La compagnia era numerosa e allegra a bordo dello Zuavo. Ufficiali che tornavano alle loro guarnigioni, attrici dell’Alcazar di Marsiglia, attori di varietà, un ricco musulmano che tornava dalla Mecca, un principe montenegrino molto spiritoso che faceva delle imitazioni… nemmeno uno di tutta questa gente soffriva il mal di mare, e tutti passavano il tempo a bere champagne col capitano dello Zuavo, un buontempone di Marsiglia che rispondeva al nome di Barbassou.

Tartarino di Tarascona ce l’aveva a morte con quei miserabili. La loro allegria raddoppiava le sue sofferenze. Finalmente, nel pomeriggio del terzo giorno, il nostro eroe fu tratto dal suo lungo torpore da un movimento straordinario che cominciò a bordo del piroscafo. La campana di prua si mise a suonare. Sul ponte si sentivano correre le grosse scarpe dei marinai.

Macchina avanti!… macchina indietro! gridava la voce rauca del capitano Barbassou. Poi: Macchina, stop!

Una fermata brusca, una scossa, poi più nulla… La nave rimase a dondolarsi in silenzio, come un pallone che galleggia nell’aria…

Questo strano silenzio spaventò il Tarasconese. Misericordia! affondiamo!…

gridò con voce terribile, e ritrovando come per magia tutte le sue forze, balzò dalla cuccetta e si precipitò sul ponte con tutto il suo arsenale.

2. Non si affondava: si arrivava.

Lo Zuavo era entrato allora nella rada, una bella rada dalle acque nere e profonde, ma silenziosa, malinconica e quasi deserta. Di fronte sulla collina, si vedeva Algeri con le sue casette di un bianco opaco che scendono verso il mare, strette le une contro le altre, come un bucato bianco messo ad asciugare al sole. E sopra, un cielo immenso di un incredibile azzurro.

L’illustre Tartarino, che si era un po’ rimesso dallo spavento, guardava il paesaggio, ascoltando rispettosamente il principe montenegrino che, in piedi al suo fianco, gli nominava i vari quartieri della città, la Casba la città alta, la via Bab-Azun. Molto garbato, quel principe montenegrino conoscitore profondo dell’Algeria e capace di parlare l’arabo correntemente.

Tartarino si proponeva già di coltivare la sua conoscenza… Improvvisamente, il Tarasconese scorse una lunga fila di enormi mani nere aggrapparsi all’esterno del parapetto della nave. Quasi nello stesso tempo, gli comparve davanti una testa cresputa di negro, e prima che egli avesse il tempo di aprir bocca, il ponte fu invaso da un centinaio di pirati, neri, gialli, mezzi nudi, spaventosi e terribili.

Tartarino li conosceva, quei pirati… Erano loro, non potevano essere che loro, quei famosi loro che aveva così spesso cercato, la notte, per le vie di Tarascona. Finalmente loro si decidevano a comparire.

La sorpresa fu tale che, nel primo istante, Tartarino rimase come paralizzato; ma quando vide i pirati precipitarsi sopra i bagagli, tirar via il copertone che li copriva, e dare inizio al sacco della nave, l’eroe si risvegliò, e sguainando il suo coltello da caccia: All’armi, all’armi! gridò ai passeggeri, e primo di tutti si gettò contro i pirati.

Che succede? Cosa le prende? fece il capitano Barbassou, che usciva allora sul ponte.

Ah! Eccola, capitano!… Presto, armi i suoi uomini.

Santo cielo, a far cosa?

Ma non vede, dunque?…

Cosa c’è da vedere?

Là… davanti a lei… i pirati…

Il capitano Barbassou rimase a contemplarlo, sbalordito. In quel momento, passò davanti a loro un gran diavolo di gigante negro che portava via di corsa la farmacia del nostro eroe.

Fermati!… Miserabile!… urlò il Tarasconese; e si lanciò dietro il negro, brandendo il coltello.

Barbassou lo riprese a volo, trattenendolo per la cintura: Ma si calmi dunque, per bacco!… Macchè pirati… è un pezzo che non ce ne sono più… sono dei facchini.

Dei facchini!…

Ma sicuro! dei facchini che vengono a prendere i bagagli per portarli a terra… Rimetta dentro il suo coltellaccio, e mi dia il biglietto; poi vada pure dietro a quel negro. E’ un bravo ragazzo, che la porterà a terra, e anche all’albergo, se vuole!

Un po’ mortificato, Tartarino consegnò il suo biglietto, seguì il negro, e si calò in una grossa barca che si dondolava lungo il fianco della nave.