Ma a quest’ultimo non accadeva spesso che in quei tempi un marinaio o un ufficiale inferiore chiedesse udienza; l’avrebbero giustificato, secondo una inveterata consuetudine, soltanto circostanze eccezionali.
Subito, proprio mentre, assorto nei suoi pensieri, stava per girare e proseguire la sua passeggiata, il comandante percepì la presenza di Claggart e notò il berretto levato in atteggiamento di deferente attesa. Sia qui detto che capitan Vere conosceva di persona questo ufficiale inferiore soltanto da quando la nave era salpata dalla madrepatria: allora; infatti, Claggart, trasferito da una nave trattenuta per riparazioni, aveva preso il posto a bordo della Bellipotent del precedente maestro d’armi, invalido e rimasto a terra.
Non appena il comandante ebbe posato lo sguardo sull’uomo, che, deferente, aspettava di essere notato, gli si disegnò sul volto una particolare espressione. Non era dissimile da quella che guizza incontrollata sul volto di chi inaspettatamente incontra una persona che, pur nota, non si frequenta da abbastanza tempo per conoscerla a fondo, ma nel cui aspetto qualcosa, ora per la prima volta, suscita un vago senso di disgusto e di ripulsione. Ma fermandosi e riprendendo l’abituale maniera ufficiale, tranne che per una specie di impazienza indugiante nel tono della parola di esordio, disse:
— Allora? Che c’è, maestro d’armi?
Con l’aria del subalterno avvilito dalla necessità di essere messaggero di cattive notizie, tuttavia coscienziosamente deciso a essere franco e altrettanto risoluto a evitare ogni esagerazione, Claggart, a questo invito, o piuttosto comando, a sgravarsi del fardello, parlò. Quello che disse, espresso in un linguaggio da uomo non incolto, stava a significare, se non proprio detto con queste parole, che durante l’inseguimento e i preparativi per un eventuale scontro, aveva visto abbastanza per convincersi come almeno un marinaio a bordo fosse una persona pericolosa su una nave dove si raccoglievano uomini, che non solo avevano avuto una parte colpevole nei recenti gravi disordini, ma anche altri, come l’individuo in questione, entrati nel servizio di Sua Maestà in forme diverse dall’arruolamento.
A questo punto il capitano Vere lo interruppe con una certa impazienza:
— Siate esplicito; dite arruolati a forza.
Con un gesto di ossequio Claggart proseguì. Ultimamente egli (Claggart) aveva cominciato a sospettare che sui ponti di batteria circolasse sotto sotto qualche fremito fomentato dal marinaio in questione, ma pensava di non essere giustificato a riportare il sospetto, finché fosse rimasto vago. Ma, da quanto aveva notato quel pomeriggio, il sospetto che covasse qualcosa di clandestino aveva raggiunto un punto meno lontano dalla certezza. Sentiva profondamente, aggiunse, la grave responsabilità assuntasi nel fare un rapporto, che, oltre ad avere conseguenze così gravi soprattutto per l’individuo in questione, tendeva ad aumentare le preoccupazioni, naturali in ogni comandante dopo le eccezionali rivolte esplose di recente, che, disse accorato, non era necessario nominare.
Ora, al primo accenno all’argomento, capitan Vere, preso di sorpresa, non riuscì del tutto a dissimulare la propria inquietudine. Ma, mentre Claggart procedeva, qualcosa nei modi di quella testimonianza trasformò la prima reazione in riluttanza. Si trattenne, comunque, dall’interromperlo, e Claggart, continuando, così concluse:
— Dio non voglia, vostro onore, che la Bellipotent debba fare l’esperienza della...
— Non preoccupatevi! — intervenne qui il superiore in tono perentorio, il volto alterato dall’ira, intuendo istintivamente quale nave l’altro stesse per nominare, una sulla quale l’ammutinamento del Nore aveva assunto un carattere particolarmente tragico tanto che per un certo tempo era stata in pericolo la stessa vita del comandante. Date le circostanze, l’intento di quell’allusione lo indignava. Quando gli stessi ufficiali superiori andavano sempre cautissimi nello scegliere le parole per riferirsi ai recenti avvenimenti della flotta, l’allusione superflua fatta da un ufficiale inferiore alla presenza del suo capitano lo colpì come un gesto di impudente presunzione. Inoltre, con il suo vigile senso della fierezza, gli parve, in quelle circostanze, quasi un tentativo per allarmarlo. E sulle prime non lo lasciò poco sorpreso che un uomo in grado di comportarsi con molto tatto nelle sue funzioni, come aveva potuto notare fino a quel momento, se ne rivelasse così carente in quella particolare occasione.
Ma a questi e altri pensieri altrettanto dubbiosi che gli balenavano in mente subentrò all’improvviso un intuitivo sospetto che, pur ancora oscuro nella forma, servì in pratica a influenzare il suo atteggiamento davanti alle cattive notizie.
Certo è che, con la sua lunga esperienza di tutti gli aspetti della complessa vita del ponte di batteria, che, come ogni altra forma di vita, ha i suoi versi segreti e i suoi lati ambigui, seppur non ammessi dai più, capitan Vere non si lasciò turbare indebitamente dal tono generale del rapporto del suo subordinato.
