Ogni elementare principio è sconvolto. Sarà un lavoro gigantesco, estirpare di nuovo tanti errori.
ROSMER
Lo vedo, lo capisco; ma non è lavoro per me.
REBECCA
E poi mi sembra che oggi il signor Rosmer veda le cose ben diversamente da un tempo.
KROLL (fissando Rebecca)
Diversamente? Che intende dire, signorina?
REBECCA
Con maggior libertà, e meno pregiudizi.
KROLL
Voglio sperare, Rosmer, che non sarai stato tanto ingenuo da lasciarti impressionare dal fatto, puramente accidentale, della vittoria effimera di certi demagoghi.
ROSMER
Io, lo sai, di politica non me ne intendo. Mi sono accorto però che in questi ultimi anni tutti, dal più al meno, hanno acquistato una maggior indipendenza di giudizio.
KROLL
E lo credi un bene? Ti sbagli di grosso, caro mio. Informati, informati sulle opinioni che, tanto qui che in città, circolano tra i radicali. Si tratta in fondo delle idee propugnate dalla famosa «Face».
REBECCA
Mortensgaard esercita infatti molta influenza sulla gente del paese.
KROLL
Un uomo col passato di Mortensgaard! Un uomo che fu cacciato dal posto di professore per una relazione illecita e vergognosa… Costui pretende farsi guida del popolo? E ci riesce! Ci riesce… Ho sentito che vuol ingrandire il formato del giornale, e so anche di sicuro che cerca un collaboratore.
REBECCA
Come mai lei e i suoi amici non lo combattono?
KROLL
È quello appunto che stiamo per fare. Abbiamo comperato la «Gazzetta Ufficiale», e non è la questione di danaro che ci preoccupa, bensì… (si volge a Rosmer) Ora sono arrivato al vero scopo della mia visita. Abbiamo bisogno d’un direttore. Rosmer, dimmi: per il bene della nostra causa, accetteresti quest’incarico?
ROSMER (con spavento)
Io!?
REBECCA
Ma come si può pensare a lui!
KROLL
Capisco che tu voglia evitare le riunioni pubbliche, con tutto ciò cui in esse ci si espone. Ma noi qui ti offriamo il posto ritirato di direttore, o meglio…
ROSMER
No, no, Kroll: non insistere, te ne scongiuro.
KROLL
Vorrei assumermi io anche l’impegno della direzione, ma mi è assolutamente impossibile. Sono già oberato di lavoro. Tu invece sei libero. E ti assicuro che avrai in noi uomini pronti ad aiutarti con tutte le loro forze.
ROSMER
Tra l’altro me ne sentirei incapace. Non posso, Kroll.
KROLL
Tu? Ricordo che dicevi lo stesso, quando tuo padre lasciò la sua carica.
ROSMER
E non avevo forse ragione…? Infatti mi dimisi.
KROLL
Ah, Rosmer! Noi ci stimeremmo ben fortunati se tu divenissi un così buon direttore come fosti buon pastore.
ROSMER
Insomma: assolutamente, no.
KROLL
Almeno, ci presterai il tuo nome…
ROSMER
Il mio nome…?
KROLL
Sicuro, a noi tornerà di grande vantaggio anche solo il nome di Giovanni Rosmer. Noi siam tutti troppo conosciuti come uomini di parte. Quanto a me, passo addirittura per un fanatico… Se il giornale portasse il nostro nome, non potremmo proprio per questo sperare di introdurlo tra quelle masse che vogliamo strappare all’errore. Tu invece ti sei sempre tenuto fuori delle lotte. Il tuo spirito di equità e di disinteresse… il tuo sentire elevato… la tua condotta irreprensibile… son tutte qualità conosciute e apprezzate. Inoltre, ti sei guadagnato la stima ed il rispetto da quando eri pastore… Infine, il nome stesso della tua famiglia…
ROSMER
Oh! Il nome di famiglia…
KROLL (additando i ritratti appesi alle pareti)
Sicuro, i Rosmer di Rosmersholm, pastori, ufficiali, alti dignitari di Stato… tutti uomini di vaglia… uomini d’onore. Una generazione che da più di due secoli si conserva la prima del distretto. (mettendo una mano sulle spalle di Rosmer) Rosmer, non solo per te, ma anche per le tue tradizioni stesse, devi unirti a noi, che stiamo per difendere quanto fino ad oggi fu reputato buono ed inviolabile nella nostra società… (allontanandosi da lui) E lei che ne dice, signorina West?
REBECCA (sorridendo lievemente)
Caro rettore, tutto ciò fa un effetto un po’ comico.
