A vederlo così prudente, non immaginatevi nemmeno per un momento che Tartarino avesse paura… No! Lui cercava solamente di proteggersi.
La prova migliore che Tartarino non aveva paura è che, invece di andare al circolo passando per il corso, preferiva andarci passando dal centro della città, per un tragitto più lungo che lo costringeva a passare in mezzo a un dedalo di viuzze buie in fondo alle quali luccica sinistramente la corrente del Rodano.
Il brav’uomo sperava sempre che all’angolo di uno di quei vicoli malfamati, loro sbucassero improvvisamente dall’ombra e gli piombassero addosso.
Sarebbero stati ricevuti a dovere, ve lo garantisco io… Ma, ahimè, per una beffa del destino, mai, mai e poi mai, Tartarino di Tarascona ebbe la fortuna di fare un brutto incontro. Nemmeno un cane, nemmeno un ubriaco. Nulla!
Sì, qualche volta c’erano dei falsi allarmi. Un rumore di passi, delle voci soffocate… Attenzione! si diceva Tartarino, e restava immobile scrutando nell’ombra, fiutando il vento, chinandosi con l’orecchio a terra all’uso indiano… I passi si avvicinavano. Le voci si facevano più chiare.
Nessun dubbio! Erano loro… Eccoli. Già Tartarino, con l’occhio fiammeggiante e il respiro affannoso, raccolto su se stesso come un giaguaro, si preparava a balzare lanciando il suo grido di guerra… quando, improvvisamente, sentiva venire dall’ombra delle note voci tarasconesi che lo chiamavano: Guarda chi si vede!… Tartarino… Ciao Tartarino! Maledizione! Era il farmacista Bèzuquet che, insieme alla famiglia, tornava da casa Costecalde, dove aveva cantato la sua romanza.
Buona sera! Buona sera! brontolava Tartarino, furioso per il suo errore; poi, con la faccia truce e il bastone alzato, scompariva nella notte.
Arrivato nella strada del circolo, l’intrepido Tarasconese aspettava ancora un momento, passeggiando avanti e indietro davanti alla porta prima di entrare…
Finalmente, stanco di attenderli, e sicuro ormai che loro non sarebbero comparsi, gettava un ultimo sguardo di sfida nell’ombra, e brontolava irosamente: Nulla! nulla!… mai nulla! A questo punto il brav’uomo entrava nel circolo a fare la sua solita partita col comandante.
6. I due Tartarini.
Con questa smania di avventure, questo bisogno di forti emozioni, questo desiderio folle di viaggiare, di muoversi, di andare a casa del diavolo, come mai, domanderete, Tartarino di Tarascona non aveva mai lasciato Tarascona?
E’ la verità. Fina all’età di quarantacinque anni, l’intrepido Tarasconese non aveva mai passato una notte fuori della sua città. Non aveva neppure fatto quel famoso viaggio a Marsiglia, che ogni buon provenzale si concede appena è maggiorenne. A malapena conosceva Beaucaire, sebbene Beaucaire non sia molto lontana da Tarascona: basta attraversare il ponte. Purtroppo quel maledetto ponte è stato portato via tante volte dalle raffiche del vento, è così lungo, così fragile, e il Rodano in quel punto è così largo che… insomma, voi mi capite, Tartarino di Tarascona preferiva la terraferma.
Bisogna che ve lo confessi: nel nostro eroe convivevano due personalità molto diverse. In realtà Tartarino aveva dentro di sè l’anima di Don Chisciotte, gli stessi impeti cavallereschi, lo stesso ideale eroico, la stessa mania per il grandioso e il romanzesco; ma purtroppo non aveva il corpo del celebre hidalgo, quel corpo magro e ossuto, quella parvenza di corpo, sul quale la vita materiale non aveva presa, quel corpo capace di passare venti notti senza togliersi la corazza e quarantott’ore con un pugno di riso.
Il corpo di Tartarino era invece un bel corpaccione, molto grasso, molto pesante, molto soffice, brontolone, pieno di desideri borghesi e di esigenze domestiche; insomma il corpo grosso di ventre e corto di gambe dell’immortale Sancio Panza.
Don Chisciotte e Sancio Panza nella stessa persona! Come potevano andare d’accordo? Come potevano evitare di combattersi e di dilaniarsi a vicenda?
Ecco un esempio di dialogo, degno di un Luciano di Samotracia o di un Saint-Evremont, tra i due Tartarini: Tartarino-Chisciotte e Tartarino-Sancio; il primo, esaltato dai romanzi di avventure, grida: Io parto!
Il secondo, preoccupato per i reumatismi, dice: E io resto.
Tartarino-Chisciotte (eccitatissimo): Ricopriti di gloria, Tartarino.
Tartarino-Sancio (calmissimo): Tartarino, copriti di flanella.
Tartarino-Chisciotte (ancora più eccitato): Oh, le belle carabine a due colpi!
Le daghe, i lazos, i mocassini!
Tartarino-Sancio (sempre più calmo): Oh, i bei panciotti a maglia! Le belle ginocchiere calde! Oh, i simpatici berretti di lana che coprono gli orecchi!
Tartarino-Chisciotte (fuori di se): Una scure! Datemi una scure!
Tartarino-Sancio (suonando il campanello): Jeannette, la cioccolata.
A questo punto fa il suo ingresso Jeannette con un’eccellente tazza di cioccolata, calda, densa e profumata, accompagnata da dei deliziosi biscottini all’anice. Tartarino-Sancio ride soddisfatto, soffocando le proteste di Tartarino-Chisciotte. Ecco spiegato perchè Tartarino di Tarascona non aveva mai lasciato Tarascona.
7.
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