Ma il resto é “vile”.
Il resto: sono sempre i più, la banalità, il superfluo, i troppi -
tutti costoro sono vili! -
Chi é della mia specie, a lui si fanno incontro sulla strada anche le esperienze che io vivo: sì che i suoi primi compagni debbono essere cadaveri e pagliacci.
I suoi secondi compagni invece - questi si chiameranno i suoi
“credenti”: uno sciame vivace, molto amore, molta follia, molta venerazione imberbe.
Colui che tra gli uomini é della mia specie, non deve legare il suo cuore a questi credenti; colui che conosce la natura labile e vile dell’uomo, non deve credere a queste primavere e a questi prati multicolori!
Se “potessero” diversamente, allora “vorrebbero” anche diversamente. I mezzi e mezzi rovinano qualunque cosa intera. Se le foglie appassiscono - che c’é da lamentarsi!
Lasciali andare e cadere, Zarathustra, e non lamentarti! Meglio ancora soffia tra loro un sussurrio di venti, -
- soffia tra queste foglie, Zarathustra: perché tutto quanto é
“appassito” fugga via da te ancor più presto! -
2.
- Noi siamo di nuovo devoti - - così professano questi apostati; e alcuni di loro sono troppo vili anche per questa professione di fede.
A costoro io guardo negli occhi, - a costoro io dico in faccia e nel rossore delle loro guance: voi siete di quelli che di nuovo “pregano”!
Ma pregare é una vergogna! Non per tutti, ma per te e per me, e per chi ha la sua coscienza anche nel cervello. Per te é una vergogna pregare!
Lo sai bene: il tuo demonio vile dentro di te, che volentieri giungerebbe le mani e le terrebbe in grembo per sentirsi più comodo -
questo demonio vile dice a te: - “esiste” un dio! - (180).
Ma “con ciò” appartieni alla schiera di coloro che temono la luce e a cui la luce non dà pace: e ora devi ficcare quotidianamente la testa sempre più in fondo nella notte e nelle nebbie!
E invero hai scelto bene l’ora: perché proprio adesso escono in volo di nuovo gli uccelli notturni (181). E’ venuta l’ora di tutta la gente che paventa la luce, l’ora del riposo serale, un’ora di festa, in cui non si - ‘fa festa’.
Lo sento con gli orecchi e con il naso: é giunta l’ora in cui essi escono a caccia, non per una caccia selvaggia di tregenda, bensì per una caccia addomesticata, zoppicante e annusante, di gente che sommessamente cammina e prega, -
- per una caccia a sornioni sentimentali: tutte le trappole per i cuori sono di nuovo appostate! E se alzo una tenda ecco che una falena mi precipita in casa.
Forse se ne stava in un cantuccio con un’altra falena? Infatti sento dovunque l’odore di piccole conventicole rincantucciate; e dove sono camerette, là sono anche i nuovi bigotti e le nebbie delle loro preghiere.
Per lunghe serate siedono l’uno accanto all’altro e dicono:
- diventiamo come i fanciullini (182) e diciamo “buon Dio”! - - la bocca e lo stomaco rovinati da pasticceri devoti.
Oppure contemplano per lunghe serate un ragno astuto, segnato da una croce, che sta in agguato e predica l’astuzia anche ai ragni, e così insegna: - sotto le croci si tesse bene! - .
Oppure siedono di giorno armati di lenza presso la palude, e per questo si credono “profondi”; ma chi vuol pescare dove non sono pesci, io non lo chiamo neppure superficiale!
Oppure imparano a pizzicare l’arpa in devota letizia presso un poeta di canzoni, che a suono d’arpa vorrebbe imprimersi nel cuore di femminucce giovani: - quelle vecchie, infatti, gli son venute a noia, e le loro lodi.
Oppure imparano la paura presso un erudito mezzo matto, che attende in camere oscure apparizioni di spiriti e lo spirito scompare del tutto!
(183).
Oppure ascoltano attenti un vecchio girovago, che suona un piffero ronfante e gorgogliante, e ha imparato la melanconia dei suoni da venti foschi; e ora soffia nel piffero come il vento, e predica la melanconia in suoni foschi.
E alcuni di loro son diventati persino guardiani notturni: adesso sanno soffiare nei corni e aggirarsi di notte a risvegliare cose antiche, che da tempo si erano addormentate.
Cinque discorsi su cose antiche udii l’altra notte, presso il muro del giardino: essi venivano da questi guardiani notturni, vecchi, melanconiosi e risecchiti.
- Per essere un padre, non si cura abbastanza dei suoi figli: i padri-uomini sono in ciò migliori! - . -
- E’ troppo vecchio! Già non si cura più dei suoi figli - - così rispondeva l’altro guardiano notturno.
- Ma “ha” davvero dei figli? Nessuno può dimostrarlo, se lui stesso non lo dimostra! Da gran tempo avrei voluto che una buona volta lo dimostrasse con buone ragioni - .
- Dimostrare? Come se “costui” avesse mai dimostrato qualcosa! La dimostrazione gli riesce difficile; e ci tiene molto che gli si
“creda” - .
- Certo! Certo! La fede lo rende beato, la fede in lui. E questo é il modo dei vecchi! E così va anche a noi! - . -
- Così parlarono tra loro i due vecchi guardiani notturni, nemici della luce, e poi si misero turbati a soffiare nei loro corni: ciò accadde l’altra notte, al muro del giardino.
A me invece si rivoltò nel petto il cuore dal gran ridere e voleva esplodere e non sapeva dove e ricadde sopra lo stomaco.
Davvero, questa sarà magari la mia morte: che io soffochi dalle risa, al vedere asini ubriachi e al sentire dei guardiani notturni che così dubitano di Dio.
Non é ormai finita “da gran tempo”, anche per tutti questi dubbi? A chi può mai essere lecito risvegliare queste cose antiche, nemiche della luce e addormentate!
E’ già molto tempo che gli antichi déi finirono: - e, invero, ebbero una buona e lieta fine da déi!
Essi non trovarono la morte nel ‘crepuscolo’, - questa é la menzogna che si dice! Piuttosto: essi “risero” una volta da morire, fino a uccidere se stessi!
Questo accadde, quando la più empia delle frasi fu pronunciata da un dio stesso, - questa: - Vi é un solo dio! Non avrai altro dio accanto a me! - (184).
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