KROLL
Comico…? E perché?
REBECCA
Perché ora senza più indugi voglio dichiarare…
ROSMER (agitato, l’interrompe)
No… no, non voglio… non ancora.
KROLL (guardando ora l’uno ora l’altra)
Che cosa c’è dunque, amici miei?… (interrompendosi) Ehm… Ehm…
SIGNORA HELSETH (entrando da destra)
C’è un uomo, di là nel corridoio, che vorrebbe parlare con lei, signor Rosmer.
ROSMER (con un respiro di sollievo)
Bene. Chi è? Lo faccia entrare…
SIGNORA HELSETH
Qui in sala?
ROSMER
Ma sì!
SIGNORA HELSETH
A vederlo, non si direbbe che sia da far passare qui.
REBECCA
Che aspetto ha, signora Helseth?
SIGNORA HELSETH
Oh, solo molto misero, signorina.
ROSMER
Non ha detto come si chiama?
SIGNORA HELSETH
Sì, Hekman, se non mi sbaglio.
ROSMER
Non conosco.
SIGNORA HELSETH
Sì, ora mi ricordo: Ulrico Hekman, ha detto.
ROSMER (sorpreso)
Ulrico Hekman. Non ha detto così?
SIGNORA HELSETH
Sì, sarà Hekman.
KROLL
Questo nome non mi è nuovo.
REBECCA
Se non mi sbaglio firmava così…
ROSMER (a Kroll)
È lo pseudonimo di Ulrico Brendel.
KROLL
Già! Quel miserabile…
REBECCA
È ancora vivo, dunque.
ROSMER
Credevo viaggiasse con una compagnia teatrale.
KROLL
Quando ebbi le sue ultime notizie, era stato messo in prigione.
ROSMER (alla signora Helseth)
Lo faccia passare.
SIGNORA HELSETH
Bene. (esce)
KROLL
Ma vuoi proprio ricevere quell’uomo?
ROSMER
Sai che Brendel fu un tempo mio precettore.
KROLL
E so anche che fu lui a riempirti la testa di teorie rivoluzionarie… tanto che tuo padre lo cacciò fuori di casa a colpi di scudiscio.
ROSMER (con un sorriso un poco amaro)
Mio padre non si poté mai dimenticare di essere ufficiale dell’esercito anche tra le pareti domestiche.
KROLL
E tu dovresti esserne ancora grato alla sua memoria, caro Rosmer.
(La signora Helseth introduce da destra Brendel, poi esce richiudendo la porta. Ulrico Brendel, con capelli e barba grigi, è un uomo di figura magra e portamento elegante, dai movimenti vivacissimi: porta un abito logoro, senza soprabito, scarpe rotte, vecchi guanti neri e sotto il braccio un cappello a cencio)
BRENDEL (dapprima un poco esitante, guarda le persone che lo circondano e poi speditamente va verso Kroll, stendendogli la mano)
Salute, Giovanni.
KROLL (ritirandosi)
La prego…
BRENDEL
Chi l’avrebbe detto che ci saremmo riveduti… e proprio qui, tra queste maledette mura…?
KROLL (c. s.)
S cusi. È in errore. (addita Rosmer)
BRENDEL (voltandosi verso Rosmer)
Oh, infatti… Ecco Giovanni. Ragazzo mio… il mio allievo prediletto.
ROSMER (dandogli la mano)
Mio vecchio maestro!
BRENDEL
Quantunque io non abbia qui troppo dolci ricordi, pure non ho potuto passare da Rosmersholm senza venirti a trovare.
ROSMER
Ha fatto bene: qui ora è sempre il benvenuto.
BRENDEL (vedendo Rebecca)
E questa bella signora…? (inchinandosi) Tua moglie, vero?
ROSMER
La signorina West.
BRENDEL
Capisco, una tua parente… (additando Kroll) E quel signore che non conosco… un tuo collega?
ROSMER
Il rettore Kroll.
BRENDEL (pensando)
Kroll… Kroll… Non mi è un nome nuovo… (a Kroll) Ha studiato filologia?
KROLL
Naturalmente.
BRENDEL (battendosi la fronte)
Ah! Ecco dunque: mi pareva di averti conosciuto…
KROLL
Signor Brendel, vorrei pregarla…
BRENDEL
Anzi, non sei stato tu…
KROLL
La prego, signore…
BRENDEL
Non era tra quei giovani paladini della virtù che mi espulsero dalla Società delle Conferenze?
KROLL
Può essere. Comunque la prego di risparmiarmi la sua intimità.
BRENDEL
Come desidera, egregio signor rettore.
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