E tutti gli altri qui non contano».

Immerso in questi pensieri si avvicinò lentamente al fuochista, gli tolse la mano destra dalla cintura e la tenne come per gioco nella sua.

«Perché non dici niente?» chiese. «Perché ti fai andar bene tutto?».

Il fuochista si limitò ad aggrottare la fronte, come se cercasse l'espressione giusta per ciò che aveva da dire. Poi abbassò gli occhi sulla mano di Karl e sulla sua.

«Hai subìto più torti di qualsiasi altro su questa nave, ne sono certo». E Karl intrecciò le sue dita con quelle del fuochista, che si guardò attorno con occhi splendenti, come se provasse una grandissima gioia per cui però nessuno poteva aversene a male.

«Ma tu devi tener testa, dire sì e no, altrimenti la gente non può indovinare la verità. Devi promettermi che mi obbedirai, perché io, ho motivo di temere, non potrò più aiutarti». E Karl, baciando la mano del fuochista, si mise a piangere, e prese quella mano screpolata, quasi senza vita, e se la premette contro le guance come fosse un tesoro cui si deve rinunciare. Ma ecco che lo zio senatore era già al suo fianco e lo portava via, sia pure senza quasi fargli pressione.

«Sembra che il fuochista ti abbia stregato», disse e lanciò un'occhiata d'intesa al capitano sopra la testa di Karl.

«Ti sei sentito abbandonato, hai trovato il fuochista e ora gli sei grato, questo è lodevole. Ma non esagerare, se non altro per riguardo a me, e cerca di capire la tua posizione».

Davanti alla porta d'un tratto ci fu un gran chiasso, si sentirono grida, sembrava persino che qualcuno fosse spinto brutalmente contro la porta. Entrò un marinaio, piuttosto in disordine, con un grembiule da cameriera legato attorno alla vita. «C'è gente là fuori», esclamò, e dette una gomitata per aria come se fosse ancora nella mischia. Infine riacquistò la sua calma e stava per fare il saluto al capitano, ma in quel momento si accorse del grembiule, lo strappò, lo gettò a terra e gridò: «Ma è disgustoso, mi hanno messo un grembiule da cameriera». Poi però batté i tacchi e fece il saluto. Qualcuno tentò di ridere, ma il capitano disse severo: «Questo è quel che si chiama buon umore. Chi c'è là fuori?».

«Sono i miei testimoni», disse Schubal facendosi avanti, «chiedo umilmente scusa per il loro contegno sconveniente. Quando gli uomini hanno finito la traversata, a volte si comportano come matti».

«Li chiami subito dentro!» ordinò il capitano, e rivolgendosi quindi al senatore disse in tono cortese, ma sbrigativo: «Abbia ora la compiacenza, illustre senatore, di seguire con suo nipote questo marinaio che la condurrà alla scialuppa. Non è certo necessario che le dica quale piacere e quale onore siano stati per me conoscerla di persona, signor senatore. Mi auguro soltanto di aver presto l'occasione di poter riprendere con lei, signor senatore, il nostro discorso interrotto sulla condizione della marina americana, e di poter essere ancora interrotti in modo piacevole come oggi».

«Per il momento mi basta questo nipote», disse lo zio ridendo. «E ora la ringrazio di cuore per la sua gentilezza e la saluto. Del resto non è detto che noi» - e strinse a sé Karl con affetto -,«durante un nostro prossimo viaggio in Europa non possiamo stare più a lungo con lei».

«Mi farebbe molto piacere», disse il capitano. I due uomini si strinsero la mano, Karl riuscì appena a porgere la sua mano in silenzio al capitano, perché costui era già assorbito dalle quindici persone circa che stavano entrando guidate da Schubal, a dire il vero un po' confuse ma sempre molto rumorose. Il marinaio chiese al senatore di poterlo precedere, quindi fece cenno agli altri di scostarsi per lui e per Karl, che passarono agevolmente tra gli inchini di tutti. Sembrava che questa gente, peraltro bonaria, prendesse la lite tra Schubal e il fuochista come un divertimento, il cui lato ridicolo non cessava neppure davanti al capitano. Tra costoro Karl notò anche Line, la ragazza della cucina, la quale, salutandolo allegramente, si stava legando attorno alla vita il grembiule gettato via dal marinaio, che era il suo.

Sempre seguendo il marinaio, lasciarono l'ufficio e svoltarono in un piccolo corridoio, che dopo pochi passi li condusse a una porticina, da cui per una scaletta scesero nella scialuppa pronta per loro. I marinai della scialuppa, in cui la loro guida saltò con un solo balzo, si alzarono e fecero il saluto. Il senatore stava giusto esortando Karl a scendere con cautela, quando lui, ancora sul primo gradino, scoppiò in un pianto dirotto. Il senatore fece scivolare la mano destra sotto il mento di Karl, lo strinse a sé con forza e lo accarezzò con la mano sinistra. Così scesero lentamente gradino per gradino ed entrarono allacciati nella scialuppa, dove il senatore scelse un buon posto per Karl proprio davanti a lui. A un suo cenno i marinai si staccarono dalla nave e subito si misero a remare a pieno ritmo. A pochi metri di distanza dalla nave Karl vide con sorpresa che si trovavano proprio dal lato della nave su cui davano le finestre della cassa principale. Tutte e tre le finestre erano occupate da testimoni di Schubal che salutavano e facevano cenni cordiali, anche lo zio ringraziò e un marinaio riuscì persino a inviare un bacio con la mano senza interrompere il ritmo della remata.