Non ho nulla da rimproverarmi. Ecco perché la memoria di Beata mi è dolce e quasi consolante.

 

KROLL

Siete due care, brave persone. Credo che d’ora in avanti verrò spesso da voi.

 

REBECCA (sedendo in poltrona)

Purché non manchi ancora di parola.

 

ROSMER (premurosamente)

Ah, Kroll… Se tu sapessi quante volte ho sospirato questo momento… Fummo sempre amici… tu eri il mio confidente, il mio consigliere fin dall’infanzia… da quando eravamo studenti…

 

KROLL

È vero; e ne fui sempre orgoglioso. Forse che anche ora…?

 

ROSMER

Sì. Ho molte cose di cui vorrei trattare con te, parlandoti a cuore aperto, confidandomi.

 

REBECCA

Ed è ciò che bisogna fare tra vecchi amici.

 

KROLL

Anch’io, Rosmer, ho molte cose da dirti. Come saprai, ora sono un uomo d’azione: la politica m’ha preso.

 

ROSMER

Lo so; ma come hai fatto…?

 

KROLL

Ci fui costretto, volente o nolente. Ci sono tempi in cui è possibile restare spettatori, passivi. Poiché ora, sciaguratamente, i radicali hanno afferrato il potere, ho creduto giunto il momento d’uscire in campo. Così mi sono adoperato a riunire in un sol gruppo tutti i nostri amici. Il tempo stringe.

 

ROSMER (con un lieve sorriso)

Non è forse già un po’ tardi?

 

KROLL

Certo, sarebbe stato meglio poter arginare prima la fiumana… Ma chi avrebbe potuto prevedere…? (si alza e passeggia per la scena) Comunque, io non mi arrendo... Purtroppo lo spirito di rivolta è penetrato anche nelle scuole.

 

ROSMER

Nelle scuole? Ma non nella tua?

 

KROLL

Anche nella mia. Ho scoperto che da più di sei mesi gli studenti delle classi superiori, parecchi almeno, hanno costituito una società segreta, e si sono abbonati al giornale di Mortensgaard.

 

REBECCA

«La Face»?

 

KROLL

Sicuro. «La Face»! Ditemi voi se quella è una sana lettura per futuri impiegati dello Stato…! Ma il peggio sta in questo, che gli organizzatori del complotto sono i giovani migliori, i più intelligenti. Solo gli zucconi ne son restati fuori.

 

REBECCA

E tutto ciò la addolora tanto, rettore?

 

KROLL

Mi addolora perché vedo sorgere continuamente ostacoli al lavoro della mia vita. (abbassando la voce) Eppure avrei forse finito per passarci sopra. Ma c’è ancora di peggio… (guardandosi attorno) Non c’è pericolo che qualcuno ci senta?

 

REBECCA

No, stia tranquillo.

 

KROLL

Ebbene, sappiate che lo spirito di rivolta non è penetrato solo nella scuola, ma anche nella mia casa, nella mia famiglia stessa…

 

ROSMER (alzandosi)

Che dici?

 

REBECCA (avvicinandosi al rettore)

Ma cosa è successo, dunque?

 

KROLL

Tra i miei figli stessi: Lorenzo, il primogenito, era il caporione della piccola congiura che scopersi, e Ilda, che sapeva tutto, aveva ricamato una cartella per riporvi «La Face»!

 

ROSMER

Questa non me la sarei aspettata. Che nella tua stessa famiglia…

 

KROLL

Vero? Chi l’avrebbe immaginato? In una casa dove finora avevan sempre regnato ordine e disciplina, dove tutti obbedivano a una sola volontà!

 

REBECCA

Cosa ne dice sua moglie?

 

KROLL

Mia moglie? Ebbene, la sorpresa maggiore me l’ha riservata proprio lei. Una donna che mi aveva sempre obbedito, che tanto nelle grandi come nelle piccole cose, era sempre del mio parere… oggi è quasi arrivata a mettersi dalla parte dei ragazzi. Dice che io solo ho la colpa di quanto avviene. Che io opprimo la gioventù, come se la severità non fosse cosa, più che necessaria, indispensabile. E così ora ho la discordia in famiglia. Io, naturalmente, ne parlo il meno possibile, perché su queste cose è meglio tacere. (passeggia per la scena) Oh! Sì, è una vita molto felice la mia! (si ferma davanti alla finestra e guarda fuori)

 

REBECCA (avvicinatasi a Rosmer, gli dice sottovoce, senza che Kroll se ne accorga)

Parla.

 

ROSMER (rispondendo piano senza farsi sentire da Kroll)

No, questa sera, no!

 

REBECCA (c. s.)

Ma sì, questa sera, subito. (va a regolare la lampada)

 

KROLL (allontanandosi dalla finestra)

E adesso sai, mio Rosmer, come lo spirito del tempo sia venuto a gettare la sua triste ombra tanto sulla mia attività pubblica quanto sulla mia vita privata stessa. E non è giusto che io combatta con tutte le armi che sono a mia disposizione contro queste teorie dissolventi e distruggitrici? Per conto mio son deciso: con la parola e con la penna!

 

ROSMER

E hai speranza di riuscire?

 

KROLL

In ogni caso avrò fatto il mio dovere di cittadino. E credo che così debba fare ogni uomo che abbia il sentimento della patria e voglia il trionfo della buona causa. Ed anche per questo sona venuto a Rosmersholm stasera.

 

ROSMER

Che vuoi da me, amico mio? Cosa posso fare io?

 

KROLL

Aiutare i vecchi amici. Appoggiare la nostra causa: sostenerla con tutte le forze.

 

REBECCA

Ma lei, signor rettore, sa che il signor Rosmer ha sempre rifuggito da tali cose…

 

KROLL (interrompendola)

Devi vincerla questa ripugnanza, devi aprirti una strada. Rimani troppo chiuso tra queste quattro pareti in mezzo alle tue collezioni storiche. Non per mancar di rispetto ai tuoi studi… Ma purtroppo non puoi immaginare in che stato sia ridotto il paese.