Tartarino di Tarascona

ALPHONSE DAUDET.

TARTARINO DI TARASCONA.

Titolo originale: Tartarin de Tarascon.

Traduzione di Mario Mirandoli.

1. A Tarascona.

Il giardino del baobab.

La mia prima visita a Tartarino di Tarascona è rimasta nella mia memoria come una data indimenticabile; sono passati ormai dodici o quindici anni, ma me ne ricordo come se fosse ieri. L’intrepido Tartarino abitava allora all’ingresso della città la terza casa a sinistra sulla strada di Avignone. Era una bella villetta tarasconese col giardino davanti, il balcone dietro, i muri candidi, le persiane verdi, e una nidiata di ragazzini savoiardi davanti alla porta d’ingresso, intenti a giocare a piastrelle o addormentati al sole con la testa appoggiata alla loro cassettina da lustrascarpe.

Vista di fuori, la casa non aveva niente di particolare. Non avremmo mai immaginato di trovarci davanti alla casa di un eroe. Ma appena entrati, capperi!… Dalla cantina alla soffitta, tutto l’edificio aveva un aspetto eroico, persino il giardino!…

Che giardino! Non ne esisteva uno uguale in tutta l’Europa. Non un albero del paese, non un fiore di Francia; solo piante esotiche, acacie gommifere, zucche americane, piante di cotone, di mango, alberi di cocco, banani, palme, un baobab, cactus messicani, fichi di Barberia, tanto da credersi in piena Africa centrale, a diecimila leghe da Tarascona.

Intendiamoci, tutte queste piante non erano alla grandezza naturale; gli alberi di cocco, per esempio, avevano le dimensioni delle nostre barbabietole, e il baobab (albero gigante, arbor gigantea) stava comodo in un vaso da fiori.

Ma che importava? Anche così, per Tarascona era un magnifico albero, e le persone della città, a cui veniva concesso la domenica l’onore di contemplare il baobab di Tartarino, se ne tornavano a casa ammiratissime.

Immaginatevi l’emozione che provai quel giorno attraversando un giardino così eccezionale! Emozione che si accrebbe quando fui introdotto nello studio dell’eroe. Questo studio, una delle meraviglie della città; era situato in fondo al giardino, e da una porta a vetri si affacciava direttamente sul baobab.

Immaginatevi una vasta sala tappezzata da cima a fondo di fucili e di sciabole; armi di ogni specie e di tutti i paesi del mondo: carabine, fucili, tromboni, coltelli còrsi, coltelli catalani, coltelli a serramanico, pugnali, kriss malesi, frecce dei Caraibi, frecce di selce, pugni di ferro, mazze ferrate, clave ottentotte, lazos messicani, e chi più ne ha più ne metta!

Su tutto questo un solleone feroce, che faceva luccicare l’acciaio delle spade e il calcio dei fucili, come per farvi venire ancora di più la pelle d’oca.

Quello che tuttavia rassicurava un po’ era il piacevole aspetto d’ordine e di pulizia che regnava in mezzo a questo armamentario. Ogni oggetto era messo esattamente al suo posto, curato, spolverato, col suo cartellino come in una farmacia; qua e là si potevano leggere delle scritte tranquillizzanti che dicevano: FRECCE AVVELENATE: NON TOCCARE! oppure: ARMI CARICHE: PERICOLO!

Senza queste scritte non avrei avuto il coraggio di entrare.

In mezzo allo studio, un tavolino: sul tavolino, una fiaschetta di rhum, una borsa turca da tabacco, i Viaggi del capitano Cook, i romanzi di Cooper, di Gustave Aymard, dei racconti di caccia, caccia all’orso, caccia al falco, caccia all’elefante, ecc.

Davanti al tavolino era seduto un uomo: era dai quaranta ai quarantacinque anni, piccolo, massiccio, muscoloso, sanguigno, in maniche di camicia e mutande di flanella, con una barba corta e fitta, e con due occhi fiammeggianti. Con una mano teneva un libro, con l’altra brandiva un’enorme pipa col coperchietto di metallo, e, mentre continuava a leggere chissà mai quale tremendo racconto di scotennatori, sporgeva il labbro inferiore con una smorfia terribile, conferendo al suo placido aspetto di piccolo benestante tarasconese, quel medesimo carattere di bonaria ferocia che regnava in tutta la casa.

Era Tartarino, Tartarino di Tarascona, l’intrepido, il grande, l’incomparabile Tartarino di Tarascona.

2. Sguardo generale alla città di Tarascona.

I cacciatori di berretti.

All’epoca di cui vi parlo, Tartarino di Tarascona non era ancora il Tartarino di oggi, il grande Tartarino di Tarascona, così popolare in tutto il mezzogiorno della Francia. Tuttavia, a quel tempo, era già il re di Tarascona.