perché.
REBECCA (voltandosi)
Allora tra noi tutto è finito.
ROSMER
Fra te e me?
REBECCA
Sì.
ROSMER
Tra noi due non sarà mai finita. E mai tu abbandonerai Rosmersholm.
REBECCA (aprendo l’uscio)
No, forse non partirò. Ma se tu mi costringi a parlare… tutto finirà per sempre!
ROSMER
Per sempre? Come…?
REBECCA
Anch’io dovrei prendere il cammino di Beata. Ora lo sai, Rosmer!
ROSMER
Rebecca!
REBECCA (dalla porta, accennando lentamente)
Ora lo sai, Rosmer.
ROSMER (guarda fisso la porta chiusa, poi, smarritamente, fra sé)
Cosa vuol dir ciò…?
ATTO TERZO
Il salone, a Rosmersholm. La finestra e la porta dell’anticamera sono aperte. Mattino di sole.
REBECCA (vestita come nel primo atto, sta alla finestra accudendo ai fiori. Il suo lavoro a maglia è sulla poltrona. La signora Helseth sta spolverando i mobili con un piumino. Pausa)
Strano che stamane il pastore non sia ancora sceso.
SIGNORA HELSETH
Lo sa, signorina, che spesso tarda. Ma verrà tra poco.
REBECCA
L’ha veduto stamane?
SIGNORA HELSETH
Un momento, quando sono salita col caffè. Stava vestendosi.
REBECCA
Glielo chiedo, perché iersera non si sentiva troppo bene.
SIGNORA HELSETH
Me ne sono accorta anch’io.
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