È una vecchia rigida, vestita di nero. Vicino alla duchessa, a un tavolo, numerose governanti intente a lavori femminili. Sul fondo Don Guritano, conte di Oñate, il maggiordomo: alto, magrissimo, dai baffi grigi, sui cinquantacinque anni. Sembra un vecchio militare nonostante vesta con pomposa eleganza e sia adorno di nastri persino sulle scarpe.

 

 

Scena prima

 

 

La Regina, la duchessa di Albuquerque, Don Guritano, Casilda, alcune governanti.

 

LA REGINA

Se n’è andato… eppure! Dovrei sentirmi a mio agio. Invece non è così! Il marchese di Finlas mi fa paura. Quell’uomo mi odia.

 

CASILDA

Non è in esilio secondo i vostri desideri?

 

LA REGINA

Quell’uomo mi odia.

 

CASILDA

Vostra Maestà…

 

LA REGINA

È davvero strano, Casilda, ma quell’uomo, per me, è come un angelo malefico. L’altro giorno - doveva partire l’indomani - si presentò come al solito per baciarmi la mano. Tutti i Grandi di Spagna, perfettamente nei ranghi, avanzavano verso il trono e io porgevo loro la mano. Ero triste, ma serena: i miei occhi correvano distratti, tra le tenebre della sala, a una battaglia raffigurata su una tela appesa alla parete di fronte. Poi d’improvviso, abbassando lo sguardo sul tavolo, scorsi avanzare furtivo quell’uomo terribile! Non appena lo vidi, non fui più capace di concentrarmi su nient’altro: camminava lentamente, giocava col fodero di un pugnale di cui intravedevo la lama. Era severo, il suo sguardo feroce mi abbagliava e quando si curvò rapido, agile, quasi strisciando… mi sembrò di sentire sulla mano l’impronta viscida di una serpe!

 

CASILDA

Adempiva a un dovere: noi non ottemperiamo ai nostri?

 

LA REGINA

Le sue labbra non sono come quelle degli altri. È stata l’ultima volta che l’ho visto. Ci ho pensato spesso, in seguito. Ho molte altre preoccupazioni, ma diventano superflue quando rifletto che l’inferno è in quell’anima! Davanti a quell’uomo, sono soltanto una donna. Di notte, nei miei sogni, mi sembra di vagare e poi imbattermi in quel demone spaventoso che mi bacia la mano. Vedo brillare quegli occhi da cui l’odio trapela come un veleno nero e vischioso che s’insinua tra le vene, e tante volte sento giungere fino al cuore, che si raggela a quel contatto, il suo freddo bacio che mi assale con brividi violenti! Tu cosa ne pensi?

 

CASILDA

Lugubri fantasmi, signora.

 

LA REGINA

Effettivamente, ho delle preoccupazioni ben più gravi! (Tra sé) Oh! Devo nascondere il mio tormento. (A Casilda) Dimmi, quei questuanti che non osavano avvicinarsi…

 

CASILDA (guardando dalla finestra)

Lo so, signora. Sono ancora giù, in piazza.

 

LA REGINA

Prendi! Gettagli la mia borsa.

 

Casilda prende la borsa e la getta dalla finestra.

 

CASILDA

Oh! signora, vi prego, voi che fate l’elemosina con tanto fervore, (indica alla regina Don Guritano che, ritto immobile e silenzioso in fondo alla sala, continua a fissare la regina in atteggiamento d’estatica adorazione) non concederete nulla al conte d’Oñate? Via, una parola sola! È stato un valoroso, quell’armatura nasconde un cuore devoto! Tanto più tenero e arrendevole quanto più è inflessibile il suo aspetto!

 

LA REGINA

È tanto noioso!

 

CASILDA

È vero, ma parlategli!

 

LA REGINA (rivolgendosi a Don Guritano)

Buongiorno, conte.

 

Don Guritano si avvicina con tre profondi inchini e, sospirando bacia la mano alla regina che gliela concede con assoluta indifferenza. Poi ritorna al suo posto, accanto alla prima dama di compagnia.

 

DON GURITANO (ritirandosi, a Casilda, sottovoce)

La regina è affascinante, oggi!

 

CASILDA (guardandolo allontanarsi)

Povero airone! Non si discosta dall’acqua che lo tenta! Dopo un intero giorno d’attesa, afferra a malapena un buongiorno, un buonasera, spesso una parola qualunque e se ne va in estasi, assaporando quella magra preda.

 

LA REGINA (con un triste sorriso)

Taci!

