(cambiando discorso) Come va la vita qui?

 

REBECCA

Oh, sempre la solita… I giorni passano, tutti eguali. Lei piuttosto, in città…? La signora?

 

KROLL

La prego, cara signorina, non parliamo di me. In una famiglia, si sa, c’è sempre qualche contrarietà. Specialmente in questi tempi.

 

REBECCA (dopo brevissima pausa, va a sedersi su una poltrona vicino al divano)

Perché non è mai venuto a Rosmersholm in queste vacanze?

 

KROLL

Non si può ad ogni momento andare ad invadere la casa d’altri.

 

REBECCA

Sapesse come abbiamo sentito la sua mancanza.

 

KROLL

E poi, sono stato in viaggio.

 

REBECCA

Lo so, ma poche settimane. Propaganda per le elezioni, vero?

 

KROLL (scuotendo il capo)

Chi l’avrebbe detto che, da vecchio, mi sarei messo a fare l’agitatore politico…?

 

REBECCA (sorridendo)

Veramente mi sembra di ricordare che alquanto battagliero ella sia stato sempre.

 

KROLL (interrompendola)

Un tempo facevo un po’ di politica quasi per passatempo; ma ora la faccio sul serio. Legge mai i giornali radicali?

 

REBECCA

Sì, signor rettore; inutile ch’io lo neghi.

 

KROLL

Non c’è nulla di male… fino a quando non si tratta di lei. Del resto, poi, lei è una donna e non si può pretendere che prenda posizione in questa… sì, in questa vera guerra civile. Ha visto gli insulti che mi hanno scagliato quei signori del popolo?

 

REBECCA

Anche lei però gli ha risposto per le rime.

 

KROLL

Sì, lo riconosco: han trovato pane pei loro denti. Ma non potevo lasciargli credere che mi si potessero mettere i piedi sul collo… (interrompendosi) Ma la prego, per questa sera non tocchiamo più questo tasto.

 

REBECCA

Oh, sì. Come vuole.

 

KROLL

Discorriamo piuttosto di lei. Come se la passa qui a Rosmersholm, da quando è rimasta sola, dopo che la povera Beata…

 

REBECCA

Oh, quanto a me, bene, grazie. Naturalmente, ci son momenti in cui si avverte un gran vuoto qui, senza di lei… e rimpianto, anche. Ma del resto…

 

KROLL

E pensa di restar sempre così?

 

REBECCA

Io non penso nulla… Ormai mi son tanto abituata a viver qui che mi par quasi di far parte di Rosmersholm.

 

KROLL

Oh, la capisco bene.

 

REBECCA

E finché il signor Rosmer penserà che la mia presenza possa essergli di qualche conforto o utilità, credo che resterò.

 

KROLL (fissandola)

Ma sa che c’è qualcosa di grande in una donna che sacrifica tutta la sua gioventù per gli altri?

 

REBECCA

Non ho altri scopi nella mia vita.

 

KROLL

Giovinetta, si dedicò tutta o quasi a quel suo padrigno paralitico e intrattabile…

 

REBECCA

Non deve credere ch’egli fosse stato sempre così, quando abitavamo lassù nel Finmarken. Furono quei terribili viaggi di mare che rovinarono il povero dottor West. E gli anni difficili vennero quando ci stabilimmo qui. Finché finì di soffrire.

 

KROLL

Ma non furono facili neppure questi di Rosmersholm.

 

REBECCA

Non dica questo. Io ho voluto realmente molto bene a Beata. Ed essa aveva, povera creatura, un così profondo bisogno di tenerezza e di comprensione…

 

KROLL

Dio la ricompensi, signorina, per questo modo di ricordarla con tanta indulgenza.

 

REBECCA (avvicinandosi a Kroll)

Caro rettore, ella mi parla con tanta naturalezza e cordialità che quasi mi convince che non ci sia in lei ombra di risentimento.

 

KROLL

Di risentimento? E perché?

 

REBECCA

Temevo che la mia presenza, la presenza di una estranea, qui a Rosmersholm, le riuscisse in qualche modo penosa.

