Antonio e Cleopatra
WILLIAM SHAKESPEARE
ANTONIO E CLEOPATRA
Tragedia in 5 atti
Traduzione e note di Goffredo Raponi
Titolo originale: "ANTONY AND CLEOPATRA"
NOTE PRELIMINARI
1) Il testo inglese adottato per la traduzione è quello dell'edizione dell'opera completa di Shakespeare curata dal prof. Peter Alexander (William Shakespeare - "The Complete Works", Collins, London & Glasgow, 1960, pagg. XXXII - 1370), con qualche variante suggerita da altri testi, specialmente quello della più recente edizione dell'"Oxford Shakespeare" curata da G. Welles & G. Taylor per la Clarendon Press, New York, U.S.A., 1988-94, pagg. XLIX - 1274; quest'ultima contiene anche "I due nobili cugini" ("The Two Noble Kinsmen") che manca nell'Alexander.
2) Alcune didascalie ("stage instructions") sono state aggiunte dal traduttore di sua iniziativa, per la migliore comprensione dell'azione scenica alla lettura, cui questa traduzione è espressamente ordinata e intesa, il traduttore essendo convinto della irrappresentabilità del teatro di Shakespeare sulle moderne ribalte.(1) Si è conservata comunque la rituale indicazione "Entra"/ "Entrano" ("Enter") e "Esce"/ "Escono" ("Exit"/"Exeunt") avvertendo peraltro che non sempre essa indica entrata/uscita dei personaggi, potendosi dare che questi si trovino già sulla scena all'apertura o vi rimangano alla chiusura della stessa.
3) Il metro è l'endecasillabo sciolto, intercalato da settenari, come l'abbia richiesto al traduttore lo scorrere della verseggiatura. Altro metro si è usato per citazioni, proverbi, canzoni, ecc., quando in accordo col testo, sia stato richiesto uno stacco di stile.
4) Trattandosi della Roma di Cesare, la forma del "tu" (i Romani non ne conoscevano altra) è sembrata imperativa, ad onta del dialogante alternarsi dello "you" e del "thou" dell'inglese.
5) Il traduttore riconosce di essersi avvalso - ed anche largamente in certi casi - di traduzioni precedenti dalle quali ha preso in prestito, oltre alla interpretazione di passi controversi, intere frasi e costrutti, dandone opportuno credito in nota.
PERSONAGGI
ANTONIO
OTTAVIO CESARE Triumviri LEPIDO
SESTO POMPEO
DOMIZIO ENOBARBO
VENTIDIO
EROS
SCARO seguaci di Antonio DERCETE
DEMETRIO
FILONE
MECENATE
AGRIPPA
DOLABELLA seguaci di Cesare Ottavio PROCULEIO
TIREO
GALLO
MENAS
MENECRATE seguaci di Sesto Pompeo VARRIO
TAURO Luogotenente di Cesare
CANIDIO Luogotenente di Antonio
SILIO Ufficiale dell'esercito di Ventidio
EUFRONIO Ambasciatore di Antonio e Cesare
ALESSA del seguito di Cleopatra MARDIANO, Eunuco
SELEUCO, Tesoriere
DIOMEDE
CLEOPATRA regina d'Egitto
OTTAVIA sorella di Ottavio Cesare e moglie di Antonio
CARMINIA, IRAS Ancelle di Cleopatra
UN INDOVINO, UN CONTADINO, ufficiali, soldati, messaggeri, e altri del seguito
SCENA: Roma - Vicino a Sardi - Vicino a Filippi ATTO PRIMO
SCENA I - Alessandria. Stanza nella reggia di Cleopatra
Entrano DEMETRIO e FILONE
FILONE - Bah, mi pare che il nostro generale con questa sua amorosa infatuazione stia davvero passando la misura: quegli occhi che hanno sempre folgorato come quelli di un Marte corazzato, su guerresche falangi, ora dimessi, in atto di servile devozione abbassano lo sguardo su una fronte del colore del bronzo.(2) Quel suo cuore di grande condottiero che nel cozzo d'asprissime battaglie gli ha schiantato le fibule sul petto,(3) rinnegato ogni senso di ritegno, s'è ridotto ad un mantice, a un ventaglio per raffreddar gli ardori d'una zingara.
Trombe.(4) Entrano ANTONIO e CLEOPATRA con le sue ancelle e con degli eunuchi che le fanno vento agitando grandi ventagli
Eccoli. Osserva bene Marcantonio, e vedrai uno dei tre gran pilastri su cui si regge il mondo(5) trasformato nel giullare d'una baldracca. Osservalo, e mi darai ragione.
CLEOPATRA - (Ad Antonio) Se è vero amore, dimmi quant'è grande.
ANTONIO - L'amore che si può quantificare è da elemosinanti.
CLEOPATRA - I confini entro i quali essere amata voglio fissarli io.
