Le si attribuisce intelligenza o dolore per rendere più saporite quelle labbra che si vorrebbero baciare. Il peccato non gli pesava troppo. Quando si sta per arrivare ai sessant'anni - almeno il signor Aghios aveva per conto proprio tale esperienza e nella sua solitudine amava di generalizzare - si sa che il proprio organismo non è fatto per le grandi resistenze. Lo stesso fatto che anche se il peccato fosse dichiarato lecito, si peccherebbe ora meno sovente che in epoche anteriori, prova che tutto dipendeva da quello che si può e si deve. E il signor Aghios assurse anzi ad un pensiero altamente filosofico: Se il signor Iddio ci avesse fatti proprio allo scopo di vederci agire proprio come lui vuole, non ci sarebbe stato scopo alla creazione. Egli ci fece, eppoi stette a guardarci con curiosità e mai con ira. Perciò il signor Aghios desiderava le donne degli altri, senza averne rimorso.
Si vantava invece che, ad onta di tale desiderio, egli mai aveva tradito la moglie. Com'era stato bravo, essendo fatto così, di non averla effettivamente tradita. In questo momento in cui dalla famiglia si divideva con qualche rancore, ammetteva anche d'essere stato sciocco. Ma però la donna - il signor Aghios lo sapeva - non è mai a buon mercato. Vuole i denari, il cuore, la vita. Invece non costava nulla di guardarla e desiderarla e questo, certamente, era troppo a buon mercato. Perché la donna, quand'è bella, dà subito molto e in primo luogo il sentimento dell'umanità allo straniero e a tutti. Altro che il saluto scimmiesco fra sconosciuti! Bisogna trovarsi per vari mesi isolato in un paese ove si parla una lingua incomprensibile, evitati dal prossimo solo perché non vi conosce e vi sospetta perciò capace di furti e omicidii, e scoprire ad un tratto l'intimo vostro nesso con tutti costoro, la vostra appartenenza a quel paese, il vostro innato diritto di cittadinanza nello stesso alla vista di un occhio luminoso, di un piedino nervoso, di una capigliatura dal colore e dall'assetto sorprendente. Più giovine allora, la prima sua occhiata era stata un vero proprio inizio di una relazione sociale. Un inizio entusiastico: Era come se fosse entrato nella casa di un intimissimo amico, addobbata per farvi onore, con tanto di benvenuto stampato sulla porta. Con quell'occhiata il signor Aghios diceva: “Ti conosco perché sei bella” . E l'inglesina rispondeva in lingua intelligibilissima. cioè con un'occhiata. “Come sei amabile tu cui piaccio tanto. Più amabile di colui cui diedi tutto e che non sa più che farsene.” Dopo un discorso simile il signor Aghios non aveva più bisogno dell'assenzio, perché gli pareva di trovarsi nella patria ideale dove tutti s'intendono e s'amano.
Era anzi comodo che l'inglesina non sapesse altro linguaggio. Secondo il signor Aghios di allora, quand'era più giovine e perciò più virtuoso, questa era una grande comodità. Perché se alle occhiate fosse seguita la parola, si sarebbe corso il pericolo di trovarsi trasportato di colpo da quella patria ideale al bosco più pericoloso.
Egli credeva così di essere rimasto sempre un monogamo virtuoso che poteva sopportare lo sguardo sincero della moglie. Essa non c'entrava nel suo mondo ideale. Il reale era tutto suo. Tutto era nettamente diviso, perché nei suoi sogni essa non entrò giammai e adesso, in viaggio, meno che mai, perché il signor Aghios volava come se il treno si fosse mutato in un aeroplano. Una sola volta a lei pensò: “Poverina! Speriamo che a quest'ora neppure lei a me pensi”.
Oltre alla donna c'erano in quel compartimento sette uomini e finora il signor Aghios non li aveva visti. Del suo vicino dovette accorgersi. Era un giovanotto pallido che si sarebbe potuto credere uscisse da una malattia, perché tradiva la sofferenza mentre il suo organismo aveva le linee di quello di un uomo forte, agile, sano. Lo spazio non gli bastava.
1 comment