Ecco qui una tavola nuova: ma dove sono i fratelli miei, che con me la portino a valle, in cuori di carne? (214) -

Così richiede il mio amore per il più lontano: “non risparmiare il tuo prossimo”! L’uomo é qualcosa che deve essere superato.

Vi sono vie e maniere di molte specie che portano al superamento: ma qui, vedi “tu”! Solo un pagliaccio può pensare: - l’uomo può anche

“essere saltato” d’un balzo - .

Supera te stesso anche nel tuo prossimo: e un diritto che puoi togliere in prede, non devi lasciartelo dare!

Ciò che tu fai, nessuno, può rifartelo a sua volta. Vedi, non esiste remunerazione.

Chi non é capace di comandare a se stesso, ha da obbedire. E vi sono certi che “sanno” comandare a se stessi, ma molto ci manca a che sappiano anche obbedire a se stessi!

5.

Così vuole la specie delle anime nobili: esse non vogliono avere nulla

“per nulla”, e meno di tutto la vita.

Ma chi é della plebe vuol vivere per nulla; noialtri, però, a cui la vita si donò, - noi riflettiamo di continuo su “che cosa” dare di meglio “in cambio”!

E, in verità, questo é un parlare nobile, che dice: - ciò che la vita promette “a noi”, siamo “noi” a volerlo - mantenere per la vita! -

Non si neve volere godere, quando non si dà da godere. Anzi - non si deve “voler” godere.

Il godimento e l’innocenza, infatti, sono le più pudiche delle cose: ambedue non vogliono essere cercate. Si deve “averle”, ma “cercare” si debbono piuttosto la colpa e le sofferenze! -

6.

Fratelli miei, chi é una primizia viene sempre sacrificato. Ora, anche noi siamo primizie (215).

Noi tutti sanguiniamo su mense segrete di sacrifizi, noi tutti bruciamo e veniamo arrostiti in onore di vecchi simulacri d’idoli.

Le nostre cose migliori sono ancora giovani: questo eccita il palato dei vecchi. La nostra carne é tenera, il nostro vello é quello di un agnello: - come non dovremmo eccitare vecchi sacerdoti di idoli!

“Dentro noi stessi” abita ancora il vecchio sacerdote di idoli, che si prepara un banchetto arrostendo le nostre cose migliori. Ahimé, fratelli miei, come potrebbero delle primizie non essere vittime sacrificali!

Ma così vuole la nostra specie; e io amo coloro che non vogliono conservare se stessi (216). Coloro che tramontano, io li amo con tutto il mio amore: perché passano all’altra riva. -

7.

Essere veri - pochi ne “sono capaci”! E chi ne é capace, non vuole ancora esserlo! Meno di tutti, però, ne son capaci i buoni.

Ah, questi buoni! - “Uomini buoni non dicono mai la verità”; sicché, per lo spirito, la bontà é una malattia.

Cedono, questi buoni, si concedono, il loro cuore é fatto per ripetere, dal profondo essi obbediscono: ma chi obbedisce, “non dà ascolto a se stesso”!

Tutto quanto per i buoni é cattivo deve convenire insieme, affinché possa nascere una sola verità: fratelli miei, siete voi anche abbastanza cattivi per “questa” verità?

L’audacia spericolata, la lunga diffidenza, il no crudele, il disgusto, la vivisezione (217) - com’é raro che tutto “ciò” convenga insieme! Ma da questi semi é - generata la verità!

Fino ad oggi ogni “scienza” crebbe “accanto” alla cattiva coscienza!

Spezzate, spezzate, ve ne prego, le antiche tavole, uomini della conoscenza!

8.

Quando l’acqua offre un qualche appiglio, quando esili ponti e parapetti saltano oltre la corrente: davvero allora non trova credito chi si metta a dire: - Tutto scorre - .

Ma perfino gli zotici sono in grado di contraddirlo. - Come? dicono gli zotici, tutto dovrebbe scorrere? Ma non ci sono, “al di sopra” della corrente, e appigli e parapetti? - .

- Tutto é ben fermo e saldo “al di sopra” della corrente, tutti i valori delle cose, i ponti, concetti, tutto il ‘bene’ e il ‘male’: tutto ciò é “saldo”! - . -

Se poi viene l’inverno severo, il domatore di ogni corrente: allora anche i più smaliziati imparano la diffidenza; davvero, allora non soltanto gli zotici dicono: - Che tutto - “si sia fermato”? - (218).

- In fondo tutto sta fermo - -, ecco una vera dottrina invernale, buona per un periodo sterile, una valida consolazione per coloro che d’inverno cadono in letargo e si rannicchiano accanto alle stufe.

- In fondo tutto sta fermo - -: ma “contro di ciò” predica il vento del disgelo!

Il vento del disgelo, un toro che non é aggiogato all’aratro, - un toro furibondo, un distruttore, che rompe il ghiaccio con cornate di collera! Ma il ghiaccio - - “rompe gli esili ponti”!

Fratelli miei, non é “oggi” tutto nel “flusso” della corrente? Non sono caduti in acqua tutti gli esili ponti e i parapetti? Chi potrebbe mai “appigliarsi” ancora a ‘bene’ e ‘male’?

- Guai a noi! Fortunati noi! Soffia il vento del disgelo! - . - Questa sia la vostra predica, fratelli miei, per tutte le strade! (219).