ANTONIO - Allora occorrerà che tu ti trovi un nuovo cielo ed una nuova terra.
Entra un MESSO di Antonio
MESSO - Mio buon signore, notizie da Roma.
ANTONIO - M'annoiano. Avanti, solo il succo.
CLEOPATRA - Ma no, Antonio, ascoltale: è forse Fulvia che ti fa un rabbuffo, o magari è lo sbarbatello Cesare,(6) che ti manda un suo ordine reciso: "Fa' questo, o questo! Conquista quel regno, affranca questo! Esegui, o guai a te!".
ANTONIO - Ma che dici, amor mio?
CLEOPATRA - Ho detto "forse"? No, è sicurissimo: non devi trattenerti qui più a lungo, devi partire, ordine di Cesare; perciò obbedisci, Antonio. Dov'è l'ordine di comparizione di Fulvia?... O di Cesare? O di entrambi? Fate venire avanti i messaggeri! Antonio, com'è vero ch'io regina sono d'Egitto, tu arrossisci tutto, e il sangue che t'imporpora le guance offre un omaggio a Cesare, o se no è il tributo di vergogna che avvampa le tue guance quando la stridula voce di Fulvia ti sgrida. Avanti i messaggeri, ho detto!
ANTONIO - Si dissolva pur Roma nel suo Tevere e crolli pure dalle fondamenta l'arco immenso dell'ordinato impero! Qui è il mio mondo. I regni sono creta, e questa nostra terra di pattume nutre tutti egualmente, uomini e bestie. Vivere nobilmente è far così...
(L'abbraccia)
Quando una coppia è sì bene assortita e due come noi possono farlo, io sfido il mondo, a pena di castigo, a dir che c'è una coppia eguale a noi!(7)
CLEOPATRA - Eccellente menzogna! Perché ha sposato Fulvia, se non l'amava? Io non sono la sciocca che sembro, e Antonio sarà sempre Antonio.
ANTONIO - Salvo quando è istigato da Cleopatra... Oh, via, mia cara, in nome dell'Amore e dell'ore sue dolci, Cleopatra, non sciupiamo altro tempo a bisticciarci. Non un minuto delle nostre vite trascorra più senza un qualche piacere! Quali spassi stanotte?
CLEOPATRA - Senti gli ambasciatori.
ANTONIO - Alla malora! Andiamo, su, regina attaccabrighe, a cui sta bene tutto quel che fa: ridere, piangere, rimproverare! Come ogni moto di passione in te gareggia a farsi bello ed ammirato! Stasera nessun messo, eccetto te, e ce ne andremo in giro per le strade, soli soli, a guardar che fa la gente. Andiamo, mia regina, che ieri sera lo desideravi.
(Al Messo) Il tuo messaggio, tienilo per te.
(Escono Antonio e Cleopatra con il seguito)
DEMETRIO - Hai visto in quale conto Ottavio Cesare è tenuto da Antonio?
FILONE - A volte, quando Antonio non è lui, perde troppo di quella sua grandezza che sempre lo dovrebbe accompagnare.
DEMETRIO - Mi dispiace, perché così avvalora le linguacce che corrono per Roma sopra di lui. C'è solo da sperare che domani sia meglio. Buon riposo.
(Escono)
SCENA II - Altra stanza nella reggia di Cleopatra
Entrano CARMIANA, IRAS, ALESSA e un INDOVINO
CARMIANA - Alessa, dolce Alessa, superlativo, quasi assolutissimo Alessa, dove sta quell'indovino che hai tanto lodato alla regina? Oh, potessi conoscere da lui quel marito che, dici, è destinato a fregiarsi le corna di ghirlande!(8)
ALESSA - Indovino!
INDOVINO - Che vuoi da me?
CARMIANA - Ah, è lui. Sei tu, amico, che sai predir le cose?
INDOVINO - Diciamo che so leggere qualcosa nel libro degli infiniti segreti della natura.
ALESSA - (A Carmiana) Mostragli la mano.
Entra ENOBARBO
ENOBARBO - Presto, presto, apprestate pel rinfresco, e soprattutto vino a volontà, per bere alla salute di Cleopatra!
CARMIANA - (All'Indovino, stendendogli la mano) Da bravo, dammi la buona fortuna.
INDOVINO - Io la predico solo: non la fabbrico.
CARMIANA - Bene; allora predicimene una.
INDOVINO - Sarai ancor più florida di adesso.
CARMIANA - (A Iras) In carne, vuole intendere.
IRAS - No, ti dipingerai quando sei vecchia.
CARMIANA - Accidenti alle rughe!
ALESSA - Non irritate il suo pronosticare; state attente!
CARMIANA - Silenzio!
INDOVINO - Amerai più che non sarai amata.
CARMIANA - Meglio scaldarmi il fegato col bere.
