Aggiungo inoltre che vi chiamate Cesare mentre io, se permettete, sono Don Gaspare Guritano Tassis y Guevarra, conte d’Oñate.

 

RUY BLAS (freddamente)

Non mi attenderete invano, signore.

 

Alle ultime battute Casilda, vinta dalla curiosità, è entrata in punta di piedi dalla porticina sul fondo e, senza essere vista, ha sorpreso le parole dei due interlocutori.

 

CASILDA (tra sé)

Un duello! Avvertirò Sua Maestà. (Rientra e scompare dall’uscio di fondo)

 

DON GURITANO (assolutamente imperturbabile)

Per contribuire alla vostra istruzione, sempre siate interessato a conoscermi meglio, voglio confidarvi, caro signore, che non ho mai particolarmente ammirato quegli sciocchi vanesi che passano il tempo ad arricciarsi i baffi, quei fatui gingilli che riscuotono tanto successo presso le gonnelle, che alzano spesso grida e lamenti, che sorridono stupidamente e, strabuzzando gli occhi nei salotti, e appoggiandosi alle poltrone con gesti aggraziati minacciano di svenire per un graffio.

 

RUY BLAS

Non vi capisco.

 

DON GURITANO

Mi capite benissimo, invece. Siamo entrambi innamorati della stessa donna. E uno di noi, qua dentro, è di troppo. Per farla breve, se voi siete scudiero, io sono maggiordomo. I nostri diritti si equivalgono. Ma, tra i due, chi si trova in una posizione svantaggiosa sono io, perché le forze non sono esattamente equilibrate: il diritto del più anziano non può competere col diritto della giovinezza. Voi costituite un pericolo: vedere, al tavolo in cui digiuno, sedersi un affamato che sfoggia dei denti aguzzi, un’aria di trionfo e uno sguardo radioso, è un turbamento inaudito! Per quanto concerne la nostra disputa sul terreno amoroso, un campo assai precario, devo confessarvi, caro signore, che non so destreggiarmi tra versi squisiti: ho la gotta che me lo impedisce e, d’altronde, non sono così sciocco da scendere in campo per la conquista del cuore di Penelope contrastando il passo a un giovanotto che sviene con tanta grazia! Ecco perché, giudicandovi adorabile, affascinante, nobile, appassionato e adorno di tante virtù, ho deciso di uccidervi!

 

RUY BLAS

Vi concedo di tentare la prova.

 

DON GURITANO

Conte di Garofa, domani, quando sorge il sole, nel luogo che vi ho indicato, senza servi e senza testimoni, ci taglieremo la gola nel pieno rispetto delle regole, da gentiluomini, con la spada e con la daga, come si conviene ai casati che rappresentiamo. (Tende la mano a Ruy Blas che gliela stringe)

 

RUY BLAS

Nemmeno una parola di tutto questo, lo promettete? (Il conte fa un cenno d’assenso) A domani. (Ruy Blas esce)

 

DON GURITANO (solo)

Non ho sentito tremare la sua mano. Prepararsi alla morte senza tradire la minima ansia si addice a un gentiluomo, è sintomo di coraggio!

 

Si sente girare una chiave nell’uscio che immette nella stanza della regina. Don Guritano si volta.

 

Chi apre quella porta?

 

Entra la regina che avanza lentamente verso Don Guritano, stupito e lusingato di vederla. La regina stringe tra le mani lo scrigno.

 

Scena quinta

 

 

Don Guritano, la Regina.

 

LA REGINA (sorridendo)

Andavo in cerca di voi!

 

DON GURITANO (felice)

A chi devo tanta felicità?

 

LA REGINA (posando lo scrigno sul tavolo)

Dio mio, a nulla o meglio a un infimo capriccio, signore. (Ridendo) Proprio adesso, chiacchierando, con Casilda - conoscete la follia delle donne? - lei sosteneva che voi sareste pronto a fare per me tutto quello che voglio.

 

DON GURITANO

Casilda ha ragione!

 

LA REGINA (ridendo)

Invece, io sostenevo il contrario!

 

DON GURITANO

Avete torto, signora.

 

LA REGINA

Casilda diceva che sacrifichereste per me anche la vostra anima, che versereste il vostro sangue…

 

DON GURITANO

Casilda ha interpretato fedelmente il mio carattere.

 

LA REGINA

Ma io non le ho dato ragione.

 

DON GURITANO

Mentre io l’approvo incondizionatamente! Per Vostra Maestà, sono pronto a tutto.

