La chiamavano politica. La politica aveva due lati: Dante si trovava da un lato e il babbo e il signor Casey si trovavano dall’altro, ma la mamma e lo zio Carlo non erano da nessun lato. Il giornale ne parlava tutti i giorni.

Lo addolorava il non sapere bene che cosa significasse la politica, e anche il non sapere dove finisse l’universo. Si sentiva piccolo e debole. Quando sarebbe diventato come i compagni dei corsi di Poesia e di Retorica? Avevano voci robuste e grosse scarpe e studiavano trigonometria. Ma quello era un tempo molto lontano. Prima sarebbero venute le vacanze e poi il corso successivo, quindi di nuovo le vacanze, e poi un altro corso e poi ancora le vacanze. Era come un treno che entrava nelle gallerie e ne usciva ed era come il chiasso dei ragazzi che mangiavano nel refettorio, quando ti tappavi e ti aprivi le orecchie. Corso, vacanze; galleria, fuori della galleria; strepito, silenzio. Come era lontano quel tempo! Meglio andare a letto a dormire. Mancavano solo le preghiere nella cappella, poi a letto. Rabbrividì e sbadigliò. Sarebbe stato bello trovarsi a letto, non appena le lenzuola si fossero scaldate un po’. In un primo momento erano così gelide nell’infilarcisi. Rabbrividì pensando a quanto erano gelide in un primo momento. Ma poi si scaldavano e allora lui poteva dormire. Era bello sentirsi stanchi. Sbadigliò di nuovo. Le preghiere serali, poi a letto; rabbrividì e gli venne voglia di sbadigliare. Sarebbe stato piacevole di lì a pochi minuti. Sentì un caldo tepore salire su dalle gelide rabbrividenti lenzuola, sempre e sempre più caldo, finché non si sentì caldo dappertutto, caldissimo, eppure continuò a rabbrividire un po’ e ad avere voglia di sbadigliare.

La campanella squillò annunciando le preghiere serali e lui uscì in fila in coda agli altri dall’aula di studio e discese le scale e percorse i corridoi fino alla cappella. I corridoi erano fiocamente illuminati e la cappella era fiocamente illuminata. Presto l’oscurità e il sonno avrebbero regnato dappertutto. C’era un’aria fredda di notte nella cappella e i marmi avevano lo stesso colore del mare notturno. Il mare era freddo giorno e notte; ma era più freddo di notte. Era freddo e scuro sotto il molo accanto alla casa del babbo. Ma sulla piastra del focolare ci sarebbe stata la pentola per preparare il ponce.

Il prefetto della cappella pregava al di sopra del capo di lui ed egli trovava le risposte nella memoria:

 

Oh Signore, dischiudi le nostre labbra

E le nostre bocche proclameranno le Tue lodi.

Vieni in nostro aiuto, oh Dio!

Oh, Signore, affrettati a soccorrerci.

 

C’era un freddo odore di notte nella cappella. Ma era un odore sacro. Non era come l’odore dei vecchi contadini che si inginocchiavano in fondo alla cappella durante la Messa della domenica. Quello era un odore d’aria e di pioggia, di torba e di fustagno. Ma quei contadini erano molto pii. Gli alitavano sul collo, dietro di lui, e sospiravano pregando.