Vi prego, non mi fate quelle facce! E non siate ritrosi nel rispondermi: cogliete invece la buona occasione che vi porge la mia disperazione. Abbandonate pure al suo destino chi abbandona se stesso: dritti al mare, vi lascerò in possesso della nave, con tutto il suo tesoro. Ma lasciatemi adesso per un poco... sì, soltanto per poco, ve ne prego... ché oramai, ho perduto il comando e non ho più il potere di ordinarvelo. Vi rivedrò tra tra poco.

Entra CLEOPATRA, sorretta da CARMIANA ed EROS; la segue IRAS

EROS - Su, gentile cara, avvicinati a lui, dàgli conforto.

IRAS - Sì, sì, fallo, carissima regina.

CARMIANA - Suvvia, che cosa aspetti?

CLEOPATRA - Oh, Giunone!... Lasciatemi sedere.

ANTONIO - (Tra sé) Oh, no, no, no, no, no!

EROS - Vedi chi c'è, signore?

ANTONIO - (c. s.) Oh, vergogna, vergogna!

(S'accascia)

CARMIANA - Mia signora!

IRAS - Mia buona imperatrice!

EROS - Signore! Mio signore!

ANTONIO - Sì, mio signore, sì, lui mio signore; a Filippi pareva un ballerino per il modo con cui teneva in mano la spada, mentre io colpivo a morte il magro e grinzo Cassio, e finivo lo scatenato Bruto.(93)

Lui la guerra l'ha sempre combattuta per la mano dei suoi luogotenenti, e non ha avuto mai nessuna pratica nell'ordinare le schiere in battaglia. E adesso... Mah! Ormai più non m'importa....

CLEOPATRA - (Fingendo uno svenimento) Oh, statemi vicine!

EROS - La regina, signore, la regina!

IRAS - Signora, va' da lui, digli qualcosa; egli non sta più in sé per la vergogna.

CLEOPATRA - Sì... Allora sostenetemi... Ohi! Ohi!

EROS - Alzati, nobilissimo signore, la regina s'accosta a capo chino; la ghermirà la morte se non la salvi tu col tuo conforto.

ANTONIO - Ho macchiato la mia reputazione, con la più degradante aberrazione!

EROS - La regina, signore.

ANTONIO - Oh, vedi, Egitto, dove m'hai condotto. Guarda come sottraggo alla tua vista la mia vergogna, mentre guardo indietro tutto quel che ho lasciato alle mie spalle, distrutto dall'infamia.

CLEOPATRA - Ah, mio signore, Perdona alle mie vele pusillanimi. Non pensavo che m'avresti seguito.

ANTONIO - Egitto, tu sapevi troppo bene che il mio cuore era avvinto al tuo timone coi lacci e che m'avresti trascinato sulla tua scia. Sapevi qual dominio hai sul mio spirito, e che un tuo cenno m'avrebbe anche distolto da un comando che avessi ricevuto dagli dèi.

CLEOPATRA - Ah, perdono, perdono!...

ANTONIO - Ora sarò costretto ad umiliarmi con l'inviare proposte di pace a quello sbarbatello, destreggiarmi ricorrendo ai trucchetti e agli espedienti di chi è caduto in basso: io che prima mi sono baloccato che a mio talento con metà del mondo, facendo e disfacendo le fortune. Sapevi troppo bene fino a che punto io fossi tua conquista, e come la mia spada, resa imbelle dalla passione, avrebbe in ogni caso solo ad essa obbedito.

CLEOPATRA - Ah, sì, perdonami!

ANTONIO - Ma nemmeno una lacrima, ti dico; perché una sola di esse val tutto quanto è stato vinto e perso. Dammi un bacio, e ciò basti a ripagarmi. Gli abbiam mandato il nostro precettore. Sarà tornato?... Amore, io son di piombo! Ehi, di là dentro! Vino e da mangiare! La fortuna sa bene che tanto più ci beffiamo di lei quanto più s'accanisce coi suoi colpi.

(Escono)

SCENA XII - Egitto. Il campo di Cesare

Entrano OTTAVIO CESARE, DOLABELLA, TIREO e seguito

OTTAVIO - Introducete avanti a me quell'uomo inviato da Antonio. Lo conoscete?

DOLABELLA - È il suo precettore. Dev'esser proprio spennacchiato, Cesare, se ti manda una penna così misera della sua ala, lui che come messi, fino ancora a non molte lune fa, aveva addirittura re a bizzeffe.

Entra EUFRONIO, legato di Antonio

OTTAVIO - Avvicinati e parla.

EUFRONIO - Quale sono, e in nessun'altra veste, io vengo a te dalla parte di Antonio. Finora son contato tanto poco ai suoi disegni, quanto al grande mare la guazza mattutina condensata sulla foglia di mirto.(94)

OTTAVIO - Va bene. Dimmi adesso il tuo messaggio.

EUFRONIO - Come signore delle sue fortune ti saluta, e ti chiede di concedergli di seguitare a vivere in Egitto; se ciò non gli è concesso, si limita a richiederti, in subordine, di poter respirar, tra cielo e terra, in Atene, privato cittadino. Questo per lui. In quanto a Cleopatra, ti rende atto della tua grandezza, si sottomette alla tua autorità, e da te implora, per i suoi eredi, la corona che fu di Tolomeo, ed ora alla mercé del tuo volere.

OTTAVIO - Quanto ad Antonio, per le sue richieste io non ho orecchi. La regina invece non mancherà d'aver da me ascolto ed accoglienza d'ogni desiderio quando ella abbia scacciato dall'Egitto l'amante suo, da tutti screditato, o l'abbia ucciso là. Se farà questo, ella non pregherà inascoltata. Questa è la mia risposta per entrambi.

EUFRONIO - T'assista la fortuna, Ottavio Cesare.

OTTAVIO - Fategli scorta a traversare il campo.

(Esce Eufronio, scortato)

(A Tireo) È il momento di mettere alla prova le tue capacità di persuasione.