 

KROLL

Oh, no…

 

REBECCA

No davvero, dunque? (stringendogli la mano) Grazie, caro rettore, grazie di cuore.

 

KROLL

Ma come le è potuta venire un’idea simile?

 

REBECCA

Da tanto tempo non la vedevo più qui, signor rettore, che cominciavo a esserne inquieta.

 

KROLL

Si è proprio ingannata, signorina. D’altronde non è vero che le cose siano cambiate; ella dirigeva tutto, qui, anche quando era tuttora in vita la povera Beata.

 

REBECCA

Sì. Ma allora la padrona di casa c’era, ed io ne facevo soltanto le veci.

 

KROLL

Comunque… Deve credermi, signorina Rebecca, se le dico ch’io non avrei nulla in contrario anche se… Ma non parliamo di queste cose.

 

REBECCA

Scusi, che intende dire?

 

KROLL

Che non l’avrei con lei, anche se un giorno la vedessi occupare il posto di Beata.

 

REBECCA

Io occupo il posto che desidero.

 

KROLL

Per il lavoro, certamente, ma…

 

REBECCA (interrompendolo con severità)

Signor rettore Kroll, non scherzi, la prego, su queste cose…

 

KROLL (non badando alla severità di Rebecca)

Certo, l’esperienza coniugale del nostro buon Rosmer non è stata troppo incoraggiante… Ma ciò non vorrebbe dire…

 

REBECCA

Ma lei ha voglia di scherzare.

 

KROLL (c. s.)

Eppure… Mi scusi, signorina West, se la domanda non è indiscreta: quanti anni ha?

 

REBECCA

Ventinove… Entrerò nei trenta…

 

KROLL

E Rosmer… Aspetti, mi lasci pensare… mi ricordo… quando eravamo ragazzi… io avevo cinque anni più di lui… dunque ne ha quarantatrè. Per l’età, andreste benissimo.

 

REBECCA (alzandosi)

Certo, certo, benissimo! (dopo breve pausa) Si trattiene a prendere una tazza di tè con noi, stasera?

 

KROLL

Volentieri, tanto più che devo parlare anche col mio vecchio amico… E perché non abbia più a pensare le assurdità di prima, ho intenzione di tornar qui spesso, come nei tempi andati.

 

REBECCA (stringendogli la mano)

Grazie; la prendo in parola. Lei deve essere un uomo di cuore.

 

KROLL (sorridendo ironicamente)

Crede? La mia famiglia non sembra di questo parere.

 

(Giovanni Rosmer entra dalla porta di fondo)

 

REBECCA

Vede, signor Rosmer, chi c è qui?

 

ROSMER

Me l’aveva già detto la signora Helseth. (lentamente, commosso, si dirige verso Kroll che intanto si è alzato) Oh, sii il benvenuto in casa mia, Kroll. (i due uomini si abbracciano; poi Rosmer, mettendo una mano sulla spalla a Kroll, lo guarda fisso negli occhi) Ero certo che saresti tornato, che saremmo ridivenuti amici.

 

KROLL

Anche tu allora hai potuto credere che io avessi qualcosa con voi?

 

REBECCA (a Rosmer)

Pensi, signor Rosmer, che non c’era nulla di vero!

 

ROSMER (a Kroll)

Ma perché non ti sei più fatto vedere?

 

KROLL (abbassando la voce)

Non volevo con la mia presenza ravvivarti il ricordo dei tempi passati… perché io ti devo ricordare colei… che finì nella gora del molino.

 

ROSMER (commosso)

I l tuo animo fu sempre delicato; ma non dovevi allontanarti per questo… Vieni, sediamoci qui sul divano. (siedono) Credilo, non mi fa male il pensare alla povera Beata. Parliamo di lei tutti i giorni. È come se vivesse ancora.

 

KROLL

Davvero?

 

REBECCA (accendendo la lampada)

Sì, sì, sempre.

 

ROSMER

È naturale. L’amavamo sinceramente, perché anche Rebecca… (correggendosi) la signorina West le si era affezionata. E abbiamo coscienza d’aver fatto quanto era in noi per quella martire.