tua madre sul letto di morte quando lei te lha chiesto.
Perché?
Perché cè in te quella maledetta vena di gesuita, solo che è iniettata a rovescio. Per me non è che una canzonatura, e bestiale. I suoi lobi cerebrali
hanno smesso di funzionare. Lei chiama il dottore Sir Peter Teazle I e coglie
ranuncoli dallimbottita. Assecondala finché dura. Tu hai contrariato la sua
ultima volontà in punto di morte e adesso mi tieni il broncio perché non metto
su una mutria da piagnone presa a nolo da Laluette. E unassurdità. Magari lho
anche detto. Non volevo offendere la memoria di tua madre.
Via via che parlava si era imbaldanzito. Stephen, facendo schermo alle ferite
aperte nel suo cuore da quelle parole, disse molto freddamente: Non mi preoccupo delloffesa fatta a mia madre.
Di che cosa allora? domandò Buck Mulligan.
Dell’offesa fatta a me, rispose Slephen.
Buck Mulligan girò sul calcagno.
Oh, che uomo impossibile! esclamò.
Si allontanò veloce costeggiando il parapetto. Stephen rimase al suo posto,
vagando con lo sguardo sul mare tranquillo verso il promontorio. Mare e promontorio adesso si offuscavano. Gli occhi gli pulsavano, velandogli la vista, e si sentiva la febbre alle guance.
Una voce da dentro la torre urlò:
Sei lassù, Mulligan?
Vengo, rispose Mulligan.
Si voltò verso Stephen e disse:
Guarda il mare. Che cosa gliene importa delle offese? Pianta Loyola, Kinch, e
vieni giù. Il sassone reclama le sue trance mattutine di bacon.
La sua testa tornò a fermarsi per un momento in cima alla scala al livello del
tetto.
Non mugugnarci sopra tutto il giorno, disse. Io parlo a vanvera. Desisti da
codeste ruminazioni.
La testa scomparve ma il bòmbito della sua voce discendente emergeva rombando
dalla cima delle scale:
Non appartarti più I per ruminare Sullamaro mistero dellamorc Poi che Fergus
governa i bronzei cocchi.
Ombre silvane attraversavano fluttuando silenziose la pace mattutina dalla
cima della scala verso il mare dove egli teneva fisso lo sguardo.
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