Durante il suo soggiorno dallo zio avrebbe avuto senz'altro un'ottima opportunità di andare a fondo sulla questione della pericolosità degli irlandesi, ma credendosi ormai al sicuro per sempre non se n'era curato. Adesso almeno volle guardarsi per bene questo irlandese alla luce della candela che aveva riaccesa, e trovò che proprio costui aveva un aspetto più rassicurante del francese. Sulle sue guance c'era ancora una certa rotondità e nel sonno sorrideva amabilmente, come Karl potè constatare da una certa distanza alzandosi sulla punta dei piedi.
Fermamente deciso nonostante tutto a non dormire, Karl si sedette sull'unica sedia che c'era nella stanza, rimandando a più tardi di risistemare la valigia, visto che aveva una notte intera per farlo, e si mise a sfogliare un po' la Bibbia senza leggerla. Poi prese in mano la fotografia dei genitori, nella quale il padre, piccolo di statura, stava in piedi molto eretto, mentre la madre sedeva, un po' piegata, su una poltrona davanti a lui. Il padre teneva una mano sulla spalliera della poltrona e l'altra, chiusa a pugno, sopra un libro illustrato che era posato aperto su di un fragile tavolino ornamentale accanto a lui. Esisteva anche un'altra fotografia, nella quale Karl era ritratto coi suoi genitori. Padre e madre lo guardavano con aria severa mentre lui, secondo le istruzioni del fotografo, avrebbe dovuto fissar l'obiettivo. Ma questa fotografia non gliel'avevano data da portar con sé nel viaggio.
Tanto più attentamente egli guardava quella che aveva davanti, e cercava di catturare lo sguardo del padre girandola in vari modi. Ma per quanto variasse il suo punto di vista spostando la candela, il padre non voleva prender vita, e anche quei suoi baffi dritti, folti, non erano come li aveva in realtà, quella non era una buona fotografia. La madre invece già era ritratta meglio, la sua bocca era contratta come se le avessero arrecato un dolore ed essa si sforzasse di sorridere. A Karl sembrava che questo particolare dovesse saltare agli occhi di chiunque guardasse quella foto, con tanta evidenza, che subito dopo gli sembrava che la chiarezza di quell'impressione fosse troppo forte e quasi assurda. Com'era possibile ricavare da un ritratto una così perentoria certezza dei segreti sentimenti della persona che vi era raffigurata! E per qualche istante distolse gli occhi dalla fotografia. Quando tornò a guardarla, lo colpì la mano della madre che pendeva dal bracciolo della poltrona, così vicina che la si sarebbe potuta baciare. Si chiese se non sarebbe stato bene scrivere ai suoi genitori, come effettivamente tutti e due gli avevano chiesto (e da ultimo il padre, con molta severità, ad Amburgo). Quella volta, quando la madre in una sera terribile gli aveva annunciato, accanto alla finestra, che sarebbe partito per l'America, lui si era giurato che non avrebbe scritto mai e poi mai, ma che valore poteva avere adesso, nella sua nuova situazione, quel giuramento fatto da un ragazzo inesperto! Quella volta avrebbe potuto benissimo giurare anche che, dopo due mesi di soggiorno in America, sarebbe diventato generale dell'esercito americano, mentre in realtà si trovava nella soffitta di una locanda vicino a New York in compagnia di due straccioni, e per di più doveva ammettere che era quello il posto adatto a lui. E sorridendo interrogò il volto dei genitori, come se vi potesse leggere se ancora desideravano aver notizie del loro figlio.
Mentre li guardava ben presto si accorse di esser molto stanco, e di non farcela a restar sveglio per tutta la notte. La foto gli cadde di mano, allora su quella foto posò il viso, provando sulla guancia un benefico senso di freschezza, e con quella piacevole sensazione si addormentò.
Fu svegliato di buonora da qualcuno che gli faceva il solletico sotto l'ascella. Era il francese che si era permesso quella confidenza. Ma anche l'irlandese era già in piedi davanti al suo tavolo, e tutti e due lo guardavano con non minore interesse di quello che Karl quella notte aveva provato nei loro confronti. Karl non si meravigliò che non lo avessero svegliato alzandosi; dovevano essersi mossi molto silenziosamente ma non con cattive intenzioni, perché lui aveva dormito profondamente, e inoltre non dovevano aver speso molto tempo per vestirsi e a quanto pareva anche per lavarsi. Adesso si salutarono per bene e anche con un certo formalismo, e Karl venne a sapere che erano fabbri meccanici che da molto tempo non avevano più potuto trovare lavoro a New York, e per questo se la passavano piuttosto male. Come dimostrazione Robinson si aprì la giacca e si potè vedere che sotto non aveva la camicia, come del resto si sarebbe potuto arguire anche dal colletto malfermo fissato sul dietro alla giacca.
Contavano di andare a piedi nella cittadina di Butterford, a due giorni di viaggio da New York, dove si diceva che ci fossero posti di lavoro. Non avevano niente in contrario che Karl andasse con loro, e gli promisero che di tanto in tanto gli avrebbero portato la valigia e inoltre che, qualora avessero trovato lavoro, gli avrebbero fatto avere un posto come apprendista, cosa che sarebbe stata facilissima, se ci fosse stato lavoro. Karl ancora non aveva accettato che già i due gli consigliavano in via d'amicizia di togliersi il bel vestito che aveva addosso, perché gli sarebbe stato d'ostacolo nella ricerca di un posto. Proprio in quella locanda esisteva una buona possibilità di disfarsi di quell'abito, perché la cameriera trafficava in vestiti. Benché Karl anche a questo riguardo fosse ancora indeciso, lo aiutarono a toglierselo e lo portarono via, Mentre Karl, rimasto solo e ancora mezzo addormentato, cominciava lentamente a indossare il suo vecchio vestito da viaggio, si rimproverò di aver venduto l'abito che forse lo avrebbe ostacolato nella ricerca di un posto di apprendista, ma sarebbe potuto tornargli a vantaggio se avesse voluto cercare un'occupazione migliore, e aprì la porta per richiamare indietro i due; ma quelli già erano di ritorno e deponevano sul tavolo il mezzo dollaro ricavato dalla vendita, però avevano delle facce così allegre che era difficile illudersi che non avessero avuto anche il loro guadagno, anzi un guadagno scandalosamente grosso.
Ma non era il momento di discutere perché entrò la cameriera, ancora assonnata come la notte prima, e cacciò tutti e tre in corridoio dichiarando di dover preparare la stanza per nuovi clienti. Naturalmente non era vero, lo faceva solo per cattiveria. Karl, che avrebbe voluto rimettere in ordine la valigia, dovette assistere a come la donna afferrava le sue cose con le due mani e le gettava nella valigia con una forza, quasi fossero animali che andavan messi a cuccia. I due fabbri si davan bensì da fare attorno a lei, tirandola per la gonna, dandole dei colpetti sulla schiena, ma se così facendo avevano intenzione di aiutare Karl, sbagliavano di grosso. Quando la donna ebbe richiuso la valigia ne premette il manico in mano a Karl, si scrollò via d'attorno i fabbri e li cacciò tutti e tre dalla camera, con la minaccia che se non avessero obbedito non avrebbero avuto il caffè.
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