D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta
Atto secondo Q
Aminta
A morte,
s’altro in mio pro’ non hai fatto che quanto ora mi narri.
Tirsi
E poco parti questo?
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Credi tu dunque, sciocco, che mai Dafne consigliasse l’andar, se non vedesse in parte il cor di Silvia? E forse ch’ella il sa, né però vuol ch’altri risappia ch’ella ciò sappia. Or, se ‘l consenso espresso 100
cerchi di lei, non vedi che tu cerchi quel che più le dispiace? Or dove è dunque questo tuo desiderio di piacerle?
E s’ella vuol che ‘l tuo diletto sia tuo furto o tua rapina, e non suo dono 105
né sua mercede, a te, folle, che importa più l’un modo che l’altro?
Aminta
E chi m’accerta
che il suo desir sia tale?
Tirsi
Oh mentecatto!
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Ecco, tu chiedi pur quella certezza ch’a lei dispiace, e dispiacer le deve dirittamente, e tu cercar non déi.
Ma chi t’accerta ancor che non sia tale?
Or s’ella fosse tale, e non v’andassi?
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Eguale è il dubbio e ‘l rischio. Ahi, pur è meglio come ardito morir, che come vile.
Tu taci, tu sei vinto. Ora confessa questa perdita tua, che fia cagione di vittoria maggiore. Andianne.
Aminta
Aspetta.
Tirsi
Che Aspetta? non sai ben che ‘l tempo fugge?
Aminta
Deh, pensiam pria se ciò dee farsi, e come.
Tirsi
Per strada penserem ciò che vi resta; ma nulla fa chi troppe cose pensa.
Coro
Amore, in quale scola,
da qual mastro s’apprende la tua sì lunga e dubbia arte d’amare?
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 39
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta
Atto secondo Q
Chi n’insegna a spiegare
ciò che la mente intende, 130
mentre con l’ali tue sovra il ciel vola?
Non già la dotta Atene,
né ‘l Liceo ne ‘l dimostra; non Febo in Elicona,
che sì d’Amor ragiona
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come colui ch’impara:
freddo ne parla, e poco;
non ha voce di foco,
come a te si conviene;
non alza i suoi pensieri
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a par de’ tuoi misteri.
Amor, degno maestro
sol tu sei di te stesso,
e sol tu sei da te medesmo espresso; tu di lègger insegni
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ai più rustici ingegni
quelle mirabil cose
che con lettre amorose
scrivi di propria man negli occhi altrui; tu in bei facondi detti
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sciogli la lingua de’ fedeli tuoi; e spesso (oh strana e nova eloquenza d’Amore!)
spesso in un dir confuso
e ‘n parole interrotte
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meglio si esprime il core, e più par che si mova,
che non si fa con voci adorne e dotte; e ‘l silenzio ancor suole aver prieghi e parole.
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Amor, leggan pur gli altri le socratiche carte,
ch’io in due begli occhi apprenderò quest’arte; e perderan le rime
de le penne più saggie
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appo le mie selvaggie,
che rozza mano in rozza scorza imprime.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 40
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta
Atto terzo Q
Atto terzo
Scena prima
Oh crudeltate estrema, oh ingrato core, oh donna ingrata, oh tre fiate e quattro ingratissimo sesso! E tu, natura, negligente maestra, perché solo 5
a le donne nel volto e in quel di fuori ponesti quanto in loro è di gentile, di mansueto e di cortese, e tutte l’altre parti obliasti? Ahi, miserello, forse ha se stesso ucciso; ei non appare; 10
io l’ho cerco e ricerco omai tre ore nel loco ov’io il lasciai e nei contorni: né trovo lui né orme de’ suoi passi.
Ahi, che s’è certo ucciso! Io vo’ novella chiederne a que’ pastor che colà veggio.
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Amici, avete visto Aminta, o inteso novella di lui forse?
Coro
Tu mi pari
così turbato: e qual cagion t’affanna?
Ond’è questo sudor, e questo ansare?
20
Havvi nulla di mal? fa che ‘l sappiamo.
Tirsi
Temo del mal d’Aminta: avetel visto?
Coro
Noi visto non l’abbiam dapoi che teco, buona pezza, partì; ma che ne temi?
Tirsi
Ch’egli non s’abbia ucciso di sua mano.
Coro
Ucciso di sua mano? or perché questo?
che ne stimi cagione?
Tirsi
Odio ed Amore.
Coro
Duo potenti inimici, insieme aggiunti, che far non ponno? Ma parla più chiaro.
Tirsi
L’amar troppo una ninfa, e l’esser troppo odiato da lei.
Coro
Deh, narra il tutto;
questo è luogo di passo, e forse intanto Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 41
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta
Atto terzo Q
alcun verrà che nova di lui rechi: 35
forse arrivar potrebbe anch’egli istesso.
Tirsi
Dirollo volontier, che non è giusto, che tanta ingratitudine e sì strana senza l’infamia debita si resti.
Presentito avea Aminta (ed io fui lasso, 40
colui che &Ariferi’lo&I e che ‘l condussi: or me ne pento) che Silvia dovea con Dafne ire a lavarsi ad una fonte.
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