E fu un’autentica conseguenza schopenhaueriana che il più convinto seguace di questi (e forse anche l’ultimo, per quanto riguarda la Germania…), Richard Wagner, dètte, proprio in questo modo, compimento all’opera di tutta la sua vita e finì col presentarci sulla scena anche quel tipo tremendo ed eterno nelle sembianze di Kundry,

“type vécu”, in carne ed ossa; in quell’epoca in cui gli psichiatri di quasi tutti i paesi europei avevano l’occasione di studiarlo da vicino ovunque la nevrosi religiosa - oppure, come la chiamo io «l’essere religioso» - ha avuto la sua ultima, epidemica esplosione e parata, come «esercito della salvezza». Ma se ci si domanda che cosa propriamente di tutto quanto il fenomeno del santo sia stato così assolutamente interessante per gli uomini di ogni tipo e di ogni tempo, compresi i filosofi, è, senza alcun dubbio, la parvenza del miracolo che gli resta attaccata, quella cioè dell’immediata “successione di opposti”, di stati dell’anima valutati come moralmente antitetici: si riteneva a questo punto di toccare con mano la possibilità che all’improvviso un «uomo cattivo» si trasformasse in «santo», in uomo buono. Sino a oggi la psicologia ha fatto, a questo punto, naufragio: e non dovrebbe forse essere accaduto tutto questo per la precipua ragione che essa si era posta sotto il dominio della morale e “credeva” essa stessa nei contrasti morali di valore, e scorgeva, leggeva,

“interpretava” questi contrasti inserendoli nel testo e nella fattispecie? - Che cosa? Sarebbe il «miracolo» soltanto un errore d’interpretazione? Un difetto di filologia?

48. Si direbbe che alle razze latine inerisca il cattolicesimo in maniera molto più intima di quanto non accada per l’intero cristianesimo in generale a noi gente del nord; e che di conseguenza l’incredulità nei paesi cattolici debba significare qualcosa di molto diverso da quello che essa significa nei paesi protestanti, cioè una specie di rivolta contro lo spirito della razza, mentre, da noi, è piuttosto un ritorno allo spirito (o al non spirito) della razza. Indubbiamente noi, gente del nord, proveniamo da razze barbare, anche per quanto riguarda la nostra disposizione alla religione: per questa noi siamo “mal” dotati. Si possono eccettuare i Celti, i quali, per questa ragione, hanno fornito il miglior terreno perché si contraesse, nel nord, l’infezione cristiana - fu in Francia che l’ideale cristiano, nei limiti in cui il pallido sole del nord lo ha permesso, giunse a fioritura. In che strana maniera sono devoti, per il nostro gusto, perfino questi ultimi scettici francesi, essendoci un po’ di sangue celtico nella loro origine! Che olezzo cattolico, antitedesco, ha per noi la sociologia di Auguste Comte, con la sua logica romana degli istinti! Come odora di gesuita quell’amabile e saggio cicerone di Port-Royal, Sainte-Beuve, a onta di tutta la sua inimicizia per i gesuiti! E perfino Ernest Renan: che inaccessibile risonanza per noi, gente del nord, ha il linguaggio di un siffatto Renan, in cui basta un niente di tensione religiosa per far perdere, ad ogni momento, l’equilibrio alla sua anima, in un senso più sottile voluttuosa e amante della vita comoda!

Basterebbe ripetere una volta queste sue belle frasi e subito, per tutta risposta, quale mai malizia e tracotanza si agiterebbe nella nostra anima, probabilmente meno bella e più dura, cioè più tedesca! - «disons donc hardiment que la religion est un produit de l’homme normal, que l’homme est le plus dans le vrai quand il est le plus religieux et le plus assuré d’une destinée infinie…

C’est quand il est bon qu’il veut que la vertu corresponde à un ordre éternel, c’est quand il contemple les choses d’une manière désintéressée qu’il trouve la mort révoltante et absurde. Comment ne pas supposer que c’est dans ces moments là, que l’homme voit le mieux?…». Queste frasi sono così “agli antipodi” delle mie orecchie e delle mie abitudini, che quando mi capitarono sotto gli occhi, il mio primo moto di collera vi scrisse accanto «la niaiserie religieuse par excellence!» - mentre l’ultimo moto di collera arrivò al punto di trovarle perfino amabili, queste frasi, con la loro verità rovesciata! E’ così piacevole, così caratterizzante, avere i propri antipodi!

49. Ciò che nella religiosità degli antichi Greci fa stupire, è la smisurata pienezza di gratitudine che da essa prorompe - è una nobilissima specie di uomo quella che si pone in “questo modo”

dinanzi alla natura ed alla vita! - più tardi, quando in Grecia la plebe divenne preponderante, la “paura” allignò a dismisura anche nella religione; si andava preparando il cristianesimo.

