D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta Atto primo Q

Dafne

Risposer questi con dolce sorriso, volti ad Elpino: – Il core e noi siam tuoi; 220

tu bramar più non déi: costei non puote più darti. – E tanto solo basterebbe per intiera mercede al casto amante, se stimasse veraci come belli quegli occhi, e lor prestasse intera fede.

Silvia

E perché lor non crede?

Dafne

Or tu non sai

ciò che Tirsi ne scrisse, allor ch’ardendo forsennato egli errò per le foreste, sì ch’insieme movea pietate e riso 230

ne le vezzose ninfe e ne’ pastori?

Né già cose scrivea degne di riso, se ben cose facea degne di riso.

Lo scrisse in mille piante, e con le piante crebbero i versi; e così lessi in una: 235

Specchi del cor, fallaci infidi lumi, ben riconosco in voi gli inganni vostri: ma che pro’, se schivarli Amor mi toglie?

Silvia

Io qui trapasso il tempo ragionando, né mi sovviene ch’oggi è ‘l dì prescritto 240

ch’andar si deve a la caccia ordinata ne l’Eliceto. Or, se ti pare, aspetta ch’io pria deponga nel solito fonte il sudore e la polve, ond’ier mi sparsi seguendo in caccia una damma veloce, 245

ch’al fin giunsi ed ancisi.

Dafne

Aspetterotti,

e forse anch’io mi bagnerò nel fonte.

Ma sino a le mie case ir prima voglio, che l’ora non è tarda, come pare.

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Tu ne le tue m’aspetta ch’a te venga, e pensa in tanto pur quel che più importa de la caccia e del fonte; e, se non sai, credi di non saper, e credi a’ savi.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 15

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta Atto primo Q

Scena seconda

Aminta

Ho visto al pianto mio

risponder per pietate i sassi e l’onde, e sospirar le fronde

ho visto al pianto mio;

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ma non ho visto mai,

né spero di vedere,

compassion ne la crudele e bella, che non so s’io mi chiami o donna o fera: ma niega d’esser donna,

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poiché nega pietate

a chi non la negaro

le cose inanimate.

Tirsi

Pasce l’agna l’erbette, il lupo l’agne, ma il crudo Amor di lagrime si pasce, 15

né se ne mostra mai satollo.

Aminta

Ahi, lasso,

ch’Amor satollo è del mio pianto omai, e solo ha sete del mio sangue; e tosto voglio ch’egli e quest’empia il sangue mio 20

bevan con gli occhi.

Tirsi

Ahi, Aminta, ahi, Aminta, che parli? o che vaneggi? Or ti conforta, ch’un’altra troverai, se ti disprezza questa crudele.

Aminta

Ohimè, come poss’io

altri trovar, se me trovar non posso?

Se perduto ho me stesso, quale acquisto farò mai che mi piaccia?

Tirsi

O miserello,

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non disperar, ch’acquisterai costei.

La lunga etate insegna a l’uom di porre freno ai leoni ed a le tigri ircane.

Aminta

Ma il misero non puote a la sua morte indugio sostener di lungo tempo.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 16

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta Atto primo Q

Tirsi

Sarà corto l’indugio: in breve spazio s’adira e in breve spazio anco si placa femina, cosa mobil per natura più che fraschetta al vento e più che cima di pieghevole spica. Ma, ti prego, 40

fa ch’io sappia più a dentro de la tua dura condizione e de l’amore; che, se ben confessato m’hai più volte d’amare, mi tacesti però dove fosse posto l’amore. Ed è ben degna 45

la fedele amicizia ed il commune studio de le Muse ch’a me scuopra ciò ch’agli altri si cela.

Aminta

Io son contento,

Tirsi, a te dir ciò che le selve e i monti 50

e i fiumi sanno, e gli uomini non sanno.

Ch’io sono omai sì prossimo a la morte, ch’è ben ragion ch’io lasci chi ridica la cagion del morire, e che l’incida ne la scorza d’un faggio, presso il luogo 55

dove sarà sepolto il corpo essangue; sì che talor passandovi quell’empia si goda di calcar l’ossa infelici co ‘l piè superbo, e tra sé dica: – E’ questo pur mio trionfo –; e goda di vedere 60

che nota sia la sua vittoria a tutti li pastori paesani e pellegrini che quivi il caso guidi; e forse (ahi, spero troppo alte cose) un giorno esser potrebbe ch’ella, commossa da tarda pietate, 65

piangesse morto chi già vivo uccise, dicendo: – Oh pur qui fosse, e fosse mio! –

Or odi.

Tirsi

Segui pur, ch’io ben t’ascolto, e forse a miglior fin che tu non pensi.

Aminta

Essendo io fanciulletto, sì che a pena giunger potea con la man pargoletta Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 17

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso Aminta Atto primo Q

a côrre i frutti dai piegati rami degli arboscelli, intrinseco divenni de la più vaga e cara verginella 75

che mai spiegasse al vento chioma d’oro.

La figliuola conosci di Cidippe e di Montan, ricchissimo d’armenti, Silvia, onor de le selve, ardor de l’alme?

Di questa parlo, ahi lasso; vissi a questa 80

così unito alcun tempo, che fra due tortorelle più fida compagnia non sarà mai, né fue.

Congiunti eran gli alberghi, ma più congiunti i cori;

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conforme era l’etate,

ma ‘l pensier più conforme; seco tendeva insidie con le reti ai pesci ed agli augelli, e seguitava i cervi seco e le veloci damme: 90

e ‘l diletto e la preda era commune.