Che importa essere degradato a una cosa vile come uno schiavo! Ascoltami: fratello, io non sento il peso di questa infame livrea, nel mio petto è sorta un’idra dai denti di fuoco che mi strazia il cuore, che mi avvolge nelle sue spire. L’apparenza ti fa paura? Se potessi scrutarmi dentro, da parte a parte!
DON CESARE
Cosa vuoi dire?
RUY BLAS
Inventa, immagina, costruisci delle ipotesi! Fruga nel tuo spirito. Cerca qualcosa di strano, di folle, d’inaudito e di orribile. Una fatalità che atterra, che acceca! Metti insieme un veleno disgustoso, scava un abisso più impenetrabile della follia, più cupo del delitto e ancora non ti sarai avvicinato di un passo al mio segreto. Non indovini? Già, chi potrebbe riuscirci? Zafari! Precipito lo sguardo nella voragine in cui mi trascina il destino! Amo la regina!
DON CESARE
Cielo!
RUY BLAS
Sotto un baldacchino adorno del globo imperiale, ad Aranjuez o all’Escuriale e, a volte, anche qui a palazzo, c’è un uomo, fratello mio, che si può ammirare inchinandoci riverenti, che si nomina con terrore. Davanti a lui, come davanti a Dio, siamo tutti uguali. È un uomo che guardiamo tremando, che serviamo in ginocchio, restare in sua presenza senza scoprirsi il capo è l’onore più grande. È un uomo che, con un cenno, può far cadere le nostre teste, che trasforma ogni capriccio della mente in un fatto, che vive in superba solitudine, gravemente racchiuso nella profonda dignità del potere assoluto, un uomo che fa sentire il suo peso su metà del globo. Ebbene io, il lacchè, sì io, mi ascolti?, sono geloso di quell’uomo, sono geloso del re!
DON CESARE
Geloso del re!
RUY BLAS
Sì, geloso del re, perché amo sua moglie.
DON CESARE
Infelice!
RUY BLAS
Ascolta. La aspetto tutti i giorni al passaggio. Sono come pazzo! La vita di quella povera donna è solo una fitta trama di sofferenze! Ci penso ogni notte. Vivere in una corte d’invidie e d’inganni, sposata a un sovrano che passa il tempo andando a caccia! Imbecille! Stupido! Vecchio a trent’anni! Incapace di regnare come è incapace di vivere! Una famiglia che si disgrega! Il padre era tanto debole da non riuscire a tenere in mano un editto! E lei, così giovane e bella, ha concesso la sua mano a Carlo II! Lei! Che pena! Sai che ogni sera si reca dalle suore del Rosario e risale lungo la via Ortaleza? Non so come si sia impadronita di me una simile follia. Giudica tu: le piace tanto un fiore azzurro che viene dalla Germania… Ogni sera io mi metto in cammino e vado fino a Caramanchel, a una lega da qui, per cogliere quei fiori. Li ho cercati ovunque ma, altrove, non li ho mai trovati. Scelgo i più belli, ne faccio un mazzo… - Oh, ma cosa ti dico, che stupidaggini! - e a mezzanotte m’insinuo come un ladro nei giardini del palazzo e depongo i fiori sulla panchina che lei predilige. Ieri, addirittura, ho avuto l’audacia di aggiungere ai fiori - compiangimi, fratello - una lettera! Di notte, per giungere a quella panchina, occorre valicare le mura del parco e superare, in cima, quelle aguzze punte di ferro che sbarrano l’accesso. So che un giorno mi strapperanno le viscere, che ci lascerò sopra la mia carne. Ha trovato i miei fiori, ha visto la mia lettera? Lo ignoro. Come vedi, fratello, sono caduto in preda alla follia.
DON CESARE
Diamine! È un’impresa rischiosa. Sta in guardia. Il conte d’Oñate l’ama anche lui e non la perde di vista un istante nella sua qualità di capo del cerimoniale… e di innamorato. Caro fratello, una notte qualche sgherro, qualche custode meno appassionato di te, potrebbe sistemarti con un colpo d’archibugio prima che i tuoi fiori trovino il tempo d’appassire. Che idea, amare la regina! Perché? Come hai fatto?
RUY BLAS (con passione)
Credi che lo sappia? Che il diavolo si porti via la mia anima! Gliela cederei volentieri pur di essere uno di quei giovani gentiluomini che adesso, dalla finestra, vedo come un affronto vivente fare il loro ingresso con la piuma sul cappello e l’orgoglio sulla fronte! Sì, sono pronto alla dannazione eterna pur di liberarmi dalle catene, e potere come loro avvicinarmi alla regina in un abito meno vergognoso di questa livrea! O rabbia impotente! Essere tanto vicino a lei, davanti a loro! In livrea! Un lacchè! Essere, per lei, nient’altro che un lacchè! Mio Dio, abbi pietà di me! (Avvicinandosi a Don Cesare) Ora ricordo. Mi chiedevi perché io l’amo, e da quando? Un giorno… Ma a cosa serve? È vero, hai sempre avuto l’ansia di sapere! Di torturare fino all’agonia con migliaia di domande! Ma cosa chiedi? Come, quando, perché? Il mio sangue bolle! L’amo alla follia, l’amo e non so altro!
DON CESARE
Non andare in collera.
RUY BLAS (ricadendo pallido e esangue su una poltrona)
No. Soffro troppo. Scusami. O meglio, vattene. Evitami, fratello. Abbandona questo povero pazzo che nasconde con terrore sotto la livrea di un servo le passioni di un re!
DON CESARE (posandogli una mano sulla spalla)
Evitarti! Io che non ho mai sofferto, che non ho mai amato… Io, una campana vuota che non può suonare; io, un accattone che mendica ovunque l’amore e a cui, di tanto in tanto, il destino getta un soldo; io, un cuore spento da cui l’anima è rifuggita; io, il manifesto stracciato dello spettacolo della sera prima; io, per quell’amore che colma i tuoi occhi, fratello, ti invidio e insieme ti compiango! Ruy Blas!
Una pausa. Si stringono la mano e si guardano con immensa tristezza tradendo un’incrollabile fiducia reciproca.
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