E se anche dovessimo tornare in Europa con quindici giorni di ritardo…
— No, Horatio — dichiarò la brava signora, impuntandosi più del solito. Manco a farlo apposta, senza troppo sapere neppure per quale motivo, ecco il signor Patterson impuntarsi anche lui, come non era mai stato nelle sue abitudini. Aveva forse qualche interesse ad accrescere le apprensioni della signora Patterson?
È certo che egli insistette con foga sui pericoli che qualsiasi viaggio comporta, soprattutto un viaggio oltremare. E quando la signora Patterson si rifiutò di ammettere i pericoli a lei prospettati con frasi e gesti enfatici, egli disse:
— Non vi chiedo di vederli, ma di prevederli, e in conseguenza di questa previsione, debbo prendere opportune, indispensabili precauzioni…
— Quali, Horatio?
— Per prima cosa, signora Patterson, penso di far testamento…
— Fare testamento!
— In forma regolare…
— Volete mettermi la morte nel cuore? — disse la signora Patterson, che cominciava a vedere quel viaggio sotto una luce spaventosa.
— No, signora Patterson, no! Voglio soltanto agire con saggezza e prudenza. Io sono una di quelle persone che ritengono utile prendere le loro ultime disposizioni prima di salire sul treno, e, a maggior ragione, quando si debbono avventurare sulla pianura liquida degli oceani.
Tale era quell’uomo; ma si sarebbe egli limitato alle semplici disposizioni testamentarie? Certamente; che cosa si sarebbe potuto immaginare d’altro? Comunque sia, due cose non mancarono di preoccupare al massimo la signora Patterson: il pensiero che suo marito avrebbe regolato le questioni di eredità, sempre molto delicate, e le visioni dei pericoli della traversata dell’Atlantico, con eventuali collisioni, arenamenti, naufragi, abbandono in qualche isola, alla mercé dei cannibali…
Il signor Patterson comprese allora che si era spinto troppo oltre e adoperò frasi forbitissime per tranquillizzare quella metà di se stesso che era la signora Patterson, uno dei termini, detto con altre parole, di questa vita in partita doppia che si chiama matrimonio. Riuscì alla fine a dimostrarle che un eccesso di prudenza non avrebbe potuto aver mai conseguenze nocive o spiacevoli e che la ricerca di garanzie contro ogni eventualità non significava affatto dare un addio per sempre alle gioie della vita.
— Quell’ ‘aetemum vale211
— aggiunse — che Ovidio pone sulle labbra di Orfeo, quando egli perdette per la seconda volta la sua cara Euridice!
No! La signora Patterson non avrebbe perduto il signor Patterson, nemmeno una prima volta. Ma quell’uomo” preciso e minuzioso voleva che ogni cosa fosse regolata; non avrebbe rinunciato all’idea di-fare testamento. Quel giorno stesso, si sarebbe recato da un notaio; l’atto sarebbe stato compilato secondo la legge, perché non desse luogo, nel caso che fosse stato necessario aprirlo, a nessuna dubbia interpretazione.
Si immagina facilmente che, dopo ciò, la signora Patterson non mancò di prendere ogni precauzione, per il caso in cui l’ Alert si fosse perduto, corpo e beni, in pieno oceano, e che fosse stato necessario rinunciare per sempre ad aver notizie del suo equipaggio e dei suoi passeggeri.
Ma questo non era certamente il parere del signor Patterson, perché egli aggiunse:
— E poi, ci sarà forse un’altra cosa, più…
— Quale, Horatio? — chiese la signora Patterson.
Il signor Patterson non ritenne, in quel momento, di parlare con maggior chiarezza.
11 Addio per sempre. (N.d.T.)
— Nulla, nulla… vedremo! — si limitò a rispondere.
E se non volle dire di più fu certamente – lo si può ben credere –
per non tornare a spaventare la signora Patterson. Forse pensava che non sarebbe riuscito a farle adottare la sua idea, neppure con l’aiuto di altre citazioni latine, che di solito egli non le lasciava mai mancare…
Alla fine, per porre termine al colloquio, concluse:
— Occupiamoci ora delle mie valigie e della mia cappelliera.
La partenza, è vero, si sarebbe effettuata dopo cinque giorni, ma ciò che è fatto, come si sa, non si deve più fare.
In breve, per il signor Patterson, come per i giovani laureati, non si trattò più che di fare i preparativi per il viaggio.
Del resto, se la partenza dell’ Alert era stata fissata per il 30 giugno, dai cinque giorni che rimanevano bisognava sottrarre ventiquattro ore, per il viaggio da Londra a Cork.
La ferrovia, infatti, avrebbe dovuto trasportare i viaggiatori prima a Bristol, ove si sarebbero imbarcati sullo steamer che presta servizio ogni giorno tra l’Inghilterra e l’Irlanda;. discesa poi la Severn e attraversato prima il canale di Bristol e poi il canale San Giorgio, sarebbero sbarcati a Queenstown, all’ingresso della baia di Cork, sulla costa sud-occidentale della verde Erin. 12 La navigazione tra l’Inghilterra e l’Irlanda richiedeva un giorno, tempo sufficiente, riteneva il signor Patterson, per fare il suo noviziato del mare.
Le famiglie dei vincitori del concorso, già consultate, non tardarono a far pervenire, per telegramma o per lettera, la loro risposta. Per ciò che riguardava la famiglia di Roger Hinsdale, ciò. fu fatto il giorno stesso; fu lo stesso laureato, infatti, che andò a riferire ai suoi genitori che abitavano a Londra le intenzioni della signora Kethlen Seymour.
Le altre risposte giunsero, in seguito, da Manchester, Parigi, Nantes, Copenaghen, Rotterdam, Goteborg; un telegramma fu spedito da Antigua, dalla famiglia di Hubert Perkins.
La proposta aveva ricevuto un’accoglienza molto favorevole, e i più sinceri ringraziamenti erano stati espressi per la signora Kethlen Seymour.
12 Antica denominazione dell’Irlanda.
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