Dura ancora, il volo? Ogni secondo porta con sé una probabilità. Ed ecco che il tempo, scorrendo, distrugge qualche cosa. Come in venti secoli, distrugge 64
un tempio, s’apre la strada nel granito e spande il tempio in polvere, ecco che secoli di logorìo si accumulano in ogni secondo e minacciano un equipaggio.
Ogni secondo porta con sé qualche cosa. La voce di Fabien, il riso di Fabien, il suo sorriso. Il silenzio guadagna terreno. Un silenzio sempre più pesante, che si stabilisce su quell’equipaggio come il peso d’un mare.
Allora qualcuno osserva:
«Un’ora e quaranta. Ultimo limite della benzina: è impossibile che voli-no ancora.» Ed è la pace.
Qualcosa d’amaro e di disgustoso sale alle labbra come alla fine d’un viaggio. Qualche cosa s’è conclusa di cui non si sa nulla, qualche cosa che dà nausea. E in mezzo a tutto quel lucido nichel e a quelle arterie d’ottone, si prova la stessa tristezza che regna sulle officine crollate. Tutto quel materiale sembra pesante, inutile, fuori di uso: un peso di rami morti.
Non v’è altro che attendere il giorno.
Tra qualche ora emergerà nel giorno l’intera Argentina, e quegli uomini rimarranno li, come su una spiaggia, dinanzi alla rete che vien tirata lentamente in secco, e non si sa ancora cosa possa contenere.
Rivière, nel suo ufficio, prova quel senso di riposo che solo i grandi di-sastri consentono quando la fatalità libera l’uomo. Ha fatto avvisare la polizia di tutto il paese. Non può far più niente, se non attendere.
Ma l’ordine deve regnare anche nella casa dei morti. Rivière fa segno a Robineau:
«Telegramma per gli scali del Nord: Prevediamo notevole ritardo corriere Patagonia. Per non ritardar troppo corriere Europa, bloccheremo corriere Patagonia con corriere Europa seguente.» Egli si piega un po’ in avanti. Ma fa uno sforzo e si ricorda di qualche cosa; era grave. Ah! sì!
E per non dimenticare:
«Robineau.»
«Signor Rivière?»
«Lei redigerà una nota. È proibito ai piloti superare i millenovecento gi-ri: mi rovinano tutti i motori.»
65
«Bene, signor Rivière.»
Rivière si piega un po’ più. Egli ha bisogno, soprattutto, di solitudine:
«Vada, Robineau. Vada, vecchio mio…»
E Robineau si spaventa di questa uguaglianza dinanzi alle ombre.
66
XXI
Ora Robineau errava malinconicamente per gli uffici. La vita della compagnia s’era arrestata, perché il corriere d’Europa, previsto per le due, non sarebbe partito prima di giorno. Gli impiegati, coi volti chiusi, vegliavano ancora, ma quella veglia era inutile. Giungevano ancora, con ritmo regolare, i messaggi di protezione degli scali Nord, ma i loro “cielo puro”, i loro “luna piena” e i loro “vento nullo” risvegliavan l’immagine di un regno sterile.
1 comment