Critica Della Ragion Pura

Immanuel Kant

Critica della ragion pura

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CRITICA DELLA RAGION PURA *

* Kritik der reinen Vernunft / von / Immanuel Kant, / Professor in Kónigsberg, / der konigl. Akademie der Wissenschaften in Berlin Mitglied [manca nella I” ed.] /

Zweite hin und wieder verbessert e Auflage / Riga, / bei [1* ed,: verlegts] Johann Friedrich Hartknoch / 1787 [1” ed.: 1781], BACO DE VERULAMIO

A SUA ECCELLENZA

IL REAL MINISTRO DI STATO

Instauratio magna. Praefatio.

BARONE DI ZEDLITZ

De nobis ipsis silemus: de re autem, quae agitur, petimus: ut Grazioso Signore,

homines eam non opinionem, sed opus esse cogitent; ac prò certo Promuovere per la propria parte l’incremento delle scienze, si-habeant, non sectae nos alicuius, aut placiti, sed utilitatis et ampli-gnifica lavorare nell’interesse particolare dell’Eccellenza Vostra; tudinis humanae fundamenta moliri. Deinde ut suis commodis ae-giacché questo è con quello intimamente legato non soltanto per il qui — in commune consulant — et ipsi in partem veniant. Praeterea posto eminente di mecenate, ma anche per la qualità, che assai me-ut bene sperent, ncque instaurationem nostram ut quiddam infini-glio affida, di amatore e illuminato conoscitore. Perciò io mi servo tum et ultra mortale fingant, et animo concipiant; cum revera sit dell’unico mezzo, che in certo modo sia in mio potere, di testimo-infiniti erroris finis et terminus legitimus1.

niarle la mia gratitudine per la benevola fiducia della quale l’Eccellenza Vostra mi onora, come se io potessi in qualche modo contribuire a codesto scopo1.

A quella stessa benigna attenzione, della quale l’Eccellenza Vostra ha reputato degna la prima edizione di quest’opera, offro ora anche questa seconda, e insieme con essa tutti gli altri interessi della mia carriera letteraria, e sono con la più profonda devozione dell’Eccellenza Vostra

Umilissimo e obbedientissimo

servitore

IMMANUEL KANT

Kònigsberg, 23 aprile 1787.

1 Nella dedica della 1” edizione (29 marzo 1781) a questo punto seguivano le parole:

«Colui, che gode della vita speculativa, trova, fra i suoi modesti desideri, nell’approvazione di un illuminato e valoroso giudice un potente incoraggiamento a 1 Questo motto fu aggiunto da Kant nella 2” edizione, dove sta a tergo del fron-sforzi, la cui utilità è grande sebbene lontana e perciò affatto disconosciuta dagli tespizio.

occhi del volgo».

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PREFAZIONE

[1781]

La ragione umana, in una specie delle sue conoscenze, ha il destino particolare di essere tormentata da problemi che non può evitare, perché le son posti dalla natura della stessa ragione, ma dei quali non può trovare la soluzione, perché oltrepassano ogni potere della ragione umana.

In tale imbarazzo cade senza sua colpa. Comincia con principi, 1’uso dei quali nel corso dell’esperienza e inevitabile, ed e ins ieme sufficientemente verificato da essa. Con essi (come comporta la sua stessa natura) la ragione sale sempre più alto, a condizioni sempre più remote. Ma, accorgendosi che in tal modo il suo lavoro deve rimanere sempre incompiuto, perché i problemi non cessano mai d’incalzarla, si vede costretta a ricorrere a principi, che oltrepassano ogni possibile uso empirico e, ciò malgrado, paiono tanto poco sospetti che il senso comune sta in pieno accordo con essi. Se non che, per tal modo, incorre in oscurità e contraddizioni, dalle quali può bensì inferire che in fondo devono esservi in qualche parte errori nascosti, che pero non riesce a scoprire, perché quei principi, di cui si serve, uscendo fuori dei limiti di ogni esperienza, non riconosco-no piu una pietra di paragone dell’esperienza. Ora, il campo di queste lotte senza fine si chiama Metafisica.

Fu gia un tempo che questa era chiamata la regina di tutte le scienze; e, se si prende 1’intenzione pel fatto, meritava certo questo titolo onorifico, per I’importanza capitale del suo oggetto. Ma ormai la moda del nostro tempo porta a disprezzarla, e la matrona si lamenta, respinta ed abbandonata come Ecuba: modo maxima rerum, tot generis natisque potens nunc trahor exul, inops. — OVID., Metam.1

Lib. XIII, vv. 508-510.

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P r e f a z i o n e

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A principio, la sua dominazione, sotto il governo dei domma-te, ma secondo le sue eterne ed immutabili leggi; e questo tici, era dispotica. Ma, poiché la legislazione serbava ancora tribunale non può essere se non la critica della ragion pura traccia dell’antica barbarie, a poco a poco degenerò per guerre in-stessa1.

testine in una completa anarchia; egli scettici, sorta di nomadi, Io non intendo per essa una critica dei libri e dei sistemi, ma la nemici giurati d’ogni stabile cultura della terra, rompevano di tempo critica della facoltà della ragione in generale riguardo a tutte le co-in tempo la concordia sociale. Tuttavia, poiché fortunatamente noscenze alle quali essa può aspirare indipendentemente da erano in pochi, non potevano impedire che quelli, sempre di nuovo, ogni esperienza; quindi la decisione della possibilità o impossi-sebbene senza un disegno concorde, cercassero di ricomporla. Nel-bilità di una metafisica in generale, e la determinazione così delle l’età moderna in verità, parve una volta che tutte queste lotte do-fonti, come dell’ambito e dei limiti della medesima, e tutto dedotto vessero aver fine per mezzo di una certa fisiologia dell’intelletto da princìpi.

umano (per opera del celebre Locke), e che dovesse esser piena-Mi son dunque messo per questa via, che era l’unica che rimamente risoluta la questione della legittimità di quelle pretese. Ma nesse, e mi lusingo d’aver in essa trovato il modo di abbattere tutti avvenne che, sebbene l’origine della presunta regina si facesse degli errori che sinora hanno messo la ragione in discordia con se stes-rivare dalla plebaglia della comune esperienza, e perciò a buon di-sa nel suo uso libero da ogni esperienza.