50. La passione per Dio: esistono modi contadineschi, schietti e invadenti, come quelli di Lutero - l’intero protestantesimo è privo della “delicatezza” (16) meridionale. Esiste un trasporto fuori di se stessi alla maniera orientale, come in uno schiavo graziato o innalzato senza suo merito, per esempio in Agostino, che in una maniera offensiva manca di ogni nobiltà d’atteggiamenti e di desideri. Esiste una tenerezza e avidità tutta femminile, che urge vergognosa e inconsapevole verso una “unio mystica et physica”: come in Madame de Guyon. In molti casi tale passione si manifesta cosa assai curiosa, come un travestimento della pubertà di una ragazza o di un giovinetto; talora perfino come l’isterismo di una vecchia zitella e anche come la sua ambizione ultima - già parecchie volte, in simili casi, la Chiesa ha canonizzato la donna.

51. Fino a oggi gli uomini più potenti si sono sempre inchinati, in atteggiamento venerante, di fronte al santo come di fronte all’enigma del soggiogamento di se stessi e dell’ultima deliberata rinuncia: per quale ragione si inchinarono? Presentivano in lui -

per così dire, dietro l’interrogativo del suo aspetto fragile e miserevole - la forza superiore che voleva cimentarsi in un tale soggiogamento, il vigore della volontà in cui essi riconoscevano ed erano consapevoli di onorare il proprio vigore e il proprio piacere di dominio: essi onoravano qualcosa di se stessi, quando onoravano il santo. Vi si aggiunse il fatto che la vista del santo metteva loro addosso un sospetto: una tale mostruosa negazione e mostruosa contronatura non sarà stata tramata inutilmente, così dicevano e si domandavano. Tutto ciò ha forse una sua ragione, un pericolo grandissimo che l’asceta vorrebbe conoscere più da vicino, grazie ai suoi consolatori e visitatori segreti? Insomma, i potenti della terra appresero dinanzi a lui un nuovo timore, presentirono una nuova potenza, un nemico ignoto ancora non soggiogato - era la «volontà di potenza» che li costringeva ad arrestarsi dinanzi al santo. Essi non potevano fare a meno di interrogarlo…

52. Nell’«Antico Testamento» ebraico, il libro della giustizia divina, uomini, cose e discorsi sono tratteggiati in uno stile così grandioso, che i testi greci e indiani non hanno nulla da porgli accanto. Ci arrestiamo sgomenti e riverenti dinanzi a queste smisurate reliquie di quel che una volta fu l’uomo, e si andrà meditando tristemente sull’antica Asia e sull’Europa, la sua penisoletta avanzata, che vorrebbe rappresentare a tutti i costi, rispetto all’Asia, il «progresso degli uomini». Certamente chi è per se stesso solo un delicato mansuefatto animale domestico e conosce soltanto bisogni da animale domestico (come i nostri uomini còlti di oggi, compresi i cristiani del cristianesimo

«còlto»…), non può stupirsi e neppure turbarsi ai piedi di quelle rovine - il gusto del Vecchio Testamento è una pietra di paragone riguardo al «grande» e al «piccolo» -: forse continuerà sempre a essergli più accetto il Nuovo Testamento, il Libro della grazia (c’è molto, in esso, del caratteristico odore dolciastro e stantio proprio dei baciapile e delle anime grette). Avere incollato insieme in “un sol” libro questo Nuovo Testamento, una specie di rococò del gusto sotto tutti gli aspetti, con il Vecchio Testamento, facendone la «Bibbia», il «Libro in sé»: questa è stata forse la più grande temerarietà ed il più grande «peccato contro lo spirito» che l’Europa letteraria abbia sulla coscienza.

53. Perché l’ateismo, oggi? - «Il padre», in Dio, è radicalmente confutato; così pure «il giudice», «il rimuneratore». Similmente il suo «libero arbitrio»: egli non ode - e se anche udisse, non saprebbe dare aiuto. Il peggio è che egli sembra incapace di comunicare in maniera chiara: è forse oscuro? - Questo è ciò che io sono riuscito a scoprire tra le cause della decadenza del teismo europeo, valendomi di ogni genere di colloquio, interrogando, tendendo l’orecchio; mi sembra che l’istinto religioso sia per la verità in pieno rigoglio - ma che esso rifiuti, con profonda diffidenza, proprio l’appagamento teistico.

54. Ma che cosa fa, in fondo, l’intera filosofia moderna? Da Cartesio in poi - e, per la verità, più per dispetto contro di lui che sulla base del suo esempio - da parte di tutti i filosofi, sotto l’apparenza di una critica al concetto di soggetto e di predicato, si perpetra un attentato contro l’antico concetto di anima, - vale a dire: un attentato al presupposto fondamentale della dottrina cristiana.