ALESSA - Ma non così, ascoltalo!
CARMIANA - Su, da bravo, predicimi una qualche fortuna straordinaria: che so, ch'io mi mariti con tre re in una mattinata, e resti vedova di tutti e tre; che partorisca un figlio a cinquant'anni, al quale renda omaggio Erode di Giudea; o ch'io mi sposi con Ottavio Cesare, e faccia il paio con la mia padrona.
INDOVINO - Vivrai più a lungo di colei che servi.
CARMIANA - Oh, eccellente! La longevità mi piace più dei fichi!(9)
INDOVINO - Hai visto e conosciuto miglior sorte di quella che si approssima.
CARMIANA - Allora può accadere che i miei figli restino senza nome; ma, di grazia, tra maschi e femmine, quanti ne avrò?
INDOVINO - Se ciascuna tua voglia avesse un grembo, e ognuna fosse fertile, un milione.
CARMIANA - Evvia, sciocco buffone! Come mago-stregone ti ripudio!(10)
ALESSA - Tu credi che a sapere le tue voglie siano le tue lenzuola e nessun altro.
CARMIANA - Avanti, adesso, di' la sua a Iris.
ALESSA - Tutti vogliamo qui saper la nostra.
ENOBARBO - La mia, stanotte, e di molti di noi, io già la so... andare a letto sbronzi!
IRAS - (Porgendo all'Indovino il palmo della mano) Questa palma, se nessun'altra cosa, predice castità.
CARMIANA - Sì, come il Nilo predice carestia quando straripa.(11)
IRAS - Ma va', sfrenata femmina da letto! Tu, di pronostici, non te n'intendi.
CARMIANA - Beh, se una palma untuosa non presagisce la fertilità, vuol dire allora ch'io non son capace di grattarmi l'orecchio con un dito.
(All'Indovino) Predicile, ti prego, solo una fortuna da giorno feriale.
INDOVINO - Le vostre due fortune sono eguali.
IRAS - Come sarebbe? Puoi spiegarti meglio?
INDOVINO - Ho detto così e basta.
IRAS - Sicché io non avrei nemmeno un pollice di fortuna migliore della sua?
CARMIANA - E se pur fosse? Se la tua fortuna fosse un pollice meglio della mia, dove lo metteresti tu quel pollice?
IRAS - Oh, certo, non nel naso a mio marito.
CARMIANA - Ci mandi il cielo pensieri migliori!... Ora ad Alessa... su, la sua fortuna! O Iside benigna, ch'egli sposi una donna che sia niente di buono, t'imploro, ed anche fa' che questa muoia, e che ad una peggiore segua un'altra peggiore, finché l'ultima, la peggiore di tutte, l'accompagni ridendo al cimitero, cinquanta volte becco! Esaudiscimi questa implorazione o Iside benigna, ti scongiuro!, a costo di negarmi maggior grazia!
IRAS - Così sia, buona dea: ascolta questa preghiera del popolo, ché, come è roba da spezzare il cuore un bell'uomo che sia male ammogliato, è addirittura pena da morire veder restare non cornificato un fior di farabutto. Iside cara, bada perciò a mantenere il decoro, e dàgli la fortuna che si merita.
CARMIANA - E così sia.
ALESSA - Sentitele! Sentitele! Se stesse a loro di far me cornuto, si butterebbero a far le puttane, pur di ottenerlo.
ENOBARBO - Silenzio! Ecco Antonio.
Entra CLEOPATRA
CARMIANA - Macché Antonio! Non vedi? È la regina.
CLEOPATRA - (A Enobarbo) Hai visto il generale?
ENOBARBO - No, signora.
CLEOPATRA - Non era qui con voi?
ENOBARBO - No, non c'era, signora.
CLEOPATRA - Era di buon umore, ma ad un tratto un pensiero romano l'ha colpito... Enobarbo!
ENOBARBO - Signora?
CLEOPATRA - Va' a cercarlo e conducilo qui. Dov'è Alessa?...
ALESSA - Qui, regina, a servirti. Ma eccolo che viene il mio signore...
CLEOPATRA - Non voglio più vederlo. Andiamo via.
(Escono tutti con Cleopatra)
Entra ANTONIO con un MESSO e altri del seguito
MESSO - Prima a scendere in campo è stata Fulvia, tua moglie.
ANTONIO - Contro mio fratello Lucio?
MESSO - Sì, ma la guerra s'è conclusa subito; e poi il corso degli avvenimenti ha fatto che tornassero alleati, e unissero le forze contro Cesare, il cui successo in guerra, al primo scontro, li ha ributtati fuori dall'Italia.
ANTONIO - Bene, che c'è di peggio?
MESSO - Le cattive notizie son sempre perniciose a chi le reca.
ANTONIO - Sì, se son destinate ad uno stolto o ad un vigliacco.
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