 

CASILDA

Gli basta vedervi per essere felice! Vedere la regina per lui significa: gioia! (Ammirando un cofanetto posato sul tavolo) Che bellissimo scrigno!

 

LA REGINA

Ho qui la chiave.

 

CASILDA

Questo legno di palma è magnifico!

 

LA REGINA (dandole la chiave)

Aprilo, come vedi l’ho fatto riempire di reliquie: lo invierò a mio padre, a Neuburg, ne sarà lieto! (Ricade nei suoi pensieri, poi d’improvviso si riscuote. Tra sé) Non voglio pensarci! Voglio cancellare tutto ciò che mi turba. (A Casilda) Va a prendermi un libro in camera mia. Sono pazza! Neanche un libro in tedesco! Tutto è scritto in spagnolo! Il re è a caccia, non c’è mai. È orribile, la noia! In sei mesi avrò passato dodici giorni in sua compagnia.

 

CASILDA

Sposate un re: ecco la vita che vi attende!

 

La regina torna a immergersi nei suoi pensieri da cui si strappa con uno sforzo violento, doloroso.

 

LA REGINA

Voglio uscire!

 

A queste parole, pronunciate imperiosamente dalla regina, la duchessa di Albuquerque, finora immobile e rigida sulla sua seggiola, solleva il capo di scatto, si alza in piedi e s’inchina alla regina.

 

DUCHESSA (con voce secca e dura)

È necessario, perché la regina esca, che ogni porta venga aperta - questa è la regola - da un Grande di Spagna che abbia diritto alla chiave. In questo momento, nessuno di loro si trova a palazzo.

 

LA REGINA

Questo significa che sono prigioniera! Che si vuole la mia morte, duchessa!

 

DUCHESSA (inchinandosi nuovamente)

Adempio ai miei obblighi di prima dama di compagnia. (Si risiede)

 

LA REGINA (disperata, si prende la testa tra le mani, tra sé)

Torniamo a sognare! No! (Ad alta voce) Su, presto, venite qui tutte, preparate un tavolo! Giochiamo a carte!

 

DUCHESSA (alle governanti)

Non muovetevi! (Si alza e s’inchina profondamente alla regina) In base alla consuetudine, Sua Maestà può giocare solo con dei sovrani o dei membri di famiglie reali.

 

LA REGINA (in un impeto d’ira)

Allora, convocateli!

 

CASILDA (tra sé, guardando la duchessa)

Che donna impossibile!

 

DUCHESSA (facendosi il segno della croce)

All’attuale monarca Dio non ha voluto concedere parenti stretti. La regina madre è morta. Egli è solo, ormai.

 

LA REGINA

Allora, desidererei prendere qualcosa. Ho fame.

 

CASILDA

Oh, che divertimento!

 

LA REGINA

Sei mia ospite, Casilda.

 

CASILDA (tra sé, osservando la duchessa)

Oh, la vecchiaia venerabile!

 

DUCHESSA (inchinandosi)

In assenza del re, la regina pranza sempre sola. (Si risiede)

 

LA REGINA (al limite della sopportazione)

Stare qui dentro, totalmente priva di risorse. Cosa farò, mio Dio? Non posso uscire, giocare e nemmeno mangiare liberamente! Da un anno sono regina e da un anno ho cominciato a morire.

 

CASILDA (tra sé, guardandola con immensa pietà)

Povera donna! Obbligata a resistere continuamente alle costrizioni che le impone la sciocca etichetta di corte! Con una sola distrazione: vedere aggirarsi attorno alle rive di questo stagno d’acqua morta (guardando Don Guritano, ritto immobile in fondo alla sala) un conte decrepito che sogna di lei reggendosi a una zampa malferma!

 

LA REGINA (a Casilda)

Cosa si può fare? Cosa mi consigli?

 

CASILDA

Ho trovato! In assenza del re, il governo è nelle vostre mani: per distrarvi potreste convocare i ministri!

 

LA REGINA (alzando le spalle)

Una rara distrazione! Dover ammirare otto volti impassibili che mi parlerebbero della Francia e del suo vecchio re, di Roma, e del ritratto di monsignor l’arciduca che conducono in processione a Burgos, tra i cavalieri, sotto un baldacchino d’oro sorretto da quattro alcadi! Pensa a qualcosa di meglio.

 

CASILDA

Per debellare il vostro malumore, potrei sempre far salire un giovane scudiero… Che ne dite?

 

LA REGINA

Casilda!

 

CASILDA

Mi piacerebbe vedere finalmente un uomo.