«Non ci avevo affatto pensato. Lei stesso dice che con la ferrovia arriverei prima che partendo domani con l'automobile.»

«Ma la differenza è minima.»

«Non importa, signor Pollunder, non importa», disse Karl, «nel ricordo della sua cortesia verrò sempre volentieri a trovarla, a patto naturalmente che lei voglia ancora invitarmi, dopo il modo in cui mi sono comportato oggi. Forse presto potrò spiegarle meglio perché ogni minuto d'anticipo con cui oggi potrò vedere mio zio sia per me così importante.» E come se avesse già ottenuto il permesso di andar via, aggiunse: «Ma in nessun caso lei deve accompagnarmi. È inutile. Fuori c'è un servitore che mi accompagnerà volentieri alla fermata. Adesso mi resta soltanto da cercare il mio cappello».

«Non potrebbe esserle utile questo berretto?», disse il signor Green togliendosi un berretto di tasca. «Forse le sta giusto.» Karl si fermò sconcertato e disse: «Non voglio portarle via il suo berretto. Posso andare benissimo anche a testa nuda. Non ho bisogno di niente».

«Questo berretto non è mio. Lo prenda pure!»

«Allora grazie», disse Karl per non perder tempo, e prese il berretto. Se lo calzò in testa e si mise a ridere, perché gli andava perfettamente, poi lo riprese in mano e lo osservò, ma non potè trovarvi quel qualcosa di speciale che cercava; era un berretto nuovissimo. «Mi sta così bene!» disse.

«Dunque le sta bene!», gridò il signor Green e batté la mano sul tavolo.

Karl stava già dirigendosi alla porta per chiamare il servitore quando il signor Green si alzò, si stiracchiò per la lauta cena e il lungo riposo, si batté forte sul petto e disse, in un tono tra il consiglio e il comando: «Prima di andar via deve salutare la signorina Klara».

«Questo lo deve fare», disse anche il signor Pollunder, che si era alzato anche lui. Si sentiva che quelle parole non gli venivano dal cuore, batteva fiaccamente le mani sulla cucitura dei pantaloni e continuava ad abbottonarsi e sbottonarsi la giacca, che secondo la moda del momento era cortissima e arrivava appena ai fianchi, e stava male a una persona corpulenta come lui. Del resto, quando stava vicino al signor Green come in quel momento, si aveva l'impressione che quella del signor Pollunder non fosse una grassezza sana; la gran massa della schiena era piuttosto curva, il ventre appariva molle e incontenibile, un vero fardello, e il viso era pallido, tormentato. Invece ecco là il signor Green, forse persino un po' più grasso del signor Pollunder, ma la sua era una grassezza compatta, i piedi erano uniti militarescamente, la testa eretta e mobile; sembrava un gran ginnasta, un maestro di ginnastica.

«Dunque prima vada dalla signorina Klara», proseguì il signor Green.

«Le farà sicuramente piacere e si accorda magnificamente anche con il mio orario. Infatti prima che lei vada via ho davvero qualcosa di interessante da dirle, qualcosa che probabilmente sarà decisivo anche per quel che concerne il suo ritorno a casa. Purtroppo un ordine superiore mi impegna a non rivelarle nulla prima di mezzanotte. Può immaginare come sia seccante anche per me, perché scompiglia il mio riposo notturno, ma debbo attenermi al mio incarico. Adesso sono le undici e un quarto, quindi posso finire di parlar d'affari col signor Pollunder, e la sua presenza sarebbe soltanto d'intralcio, dunque lei potrà stare un bel pezzetto con la signorina Klara. A mezzanotte in punto si ripresenti qui, e saprà quel che deve sapere.» Poteva Karl respingere quell'invito, che in realtà non esigeva da lui se non un minimo di cortesia e di gratitudine nei confronti del signor Pollunder? un invito, per di più, che gli veniva rivolto da un uomo solitamente rozzo, indifferente, mentre il signor Pollunder, che era il diretto interessato, non si pronunciava né con sguardi né con parole? E cos'era quella notizia interessante che poteva conoscere solo a mezzanotte? Poco gliene importava, se non che gli faceva anticipare il ritorno a casa di quei tre quarti d'ora di cui invece lo ritardava. Ma il suo dubbio più grande era soprattutto se doveva andare da Klara, che era sua nemica. Almeno avesse avuto con sé lo scalpello che lo zio gli aveva regalato come fermacarte! La camera di Klara poteva essere un antro davvero pericoloso. Ma ormai era impossibile dir la benché minima parola contro Klara, perché era figlia di Pollunder e, come aveva saputo poco prima, nientemeno che la fidanzata di Mack. Se solo si fosse comportata un po' diversamente con lui, l'avrebbe ammirata senza riserve per le sue relazioni. Stava ancora riflettendo su tutto questo, ma si accorse che da lui non si volevano riflessioni, perché Green aprì la porta e disse al servitore che era saltato giù dal piedistallo: «Accompagni questo giovanotto dalla signorina Klara».

«Ecco come si obbedisce agli ordini», pensò Karl quando il servitore quasi a passo di corsa, e gemendo per la debolezza dell'età, lo condusse per una via molto breve alla stanza di Klara. Quando Karl passò davanti alla sua camera che aveva ancora la porta aperta, volle entrarvi un momento, forse per calmarsi. Ma il servitore non glielo permise.

«No», disse, «lei deve andare dalla signorina Klara. Lo ha sentito anche lei.»

«Mi tratterrei solo un momento», disse Karl, e pensava che per distrarsi un po' si sarebbe potuto sdraiare sul canapè, perché il tempo che mancava a mezzanotte gli passasse più in fretta.

«Non mi renda più difficile adempiere al mio incarico», disse il servitore.

«Pare proprio che consideri una punizione che io debba andare dalla signorina Klara», pensò Karl e fece qualche passo, ma poi si fermò per dispetto.

«Venga dunque, signorino», disse il servitore, «dal momento che è arrivato sin qui. Lo so, lei voleva andar via questa notte, ma non sempre le cose vanno come noi vorremmo, io gliel'avevo detto subito che non sarebbe stato possibile.»

«Voglio andar via e andrò via», disse Karl, «e adesso voglio soltanto fare un saluto alla signorina Klara.»

«Ah si?», disse il servitore, e Karl si accorse che non aveva creduto neanche a una parola. «Allora perché non va subito a salutarla? Venga.»

«Chi c'è nel corridoio?», chiese la voce di Klara e la si vide sporgersi da una porta lì vicino, con in mano una grande lampada da tavolo col paralume rosso.