Inoltre, se alla luce dei recenti avvenimenti si doveva intervenire con tempestività al primo segno tangibile di una ripresa della rivolta, tuttavia non sarebbe stato saggio – pensò – tenere viva l’idea di uno scontento tuttora serpeggiante, dimostrando eccessiva prontezza nel dare credito a un informatore, fosse pure questi un suo subordinato con l’incarico, fra le altre cose, della sorveglianza di polizia sull’equipaggio. Tale modo di sentire non avrebbe avuto quell’impatto su di lui, se, in una precedente occasione, non lo avesse irritato lo zelo patriottico esibito da Claggart, che gli era parso eccessivo e forzato. Qualcosa inoltre nei modi composti e in qualche modo ostentati dell’ufficiale nel fornire i particolari gli rammentava stranamente un bandista, testimone spergiuro in un processo per un crimine da pena capitale davanti a una corte marziale a terra, di cui egli (capitano Vere) era stato membro.
Ora alla perentoria strigliata a Claggart, che servì a interromperne le allusioni, seguirono subito queste parole:
— Mi dite che c’è almeno un uomo pericoloso a bordo. Fate il suo nome.
— William Budd, un gabbiere, vostro onore.
— William Budd! — ripeté capitan Vere con genuino stupore. — Volete dire l’uomo che il tenente Ratcliffe prese dal mercantile non molto tempo fa, il giovanotto che pare così benvoluto da tutti – Billy, il Bel Marinaio, come lo chiamano?
— Proprio lui, vostro onore, ma, giovane e bello com’è, un individuo che la sa lunga. Non per nulla si intrufola per farsi benvolere dai compagni perché, all’occorrenza, non potranno che dire – lo faranno tutti – una buona parola sul suo conto, in ogni circostanza. Il tenente Ratcliffe ha riferito a vostro onore di quell’abile impennata di Budd, saltato a prua della lancia sotto la poppa del mercantile, mentre veniva portato via? L’aspetto allegro maschera il risentimento che nutre in cuore per l’arruolamento forzato. Voi avete notato soltanto le belle guance. Ma sotto i petali rosati delle margherite si nasconde, chissà, una trappola.
Ora il Bel Marinaio, una figura che si distingueva nell’equipaggio, aveva naturalmente attratto l’attenzione del capitano fin dall’inizio. Sebbene non fosse in generale un uomo espansivo con i suoi ufficiali, si era congratulato con il tenente Ratcliffe per la fortuna di avere scovato un esemplare così bello del genus homo, che nudo avrebbe potuto posare per una statua del giovane Adamo prima della Caduta. Quanto al commiato di Billy dalla Diritti dell’uomo, che il tenente gli aveva si riferito, ma presentandogliela, con tutta la deferenza, più come una storiella divertente che altro, il capitano Vere, pur considerandolo erroneamente un gesto satirico, si era limitato a pensare ancora meglio dell’uomo arruolato a forza, in quanto da buon ufficiale ammirava chi aveva lo spirito di prendere con tanta allegria e buon senso una coscrizione arbitraria. La condotta del gabbiere, inoltre, per quanto il capitano aveva avuto modo di notare, aveva confermato il primo lieto auspicio, mentre le qualità marinare della nuova recluta gli erano apparse tali da pensare di raccomandarlo all’ufficiale in seconda per promuoverlo in un posto che lo avrebbe portato più spesso alla sua attenzione, vale a dire al comando della coffa di mezzana, a sostituire nella guardia di dritta un uomo non più giovane, che, in parte per quella ragione, gli sembrava meno adatto al posto. Sia detto qui tra parentesi che, siccome i gabbieri di mezzana non hanno da maneggiare masse di tela pesante come le vele inferiori dell’albero maestro e di trinchetto, un giovane, se ha la stoffa, non soltanto sembra più adatto al compito, ma di fatto viene in generale scelto al comando di questa coffa, e quelli che ha sotto di sé sono uomini svelti e spesso sbarbatelli. Insomma il capitano Vere fin dall’inizio aveva ritenuto che Billy Budd fosse “un affare da Re” per usare il gergo marinaro del tempo: cioè, un investimento con i fiocchi per la marina di Sua Maestà britannica, ottenuto con poco o nessun esborso.
Dopo una breve pausa, durante la quale questi ricordi gli balenarono vividi nella mente ed egli valutò il peso dell’ultima insinuazione di Claggart, implicita nell’espressione “una trappola sotto le margherite”, e più la ponderava, meno sentiva di doversi fidare della buona fede dell’informatore, si volse all’improvviso verso di lui e a bassa voce gli chiese:
— Voi venite da me, maestro d’armi, con un racconto tanto fumoso? Quanto a Budd, indicatemi un gesto o citatemi una parola che confermino in generale le vostre accuse. Fate attenzione, — e gli si avvicinò, — a quello che dite.
Proprio ora, in casi del genere, c’è un braccio di pennone per il testimone spergiuro.
— Ah, vostro onore! — sospirò Claggart, scuotendo leggermente la bella testa quasi a esprimere mesta deprecazione per quella immeritata severità di tono. Quindi, mostrandosi offeso ed ergendosi con virtuosa perentorietà, riferì in modo circostanziato certe parole e certi gesti che, nell’insieme, se accettati per veri, portavano a una presunzione di colpa gravissima a carico di Budd. E per alcune di queste asserzioni, aggiunse, erano a portata di mano prove concrete.
Con occhi grigi impazienti e diffidenti che cercavano di scandagliare il fondo dei calmi occhi viola di Claggart, il capitano Vere lo ascoltò di nuovo da cima a fondo. Poi rimase per un attimo fermo a rimuginare.
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