Da parte di Billy non è improbabile che la confessione sia stata accolta, più o meno, con lo stesso spirito di quello che l’aveva suggerita. Non senza una sorta di gioia, invero, forse si compiacque dell’alta opinione che il capitano doveva avere di lui, implicita nel fatto che gli si era confidato. E quanto alla sentenza in sé, non sarebbe potuto restare insensibile al fatto che gli veniva comunicata come a chi non teme di morire. Forse ci fu di più. Forse alla fine il capitano Vere espresse la passione a volte nascosta sotto un aspetto stoico o indifferente. Aveva abbastanza anni per essere il padre di Billy. L’austero militare rigoroso nell’osservanza del dovere militare, abbandonandosi a quanto resta di primordiale nella nostra umanità costretta dalle forme, forse alla fine strinse Billy al petto, come forse Abramo strinse il giovane Isacco sul punto di sacrificarlo senza esitazione, in ottemperanza al duro comando. Ma non è possibile dire quale sacramento venga celebrato – di rado, forse mai, rivelato al mondo fatuo – quando, in circostanze simili a quelle che qui si è cercato di esporre, si abbracciano due animi del più nobile ordine della natura. C’è un’esigenza di discrezione in quel momento che chi sopravvive non può violare; e il sacro oblio, che segue sempre alla divina magnanimità, alla fine si stende su tutto.
Il primo a incontrare il capitano Vere nell’atto di uscire dalla cabina fu il primo tenente. Il volto, che in quel momento esprimeva l’angoscia del forte, fu una rivelazione sconvolgente per quell’ufficiale, che pure era un uomo di cinquant’anni. Che il condannato soffrisse meno di colui che era stato il principale artefice di quella condanna apparve chiaramente dimostrato dall’esclamazione del primo nella scena che tra poco sarà necessario descrivere.
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La narrazione adeguata di una serie di eventi che si susseguono incalzanti in un breve lasso di tempo rischia di prendere un tempo meno breve, soprattutto se una spiegazione e un commento qui e lì sembrano essere i requisiti necessari a una migliore comprensione degli eventi stessi. Fra l’entrata nella cabina di colui che non vi uscì più vivo e di colui che vi uscì, sì, ma condannato a morire, tra questo e il colloquio segreto era trascorsa meno di un’ora e mezzo. Era tuttavia un intervallo abbastanza lungo da suscitare congetture fra non pochi uomini dell’equipaggio della nave su quanto trattenere il maestro d’armi e il marinaio, perché la voce che entrambi erano stati visti entrare e nessuno dei due uscire, questa voce si era diffusa sul ponte di batteria e sulle coffe. Gli uomini di una grande nave da guerra sono, da questo punto di vista, non diversi dagli abitanti di un villaggio, che prendono nota minuziosa di ogni movimento o mancato movimento. Quando, perciò, con un cielo per nulla tempestoso, tutti gli uomini vennero raccolti in coperta durante il secondo turno di guardia, un appello insolito a quell’ora e in quelle circostanze, l’equipaggio non era del tutto impreparato a un annuncio straordinario, un annuncio che fosse inoltre collegato con la protratta assenza dei due uomini dai loro posti abituali.
Il mare era piuttosto tranquillo in quel momento; la luna, sorta da poco e quasi piena, inargentava il biancore del ponte di coperta là dove il chiarore non era macchiato dalle nitide ombre orizzontali gettate dalle attrezzature e dagli uomini in movimento. Sui due lati del ponte di comando venne schierata la guardia armata della fanteria di marina, e il capitano Vere, dritto al suo posto, circondato da tutti gli ufficiali del quadrato, si rivolse ai suoi uomini. Nel fare ciò, si condusse né più né meno come si addiceva alla sua suprema posizione a bordo della nave. Con parole chiare e concise espose loro quanto era accaduto nella cabina: che il maestro d’armi era morto, che colui che lo aveva ucciso era già stato giudicato da una corte sommaria e condannato a morte, che l’esecuzione avrebbe avuto luogo durante il primo turno di guardia mattutino. Nel discorso non fu mai pronunciata la parola ammutinamento. Si astenne anche dal cogliere l’occasione per esortare all’osservanza della disciplina, pensando forse che, nella situazione attuale della marina, la conseguenza dell’averla violata sarebbe stata di per sé eloquente.
L’annuncio del capitano giunse a un assembramento di marinai in piedi, muti, simili a una congregazione di credenti nell’inferno, che ascolta, seduta, l’annuncio del pastore su un testo calvinista.
Alla fine tuttavia si levò un confuso mormorio. Prese a crescere. Quasi immediatamente, allora, a un segnale, gli acuti fischi del nostromo e dei suoi secondi lo perforarono e lo zittirono. Venne dato l’ordine di virare di bordo.
Il corpo di Claggart fu consegnato ad alcuni sottufficiali della sua mensa perché lo preparassero alla sepoltura.
E qui per non intasare il seguito con elementi marginali, si può aggiungere che a un’ora opportuna il maestro d’armi fu affidato al mare con tutte le onoranze funebri che si addicevano al suo grado.
In questa procedura, come in tutti gli atti pubblici derivanti dalla tragedia, ci si attenne rigorosamente alle usanze. E non sarebbe stato possibile deviarne in nessun punto né per Claggart né per Billy Budd, senza suscitare riflessioni non desiderabili nell’equipaggio, poiché i marinai e in particolare quelli di una nave da guerra sono, fra tutti gli uomini, i sostenitori più accaniti della consuetudine. Per analogo motivo, con il colloquio segreto già citato, ebbero fine i contatti fra il capitano Vere e il condannato, che veniva ora affidato alle solite formalità preliminari alla fine. Il trasferimento sotto scorta dagli alloggi del capitano fu effettuato senza insolite precauzioni – per lo meno non erano evidenti. È tacita regola su una nave da guerra non far sospettare agli uomini – se possibile – che gli ufficiali temono qualche gesto inconsulto. E quanto più si teme qualche guaio, tanto più gli ufficiali tengono per sé queste apprensioni, sebbene, senza ostentazione, si possa accentuare la vigilanza. In questo caso la sentinella a guardia del prigioniero ricevette ordini rigorosi di non lasciare che nessuno, tranne il cappellano, gli parlasse. E per assicurare che così fosse in modo assoluto, vennero prese certe misure discrete.
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In una settantaquattro del vecchio tipo il cosiddetto ponte superiore di batteria era quello sotto il ponte di coperta il quale, pur non privo di armamenti, era in gran parte esposto alle intemperie.
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