Adesso lasciami. Andrò laggiù. Vai, non debbono vederci qui, vai! (Il paggio si avvia) No, fermati: ascolta! (Il paggio torna indietro, Carlos gli mette una mano sulla spalla e lo guarda in viso con espressione grave e severa) Tu custodisci un terribile segreto che, come certi potentissimi veleni, rischia di far esplodere la fiala che lo contiene. Sorveglia l’espressione del tuo viso, e fa’ che la testa non sappia mai ciò che il tuo cuore custodisce. Sii come l’inerte condotto acustico che riceve il suono e lo diffonde, senza che nulla risuoni al suo interno. Sei un fanciullo, continua ad esserlo, allegro e senza pensieri. Con quanto discernimento chi ha scritto questa lettera ha saputo scegliere il suo messaggero d’amore! Qui il re non cerca davvero le sue vipere.
PAGGIO
Io stesso, principe, sarò fiero di possedere un segreto di cui nemmeno il sovrano è a conoscenza.
CARLOS
Scioccherello pieno di vanità, di questo piuttosto dovresti tremare! Se mai succedesse che c’incontrassimo in pubblico, avvicinati a me pieno di timidezza e in atto di sottomissione. La vanità non deve mai convincerti a rivelare nei gesti e negli atteggiamenti quanto ti è amico l’infante: non potresti commettere un delitto più grande di quello di piacermi. Ciò che in futuro dovrai comunicarmi, non lo esprimerai con le sillabe e non ti uscirà mai dalle labbra: la notizia che mi dovrai far pervenire non seguirà le vie consuete del pensiero. Tu parlerai con le ciglia, con un piccolo cenno dell’indice, ed io ascolterò con gli occhi. L’aria e la luce che ci circondano sono creature di Filippo, e i muri silenziosi sono comprati e asserviti al suo potere… Arriva qualcuno… (Si apre la porta della stanza della regina, e ne esce il duca d’Alba) Va’, adesso! Arrivederci!
PAGGIO
State attento, principe, a non sbagliarvi di stanza! (Esce)
CARLOS
È il duca. No, non temere, troverò la strada giusta.
Scena quinta
Don Carlos, il duca d’Alba.
ALBA (tagliandogli la strada)
Una parola, principe!
CARLOS
Sì, va bene, ma un’altra volta. (Si avvia all’uscita)
ALBA
Indubbiamente questo non è il luogo adatto. Forse Sua Altezza Reale vuole darmi udienza nelle sue stanze?
CARLOS
Perché? Va benissimo anche qui. Ma siate breve, vi prego.
ALBA
Ciò che mi conduce da voi è l’umile desiderio di ringraziare Vostra Altezza per ciò che sa molto bene.
CARLOS
Voi ringraziate? E ringraziate me? Perché? Ricevere dei ringraziamenti dal duca d’Alba?
ALBA
Sì, perché non appena siete uscito dalla stanza del re, ho ricevuto l’ordine di partire per Bruxelles.
CARLOS
Bruxelles! Ah!
ALBA
A chi dovrei attribuire, mio principe, una simile decisione se non alla vostra benevola intercessione presso il nostro sovrano?
CARLOS
A me? No, a me proprio no! Ve lo assicuro. Voi partite, ebbene Dio sia con voi.
ALBA
Tutto qui? Mi stupite. Vostra Altezza non ha nessun compito da affidarmi nelle Fiandre?
CARLOS
Cosa? Cosa dovrei affidarvi?
ALBA
Fino a poco tempo fa pareva che il destino di quel paese esigesse la presenza di Don Carlos.
CARLOS
Perché? Già, è vero. Ma questo accadeva prima. Adesso le cose vanno benissimo così. Anzi, vanno meglio.
ALBA
Sento con vivo stupore…
CARLOS (senza ironia)
Voi siete un grande generale, chi lo ignora? Anche chi vi invidia è costretto ad ammetterlo. Io… io sono molto giovane. Questo è ciò che pensa il re, ed ha perfettamente ragione. Anch’io lo riconosco, ne sono soddisfatto e non vedo la necessità di parlarne ancora. Buon viaggio! Adesso non potrei, come vedete, sono troppo occupato. Rimandiamo il resto a domani o a quando vi farà più comodo, al vostro ritorno da Bruxelles…
ALBA
Come dite?
CARLOS (dopo un attimo di pausa, rendendosi conto che il duca ha intenzione di restare)
Partite con la buona stagione. Il vostro viaggio vi porterà a Milano, nella Lorena, in Borgogna, in Germania. La Germania? Già, è proprio stato in Germania! Là siete molto noto. Adesso siamo in aprile. Maggio… giugno… luglio, sì a luglio o, al massimo, ai primi d’agosto arriverete a Bruxelles. Sono certo che riceveremo molto presto notizie delle vostre vittorie, e che saprete onorare la fiducia che abbiamo riposto nella vostra persona.
ALBA (con convinzione)
Ci riuscirò «nell’assoluta coscienza della mia nullità»?
CARLOS (dopo un attimo di silenzio, con estrema dignità)
Siete suscettibile, duca, e non avete torto.
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