Lo stuolo dei cortigiani, la congrega dei Grandi che tremano a un cenno da parte vostra, la livida turba dei monaci sono qua implacabili a testimoniare che voi mi avete ricevuto in solenne udienza. Non oltraggiatemi, non assestatemi una ferita mortale sacrificandomi alle volgari allusioni della corte, ed ostentando che proprio qui, dove gli estranei inalberano orgogliosi i vostri favori, il vostro Carlos si trova nell’impossibilità di farvi pervenire una supplica! Come pegno della considerazione in cui mi tenete, inviatemi con l’armata nelle Fiandre!

 

FILIPPO

Non ripetere queste parole, se non vuoi incorrere nell’ira del tuo sovrano.

 

CARLOS

Io affronto l’ira del sovrano e gli chiedo per l’ultima volta di affidarmi le Fiandre. È necessario che mi allontani dalla Spagna poiché restare, per me, significa essere prostrato nella polvere davanti al carnefice: il cielo di Madrid incombe alto sul mio capo, come la coscienza di un misfatto. Solo un rapido cambiamento di clima e di situazione è in grado di assicurarmi la guarigione. Se volete la mia salvezza, speditemi immediatamente nelle Fiandre.

 

FILIPPO (imponendosi la calma)

I malati come te, figlio mio, hanno bisogno di cure sollecite ed esigono un controllo medico continuo. Tu rimarrai in Spagna: sarà il duca a recarsi nelle Fiandre.

 

CARLOS (fuori di sé)

Assistetemi, spiriti del bene!

 

FILIPPO (arretrando di un passo)

Fermati! Cosa significano questi gesti?

 

CARLOS (sottovoce)

Padre, la vostra decisione è immutabile?

 

FILIPPO

È la volontà del re.

 

CARLOS

Il mio compito finisce qui. (Esce in preda a viva agitazione)

 

Scena terza

 

 

Il re resta per alcuni minuti immerso in cupa meditazione, poi muove qualche passo su e giù per la sala. Il duca d’Alba impacciato gli si avvicina.

 

FILIPPO

Aspettatevi da un momento all’altro l’ordine di partire per Bruxelles.

 

ALBA

Maestà, è tutto pronto.

 

FILIPPO

Nel mio studio c’è il decreto sigillato che vi conferisce poteri assoluti. Nel frattempo congedatevi dalla regina e presentate i vostri saluti all’infante.

 

ALBA

L’ho appena visto uscire da questa sala compiendo gesti sconsiderati. Anche Vostra Maestà è commossa e mi sembra fuori di sé. Forse l’argomento del colloquio…

 

FILIPPO (dopo aver fatto di nuovo qualche passo)

L’argomento era il duca d’Alba. (Lo fissa con espressione assorta) Non mi può dispiacere che Carlos non ami i miei consiglieri, ma sono assai addolorato che li disprezzi. (Alba impallidisce e sta per scattare) Vi prego di non rispondere. Vi consento di tentare di riconciliarvi col principe.

 

ALBA

Sire!

 

FILIPPO

Rispondete: chi è stato ad ammonirmi per la prima volta contro le infami macchinazioni di mio figlio? Allora prestai ascolto a voi, e non a lui. Ma ora voglio rischiare, duca, e in futuro Carlos sarà assai più vicino al trono. Andate! (Entra nel suo studio mentre il duca d’Alba esce da un’altra porta)

 

Scena quarta

 

 

Una sala attigua all’appartamento della regina.

(Don Carlos entra dalla porta centrale parlando con un paggio. I cortigiani che si trovano nella sala al suo arrivo si ritirano nelle stanze adiacenti)

 

CARLOS

Una lettera per me? E come mai questa chiave? E perché consegnarmela di nascosto, in segreto? Avvicinati, da chi hai avuto tutte queste cose?