 

LA REGINA

A tutto?

 

DON GURITANO

A tutto!

 

LA REGINA

Allora voglio mettervi alla prova: giurate che, per compiacermi, obbedirete subito ai miei ordini.

 

DON GURITANO

In nome di san Gaspare sovrano, mio venerato patrono, lo giuro! Comandate! Obbedirò, a costo della vita!

 

LA REGINA (prendendo in mano lo scrigno)

Benissimo. Allora lascerete immediatamente Madrid per portare questo scrigno di legno pregiato a mio padre, l’elettore di Neuburg.

 

DON GURITANO (tra sé)

Sono in trappola! (Ad alta voce) A Neuburg!

 

LA REGINA

A Neuburg!

 

DON GURITANO

Seicento leghe!

 

LA REGINA

Cinquecentocinquanta. (Mostrando il drappo che avvolge lo scrigno) Fate attenzione alle frange di seta azzurra. Possono sciuparsi, in viaggio.

 

DON GURITANO

Quando dovrei partire?

 

LA REGINA

All’istante.

 

DON GURITANO

Lasciatemi un giorno! Partirò domani!

 

LA REGINA

Non mi è possibile accontentarvi.

 

DON GURITANO (tra sé)

Sono in trappola! (Ad alta voce) Ma…

 

LA REGINA

Partite!

 

DON GURITANO

Come?

 

LA REGINA

Ho la vostra parola.

 

DON GURITANO

Un affare…

 

LA REGINA

Impossibile.

 

DON GURITANO

Ma è un pretesto frivolo…

 

LA REGINA

Presto!

 

DON GURITANO

Un giorno solo!

 

LA REGINA

No.

 

DON GURITANO

Perché…

 

LA REGINA

Esaudite la mia volontà.

 

DON GURITANO

Io…

 

LA REGINA

No.

 

DON GURITANO

Ma…

 

LA REGINA

Partite!

 

DON GURITANO

Se…

 

LA REGINA

Vi darò un bacio! (Gli cinge il collo con le mani e lo bacia)

 

DON GURITANO (in collera, sedotto suo malgrado) (Ad alta voce)

Non posso resistere. Vi obbedirò, signora. (Tra sé) Devo ammettere che se Dio s’è fatto uomo, il diavolo s’è fatto donna!

 

LA REGINA (indicando la finestra)

Qua sotto una carrozza vi attende.

 

DON GURITANO

Aveva previsto tutto! (Scrive in fretta poche parole su un foglio, suona un campanello. Entra un paggio) Paggio, porta subito questa lettera al signor Don Cesare di Bazan. (Tra sé) Occorre rinviare il duello al mio ritorno. Ma tornerò presto! (Ad alta voce) Mi piego al desiderio di Vostra Maestà.

 

LA REGINA

Bene.

 

Don Guritano prende in consegna lo scrigno, bacia la mano alla regina, saluta con un profondo inchino ed esce. Subito dopo, si sente in lontananza il rumore di una carrozza.

 

LA REGINA (cadendo riversa su una poltrona)

Non lo ucciderà più!

 

ATTO TERZO

 

 

 

RUY BLAS

La sala del governo nel palazzo reale a Madrid. Nel fondo, un portone massiccio sollevato di qualche gradino dal livello del pavimento. Nell’angolo a sinistra, una parete trasversale chiusa da una tappezzeria di liccio. All’angolo opposto, una finestra. A destra, un tavolo quadrato, coperto da un tappeto di velluto verde, intorno a cui sono disposti sgabelli per otto o dieci persone che corrispondono, sul tavolo, ad altrettanti leggii. Il lato del tavolo di fronte allo spettatore è occupato da una grande poltrona ricoperta di seta d’oro sormontata da un baldacchino anch’esso di seta d’oro, con le armi di Spagna, sotto alla corona reale. Accanto alla poltrona, una seggiola. Quando si alza il sipario, la giunta del Despacho Universal (il Consiglio Privato del re) sta per iniziare la seduta.

 

 

Scena prima

 

 

Don Manuel Arias, presidente di Castiglia; Don Pedro Velez de Guevarra, conte di Camporeal, consigliere di cappa e spada della contaduria-mayor; Don Fernando de Cordova y Aguilar, marchese di Priego, insignito della stessa carica; Antonio Ubilla, cancelliere-capo delle rendite; Montazgo, consigliere legale della Camera delle Indie; Covadenga, segretario supremo delle isole e numerosi altri consiglieri.