Ed essi non volevano neppure ammettere che sarebbe stato necessario fare alcuni preparativi, prima di affrontare quel viaggio attraverso l’oceano.

Per prima cosa, occorreva consultare i genitori, chiedere e ottenere il loro consenso, anche se si trattava di mandare i giovani studenti, non all’altro mondo, ma appena nel Nuovo Mondo. Il signor Julian Ardagh dovette dunque provvedere al necessario. L’esplorazione, che forse sarebbe durata due mesi e mezzo, obbligava a prendere alcune disposizioni indispensabili, a rifornirsi di abiti e, in particolare, di ca-pi di vestiario adatti per il mare, quali stivali, copricapo e cappotti incerati: in una parola, tutto il necessario del marinaio.

Il direttore avrebbe inoltre dovuto scegliere la persona di fiducia 7 Padroni dell’imbarcazione. (N.d.T.)

alla quale affidare la responsabilità di quei giovani. Non perché non fossero grandi abbastanza per sapere come comportarsi, o abbastanza giudiziosi per poter fare a meno di un sorvegliante; ma sarebbe stato sempre prudente unire a loro un mentore che avesse autorità su di es-si. Tale era l’intenzione della saggia signora Kethlen Seymour, manifestata nella sua lettera, e bisognava uniformarvisi.

È superfluo dire che le famiglie degli alunni sarebbero state prega-te di dare il loro consenso alle proposte che il signor Ardagh avrebbe fatto loro conoscere. Tra questi giovani, alcuni avrebbero incontrato alle Antille i genitori o dei parenti che non avevano più visto da vari anni; Hubert Perkins ad Antigua, Louis Clodion a Guadalupa, Niels Harboe a Saint-Thomas. Sarebbe stata un’occasione del tutto inattesa, quella di rivedersi, e, per di più, in condizioni eccezionalmente piacevoli.

Del resto, il direttore dell’Antilian School aveva tenuto le famiglie sempre al corrente di tutto. Esse già sapevano che un concorso aveva messo in gara i vari pensionanti, e che in premio avrebbero avuto borse di viaggio. Dopo averne conosciuto il risultato, apprendendo ora che i vincitori sarebbero andati a visitare le Indie Occidentali, es-si – il signor Ardagh ne era sicuro – avrebbero realizzato il loro più vivo desiderio.

Nell’attesa il direttore rifletteva sulla scelta che doveva fare; sulla scelta, cioè, di colui che sarebbe stato a capo di questa classe viag-giante, del mentore i cui consigli avrebbero mantenuto la buona armonia tra questi telemachi8 in erba. La scelta non mancava di suscitare in lui qualche perplessità. Si sarebbe rivolto a quel professore del collegio che gli sarebbe parso meglio adatto a rispondere a tutte le condizioni imposte dalle circostanze? Ma l’anno scolastico non era ancora terminato; non era possibile interrompere i corsi, prima delle vacanze. Il personale insegnante doveva rimanere al completo.

Fu questo anche il motivo per cui il signor Ardagh ritenne di non poter accompagnare di persona i nove vincitori. La sua presenza era necessaria, durante gli ultimi mesi di scuola; egli non poteva non assistere personalmente alla distribuzione dei premi, il 7 agosto.

8 Riferimento a Telemaco, figlio di Ulisse, che sotto la guida del precettore Mentore, prende il mare alla ricerca del padre. (N.d.T.) Escluso lui ed esclusi i professori, non aveva forse sottomano proprio l’uomo che gli occorreva, serio e metodico per eccellenza?

L’uomo che avrebbe espletato coscienziosamente le sue funzioni e che meritava assoluta fiducia? L’uomo che ispirava generale simpatia, e che i giovani viaggiatori avrebbero accettato volentieri come mentore?

Rimaneva però da superare una cosa: questa persona avrebbe mai acconsentito a fare questo viaggio? Avrebbe accettato di avventurarsi al di là dei mari?

La mattina del 24 giugno, cinque giorni prima della data stabilita per la partenza dell’Alert , il signor Ardagh fece pregare il signor Patterson di venire nel suo ufficio: aveva un’importante comunicazione da fargli.

Il signor Patterson, economo del collegio, era occupato, secondo la sua inveterata abitudine, a mettere in regola i conti del giorno precedente.

Quando il signor Ardagh mandò a chiedere di lui, il signor Patterson alzò gli occhiali sulla fronte e disse al domestico, rimasto sulla soglia:

— Vado immediatamente dal signor direttore.

Riabbassò gli occhiali e riprese la penna per terminare la coda di un 9, che stava disegnando in fondo alla colonna deRe spese del suo libro mastro. Con il suo righino di ebano, tirò poi una linea sotto la colonna deRe cifre, di cui aveva allora terminato la somma. Dopo avere scosso lievemente la penna sopra il calamaio, la cacciò più volte neRa ciotolina di graniglia che ne assicurava la pulizia, l’asciugò con cura e la depose accanto al righino, lungo il leggio; poi girò la pompetta del calamaio per farvi rientrare l’inchiostro, mise il foglio di carta assorbente sulla pagina delle spese e, facendo bene attenzione a non alterare la coda del 9, chiuse il registro, che introdusse nell’interno della scrivania. Proseguì riponendo nella loro scatola il ra-schietto, la matita e la gomma elastica e soffiando sulla carta assorbente per allontanare qualche granello di polvere, finché si alzò, so-spinse la sua poltrona dal cuscino di cuoio a forma di ciambella, si tolse le mezze maniche di seta e le appese a un attaccapanni accanto al camino; diede una spazzolata alla sua finanziera, al panciotto e ai calzoni, prese il cappello, di cui lustrò il pelo brillante con il gomito, prima di metterlo in capo, e mise i guanti di pelle nera, come se andasse a far visita a un alto personaggio dell’università; infine, diede uno sguardo allo specchio, per accertarsi che il suo abbigliamento fosse irreprensibile, prese le forbici per tagliare un pelo dei favoriti che oltrepassava la linea regolamentare, verificò se fazzoletto e por-tafoglio erano nelle tasche e aprì la porta dello studio; oltrepassatane la soglia, richiuse accuratamente la porta con una delle diciassette chiavi che tintinnavano nel suo mazzo e scese le scale che portavano nel vasto cortile, che attraversò obliquamente, con passo lento e uguale, per raggiungere gli alloggi ove era posto lo studio del signor Ardagh. Quando fu dinanzi alla porta si fermò, premette il bottone elettrico, la cui tremula soneria risonò all’interno, e attese.

Fu soltanto allora che il signor Patterson si chiese, grattandosi la fronte con la punta dell’indice:

— Che cosa mai avrà da dirmi il signor direttore?

A quell’ora del mattino, l’invito di presentarsi al direttore doveva sembrare insolito all’economo del collegio, la cui mente formulava ipotesi diverse.