 

PAGGIO (in tono misterioso)

Come la dama mi ha lasciato intendere, desidera essere più indovinata che descritta…

 

CARLOS (facendo un balzo indietro)

La dama? (Osservando più attentamente il paggio) Cosa? Come? Ma tu chi sei?

 

PAGGIO

Un paggio di Sua Maestà la regina.

 

CARLOS (avvicinandoglisi terrorizzato e chiudendogli la bocca con la mano)

Sei già un uomo morto. Basta! Ne so abbastanza. (Apre frettolosamente il sigillo e si rifugia a leggere in un angolo in fondo alla sala. Nel frattempo entra il duca d’Alba che, senza essere scorto dal principe, gli passa davanti per entrare nelle stanze della regina. Carlos comincia visibilmente a tremare mentre il suo volto impallidisce e arrossisce a seconda delle frasi e del loro contenuto. Quando ha finito di leggere, rimane per qualche minuto in silenzio fissando il foglio, poi si rivolge al paggio) Te l’ha consegnata lei questa lettera?

 

PAGGIO

Con le sue stesse mani.

 

CARLOS

Te l’ha data lei in persona? Oh, non prenderti gioco di me! Non ho ancora letto nessuno scritto di suo pugno e, se tu me lo confermi, sono costretto a crederti. Ma se mi hai mentito, confessamelo sinceramente e non continuare a schernirmi!

 

PAGGIO

Schernire chi?

 

CARLOS (torna a rileggere la lettera, poi osserva il paggio con un’occhiata penetrante e dubbiosa. Dopo aver percorso rapidamente la sala)

Hai ancora i genitori? Rispondi: tuo padre serve ancora il re ed è spagnolo?

 

PAGGIO

È caduto a San Quintino, era colonnello di cavalleria del duca di Savoia: era il conte Alonzo di Henarez.

 

CARLOS (prendendolo per mano e guardandolo con aria indagatrice)

Questa lettera te l’ha data il re?

 

PAGGIO (offeso)

Grazioso signore, merito forse un sospetto simile?

 

CARLOS (leggendo la lettera)

«Questa chiave permette di entrare nelle stanze in fondo nel padiglione della regina. L’ultima è attigua a uno studiolo dove nessuna spia è mai riuscita a insinuarsi. In quel luogo l’amore è finalmente libero di proclamare a viva voce ciò che finora ha dovuto limitarsi ai cenni: il timido sarà esaudito, e chi avrà saputo attendere sarà riccamente compensato». (Come destandosi da un attimo di stordimento). Non sogno… non sono diventato pazzo… questo è il mio braccio destro… questa è la mia spada… queste sono parole scritte. Tutto è reale, autentico, è vero, sì, sono amato, sono amato! (Corre attraverso la stanza fuori di sé ed alza le braccia al cielo).

 

PAGGIO

Venite, principe, e seguitemi.

 

CARLOS

Lascia che prima ritorni in me. Non sto ancora tremando di paura al pensiero della felicità che mi sta afferrando nei suoi vortici? Ho mai coltivato speranze così audaci? Ho mai osato sognare un sogno simile? Dove si trova l’uomo che da un momento all’altro è pronto a dichiararsi Dio? Chi ero e cosa sono diventato? Questo è un cielo diverso, e un sole completamente diverso da quelli che prima regnavano e mi abbagliavano… Lei mi ama!

 

PAGGIO (cercando di condurlo via)

Principe, principe, questo non è il luogo… voi scordate…

 

CARLOS (si arresta come irrigidito da qualcosa che lo sovrasta)

Il re, mio padre! (Lascia cadere le braccia, si guarda intorno terrorizzato e riprende lentamente a tornare in sé) È spaventoso… Sì, amico, hai ragione, ti ringrazio, non ero più padrone di me stesso… È orribile che debba tacere, e nascondere nel mio petto una felicità così immensa… (Prendendo il paggio per mano e conducendolo in disparte) Ciò che hai visto, mi comprendi, e ciò che non hai visto, deve restare custodito nel tuo petto come una bara ermeticamente chiusa.