- Puliscile e posale di nuovo giù. Fai attenzione che non si incrostino. Potresti averne bisogno un giorno. Ecco Long Jack. 

Un’ondata di pesce lucente si rovesciò nel recinto da un dory che si era accostato. 

- Manuel, prendi il paranco. Io devo fissare le tavole. Harvey sgombra la barca di Manuel. Quella di Long Jack va messa sopra. 

Guardando in alto Harvey vide il fondo di un altro dory proprio sopra la sua testa. 

- Come le scatole cinesi, vero? - disse Dan, mentre una barca entrava nell’altra. 

- Vi si adatta come un’anatra all’acqua - disse Long Jack, uno di Galway dal mento brizzolato, le labbra lunghe, piegandosi avanti e indietro come Manuel poco prima. 

In cabina Disko brontolò qualcosa su per il boccaporto; e lo si sentiva mordicchiare e succhiare la matita. 

- Centoquarantanove e mezzo, accidenti a te, Discobulus! - disse Long Jack. - Mi ammazzo per riempirti le tasche. Gridami pure che la pesca non è andata bene. Il portoghese mi ha battuto. 

Giunse di colpo un altro dory che si era accostato, ed altro pesce venne scaricato nel recinto. 

- Duecentotré. Vediamo un po’ il passeggero! - L’uomo che parlava era ancora più grosso del pescatore di Galway. Il suo viso era segnato da una cicatrice violacea che dall’occhio sinistro andava obliqua fino all’angolo destro della bocca, dandogli un aspetto singolare. 

Non sapendo cos’altro fare, Harvey continuò a pulire i piccoli dories man mano che questi venivano calati sul ponte, sfilandone le pedagne e gettandole sul fondo delle barche. 

- Ha già imparato - disse Tom Platt, l’uomo dalla cicatrice, guardando Harvey con aria critica. - Ci sono due modi di fare le cose. Uno è quello dei pescatori: si comincia dalla parte che si vuole e si finisce con un nodo sopra; e l’altro… 

- E l’altro è come si faceva noi sulla vecchia Ohio - interruppe Dan, sbattendo in mezzo agli uomini una tavola dalle gambe pieghevoli. - Levati di qui, Tom Platt, e lasciami montare la tavola. 

Bloccò un’estremità della tavola in due tacche del parapetto, scalciò fuori le gambe pieghevoli e si accucciò appena in tempo per schivare uno scappellotto dell’uomo che era stato sulla nave da guerra. 

- Si faceva così anche sull‘Orzo, Danny, vedi? - disse Tom Platt ridendo. 

- Erano strabici allora perché non mi hai preso, ed io so chi troverà i suoi stivali in cima alla coffa se non ci lasci in pace. Fatti in là! Ho da fare, non vedi? 

- Danny, stai tutto il giorno a dormire steso sul rotolo di gòmena! - disse Long Jack. - Hai una bella faccia tosta, e sono convinto che in una settimana riuscirai a rovinare anche il nostro sopraccarico. 

- Si chiama Harvey - disse Dan agitando due coltelli dalla strana forma - e fra non molto varrà cinque volte un qualsiasi impiastro di South Boston. 

Posò con attenzione i coltelli sulla tavola, inclinò la testa da una parte e ne ammirò l’effetto. 

- Dovrebbero essere quarantadue - disse una voce sottile da fuoribordo; e ci fu uno scoppio di risa quando si udì replicare un’altra voce: 

- Allora la mia fortuna è cambiata, per una volta, perché io ne ho quarantacinque, anche se sono tutto una puntura. 

- Quarantadue o quarantacinque. Ho perso il conto - disse la voce sottile. 

- Sono Penn e zio Salters che contano il pesce. Ogni giorno danno spettacolo - disse Dan. - Vieni a vederli! 

- Salite, salite! - urlò Long Jack. - È umido laggiù di sotto, ragazzi. 

- Quarantadue, hai detto - ripeteva zio Salters. 

- Li riconto allora - replicò la voce con calma. 

I due dories dondolavano vicini ed andavano ad urtare contro il fianco del battello. 

- Santa pazienza! - scattò zio Salters remando all’indietro con un tonfo. - Non riesco a capire che cosa può aver spinto un contadino come te a mettere piede in una barca. Stavi quasi per affondarmi. 

- Mi dispiace, mister Salters. Sono venuto a lavorare in mare a causa di una dispepsia nervosa. Proprio lei mi ha consigliato, credo. 

- Tu e la tua dispepsia nervosa possiate affogare nella Bocca della Balena - esplose zio Salters, un uomo grasso e tondo come un barile. - Mi stai venendo di nuovo addosso. Hai detto quarantadue o quarantacinque? 

- Non mi ricordo più, mister Salters. Mi lasci contare. 

- Non vedo come potrebbero essere quarantacinque. I miei, sono quarantacinque, - disse zio Salters. - Conta bene, Penn. 

Disko Troop uscì dalla cabina. 

- Salters, scarica immediatamente il tuo pesce - disse con tono autoritario. 

- Non ci rovinare lo spettacolo, Pap - mormorò Dan.