Guarda!... io non so come non stringessi la mano al signor Nino che mi era accanto!... Son sempre matta!

Credo che tutti in quel momento avran provato quello che io provavo, poiché tutti tacevano. Il signor Nino istesso, ch'è sempre allegro, come tu sai, taceva anche lui!!!

Poi siam discesi correndo, schiamazzando, ridendo, facendo paura agli uccelli (che ne facevano a noi allorché scappavano con istrepito improvviso fra le foglie) e giocando a rimpiattino fra gli alberi, nonostante che i nostri genitori si sfiatassero a gridarci di non correre. Alì e Vigilante prendevano parte a quella festa saltando e abbaiando allegramente. Di tanto in tanto, fra quelle immense ombre, un raggio di luna penetrava fra i rami, strisciava sui tronchi inargentandoli, e disegnava bizzarre figure sulle foglie morte che tappezzano il suolo. Il signor Nino correva anche lui come un fanciullo, come un matto, né più né meno di tutti noi. Due o tre volte l'ho sopravanzato e ne sono andata orgogliosa. Vincere un uomo!... E siccome faceva buio tra gli alberi, ed egli non poteva vedermi arrossire... così non mi vergognavo... e allorché m'ero lasciati di molto addietro tutti gli altri... e anche lui... sostavo ansante, senza poter tirare il fiato, ma tutta giuliva, e non avevo paura di trovarmi sola al buio, perché udivo le loro voci, gli abbaiamenti dei cani... e poi il signor Nino non aveva il suo bravo schioppo ad armacollo?

Uscendo dal bosco fu un'altra festa allorché vedemmo i lumi della nostra casetta. Sai com'è piacevole in campagna, nel silenzio, fra il buio, vedere da lontano quelle finestre rischiarate, quel lume ospitale che ci guida, che ci chiama, che ci fa pensare alle pareti domestiche e a tutte le tranquille contentezze della famiglia?

Non sai che in questi otto giorni siamo diventati intimissimi coi signori Valentini? La brava gente! ci pare che sieno nostri amici da vent'anni. Annetta è una cara ragazza e non ride della mia tonaca e delle mie singolari maniere da educanda; siamo insieme dal mattino alla sera; si passeggia, si chiacchiera, si giuoca, si fa colazione e qualche volta anche si desina assieme. Se ti dicessi che ho imparato a giocare anch'io!... Per carità non dirlo ad anima viva! Però ancora non sono molto brava e perdo quasi sempre; ma il signor Nino ha la bontà di star di continuo a dirigermi, a consigliarmi, e si contenta di non giocare lui. Quando tornerò al convento di dimenticare tutte le quaranta carte.

Il convento! mio Dio!... Ecco la sola nube che offuschi cotesto ridente orizzonte. Ma non ci pensiamo per ora, Marianna mia, siamo allegri e felici; sia poi quel che Dio vuole!

E intanto che noi siamo qui, lontani, dal pericolo, sicuri, tranquilli, e che ci divertiamo, quanta povera gente che piange, che soffre! quante miserie, quante lagrime, quante vittime! Le notizie che ci giungono sin qui, ogni quattro o cinque giorni, sono assai tristi! Dio mio, pietà di tanti tribolati!

Quanti sospetti! quanti terrori! Tu saprai che i nostri contadini credono agli avvelenatori, ai razzi avvelenati, che so io... Meschinelli! sono come me che, quando ho molta paura, veggo i fantasmi! Perciò tutte le notti si veggono per le valli, sui monti, dappertutto, i fuochi, i segnali delle guardie, si odono continuamente delle schioppettate, come se si volesse far paura a dei lupi intelligenti, a delle belve umane!... -Ciò è triste; ma la notte, fra il buio e il silenzio, fra questa commozione generale, è anche spaventevole!

Son triste anch'io, non è vero? e un momento innanzi ero allegra parlandoti dei nostri divertimenti. Mi dici che anche tu ti diverti e che sei in buona compagnia; ti credo, ma giurerei che non varrà certamente la nostra. Mi dici anche che non rientrerai più in convento... beata te!... Ma se dovessi rientrarvi senza di te?... Voglio stare allegra adesso; penserà Iddio al resto!... Il mio Carino è guarito; s'è fatto grandicello ed anche un poco cattivo; è vispo, chiassone, ardito, e gli è venuta una vociaccia! Se lo lasciassi fare, credo che avrebbe l'audacia di tener testa al gatto.