Dobbiamo agire, e agire entro questa alternativa: condannare o assolvere.
— Non possiamo dichiararlo colpevole ma mitigare la pena? — chiese l’ufficiale di rotta, prendendo esitante la parola per la prima volta.
— Signori, se anche ciò fosse chiaramente legittimo da parte nostra, date le circostanze, considerate le conseguenze di tale clemenza. Gli uomini, — (riferendosi all’equipaggio della nave), — hanno un istinto innato; quasi tutti conoscono bene le nostre consuetudini marinare e tradizioni: come la prenderebbero? Se anche poteste fornire loro delle spiegazioni – e ce lo vieta la nostra posizione ufficiale – questi, a lungo plasmati da una disciplina arbitraria, non hanno quella rispondenza intelligente che potrebbe portarli a comprendere e distinguere. No, agli uomini il gesto del gabbiere, a prescindere dal termine usato nel comunicato, rimarrà un puro e semplice omicidio commesso in un flagrante atto di ammutinamento. Quale condanna debba seguirne, questo lo sanno. Però non è così. Perché? rimugineranno. Sapete come sono i marinai. Non penseranno alla recente rivolta del Nore? Sì. Sanno che l’allarme è fondato... conoscono il panico che si diffuse in tutta l’Inghilterra. La vostra sentenza clemente la considererebbero pusillanime. Penserebbero che indietreggiamo, che abbiamo paura di loro – paura di mettere in atto un legittimo rigore particolarmente richiesto in questa circostanza, per tema che scateni nuovi disordini. Che vergogna per noi questa loro congettura e quanto funesta per la disciplina! Vedete dunque dove, indotto dal dovere e dalla legge, io punti con decisione. Ma vi supplico, amici, non abbiatene a male. Per questo sfortunato ragazzo provo i vostri stessi sentimenti. Ma se egli conoscesse i nostri cuori, avrebbe addirittura uno slancio solidale per noi costretti dal dovere militare a un dovere così gravoso: lo ritengo uomo di natura tanto generosa.
Detto questo, attraversato il ponte, riprese il suo posto vicino al portello a ghigliottina, lasciando tacitamente che i tre giungessero a una conclusione. Sul lato opposto della cabina sedevano i giudici sgomenti. Subalterni fedeli, semplici e pratici, sebbene in fondo dissentissero in alcuni punti prospettati dal capitano, non avevano la capacità, neppure quasi la disposizione, di contraddire un uomo che sentivano serio, un uomo superiore a loro per intelletto più ancora che per grado. Ma non è improbabile che perfino quelle parole, pur non lasciandoli indifferenti, li avessero colpiti meno del suo appello finale al loro istinto di ufficiali, un richiamo che delineava le possibili conseguenze pratiche sulla disciplina – vista l’irrequietezza della flotta a quei tempi – se si fosse permesso che l’uccisione violenta in navigazione di un superiore in grado di una nave da guerra passasse per qualcosa di diverso da un delitto capitale da punire con l’immediata esecuzione della pena.
Non è improbabile che si trovassero più o meno in uno stato di turbamento affine a quello che nell’anno 1842 spinse il comandante del brigantino degli Stati Uniti Somers a decidere, in base ai cosiddetti Articoli di Guerra, ispirati alla Legge sull’Ammutinamento dell’Inghilterra, la condanna a morte, mentre erano al largo, di un guardiamarina e due marinai, in quanto ammutinati che progettavano di impossessarsi del brigantino. Una sentenza eseguita, sebbene si fosse in tempo di pace e a pochi giorni di navigazione dalla patria. Un atto convalidato da una commissione d’inchiesta successivamente convocata a terra. È storia qui citata senza commenti. Vero, le circostanze a bordo del Somers erano diverse da quelle a bordo della Bellipotent. Ma l’urgenza sentita, fondata o meno, era quasi la stessa.
Dice uno scrittore che pochi conoscono:
— Quarant’anni dopo una battaglia è facile per chi non vi ha partecipato ragionare su come si sarebbe dovuto combatterla. È tutt’altra cosa dover dirigere il combattimento di persona e sotto il fuoco, mentre si è avvolti nel fumo scuro. Lo stesso vale, quando è imperativo agire con prontezza, per altre situazioni di emergenza che comportano considerazioni pratiche e morali. Più la nebbia è fitta, maggiore è il pericolo per il piroscafo, e solo a rischio di investire qualcuno si raggiunge la velocità. Poco sanno delle responsabilità dell’uomo insonne sulla plancia i tranquilli giocatori di carte nella cabina.
In breve Billy Budd, formalmente riconosciuto colpevole, fu condannato a essere impiccato al pennone durante il primo turno di guardia del mattino. Era notte, altrimenti, come è consuetudine in tali casi, la sentenza sarebbe stata eseguita immediatamente. In tempo di guerra, sul campo di battaglia o sul ponte di una nave, la condanna a morte pronunciata da una corte marziale – sul campo di battaglia la pronuncia è a volte soltanto un cenno di assenso del generale – segue la dichiarazione di colpevolezza senza indugi, senza appello.
22
Fu il capitano Vere che di propria iniziativa comunicò al prigioniero il verdetto della corte, recandosi a tale scopo nella cabina dove era rinchiuso e chiedendo alla guardia di ritirarsi per il momento.
Al di là della comunicazione della sentenza non si seppe mai quanto era avvenuto durante il colloquio. Ma, tenuto conto del carattere dei due uomini che per un breve periodo rimasero chiusi in quella cabina – entrambi intimamente partecipi di rare qualità della nostra natura, così rare invero da essere inconcepibili per una mente mediocre, pur istruita – si possono azzardare alcune congetture.
Sarebbe stato in armonia con l’indole del capitano Vere, se in quell’occasione non avesse nascosto nulla al condannato – se invero gli avesse con franchezza rivelato la parte da lui stesso avuta nel determinare quella decisione, mettendo in luce nello stesso tempo i motivi che lo avevano spinto.
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