Ma noi vogliamo sapere se è capace di amare, se merita di essere amato. Principessa, sta a voi rispondere.

 

PRINCIPESSA (muta e perplessa, con gli occhi abbassati, dopo un attimo si getta ai piedi della regina)

Pietà, generosa sovrana! Pietà di me! Non permettete che venga sacrificata.

 

REGINA

Sacrificata? Non ho bisogno di altre conferme: alzatevi. È terribile venir sacrificati. Vi credo, alzatevi. Da molto tempo avete rifiutato il conte?

 

PRINCIPESSA (alzandosi)

Da parecchi mesi. Il principe Carlos era ancora all’università.

 

REGINA (trasale e la esamina attentamente)

Vi siete chiesta per quale motivo?

 

PRINCIPESSA (vivacemente)

Non è possibile, mia regina. Mille ragioni lo impediscono.

 

REGINA (in atteggiamento severo)

Una è già eccessiva, e mi basta. Non avete la minima stima di lui! L’argomento è chiuso. (Alle altre dame) Oggi non ho ancora visto l’infanta. Marchesa, portatela qui.

 

OLIVAREZ (guardando l’orologio)

Maestà, non è ancora l’ora.

 

REGINA

Non è ancora l’ora in cui mi è consentito essere madre? Un vero peccato! Non scordatevi di avvertirmi quando arriverà!

 

(Entra un paggio e parla sottovoce con la prima dama di corte, che si rivolge alla regina)

 

OLIVAREZ

Maestà, il marchese di Posa.

 

REGINA

Di Posa?

 

OLIVAREZ

Viene dalla Francia e dai Paesi Bassi, e implora il favore di poter consegnare le lettere di vostra madre, la reggente.

 

REGINA

Questo è consentito?

 

OLIVAREZ (ansiosa)

Il protocollo reale non prende in considerazione il caso in cui un Grande di Spagna rechi personalmente lettere di una corte straniera alla nostra sovrana nell’intimità del suo parco.

 

REGINA

Allora me ne assumo tutta la responsabilità.

 

OLIVAREZ

In tal caso Vostra Maestà mi conceda di allontanarmi.

 

REGINA

Fate pure, duchessa.

 

(La prima dama di corte si allontana, e la regina fa cenno al paggio di seguire il suo esempio)

 

Scena quarta

 

 

La regina, la principessa d’Eboli, la marchesa di Mondecar e il marchese di Posa.

 

REGINA

Vi diamo il benvenuto, cavaliere, in terra spagnola.

 

MARCHESE

Che mai come in questo momento ho chiamato patria con tanto orgoglio!

 

REGINA (alle dame)

Il marchese di Posa che, in un torneo a Reims, spezzò una lancia con mio padre e fece trionfare tre volte i miei colori… il primo gentiluomo del suo paese che mi fece sentire orgogliosa di essere regina di Spagna. (Rivolgendosi al marchese) Quando ci vedemmo l’ultima volta al Louvre, cavaliere, non pensavate che sareste stato mio ospite in Castiglia.

 

MARCHESE

No, graziosa sovrana, perché allora non credevo proprio che la Francia avrebbe rinunciato in nostro favore all’unico bene che potevamo invidiarle.

 

REGINA

Spagnolo orgoglioso! L’unico bene? Ed osate dirlo a una figlia dei Valois?

 

MARCHESE

Ora che siete nostra, Maestà, posso ben affermarlo!

 

REGINA

Ho saputo che il vostro viaggio vi ha portato anche in Francia. Cosa mi portate da parte della mia adorata madre e dei miei cari fratelli?

 

MARCHESE (tendendole alcune lettere)

Ho trovato la regina madre indisposta, insensibile a qualsiasi gioia della terra tranne quella di sapere sua figlia lieta e felice sul trono di Spagna.

 

REGINA

Come potrei non esserlo pensando a congiunti tanto amati e a ricordi così amabili? Cavaliere, nel corso del vostro viaggio, avete visitato parecchie corti e osservato consuetudini estremamente diverse. Da quanto ho sentito dire, ora volete vivere da solo in patria: tra le vostre pareti tranquille sarete un principe assai più ricco di Filippo sul suo trono… siete un uomo libero, un filosofo! Dubito che vi troverete bene a Madrid. Si è troppo… tranquilli a Madrid.

 

MARCHESE

È più di quanto possa assicurare il resto dell’Europa.

 

REGINA

Sì, l’ho sentito dire. Vedete, dei contrasti e delle divergenze che dilaniano il mondo io ho quasi smarrito il ricordo! (Alla principessa d’Eboli) Principessa, scorgo un giacinto in quell’angolo… volete portarmelo? (La principessa va nel luogo indicato, sottovoce al marchese) Cavaliere, non so se ho ragione o no, ma credo che il vostro arrivo abbia fatto a corte un uomo felice in più.

 

MARCHESE

Ho trovato un uomo infelice che una sola cosa al mondo potrebbe… (La principessa torna col fiore)

 

PRINCIPESSA

Dato che il cavaliere ha visitato tanti paesi, sarà in grado di allietarci con racconti molto significativi…

 

MARCHESE

Non c’è dubbio! Il primo dovere di un cavaliere è quello di andare in cerca d’avventure… e il più sacro è quello di proteggere le dame…

 

PRINCIPESSA

… dai giganti. Che purtroppo non esistono più.

 

MARCHESE

La sopraffazione esercitata contro i deboli è sempre un gigante.

 

REGINA

Il cavaliere ha ragione. I giganti esistono ancora, sono i cavalieri che non esistono più.

 

MARCHESE

Di recente, tornando da Napoli, sono stato testimone di un episodio toccante che il sacro vincolo dell’amicizia ha reso mio. Se non nutrissi il timore di stancare Vostra Maestà con questo racconto…

 

REGINA

Posso scegliere altrimenti? La curiosità della principessa non si arrenderà mai! Quindi, veniamo al fatto. Anche a me piacciono molto le storie.

 

MARCHESE

Due nobili famiglie di Mirandola, stanche dell’invidia e dell’eterna avversione che regnava da secoli tra guelfi e ghibellini, si accordarono per concludere finalmente la pace attraverso i dolci vincoli della parentela. I prescelti a stringere il nodo dell’amicizia furono Fernando, nipote del potente Pietro, e l’incantevole Matilde, figlia di un Colonna. La natura non aveva mai creato l’uno per l’altro due cuori più virtuosi, mai il mondo aveva veduto una scelta più nobile e lieta. Fino a quel momento, Fernando aveva contemplato solo il ritratto della sua bellissima sposa, e si può quindi comprendere con quale ansia attendesse di vedere l’originale che avrebbe pienamente confermato le sue speranze! A Padova, dove lo trattenevano gli studi, aspettava solo il momento per gettarsi ai piedi di Matilde, e dichiararle finalmente il suo amore. (A questo punto la regina ascolta con maggior attenzione e il marchese, dopo un attimo di pausa, prosegue la narrazione rivolgendosi alla principessa d’Eboli, per quanto gli è consentito dalla presenza della sovrana) Nel frattempo la morte della moglie rende libero Pietro che, con impeto giovanile, assapora le lodi che celebrano la bellezza di Matilde. Si reca da lei a conoscerla, la vede, se ne innamora! La passione soffoca la debole protesta della natura, lo zio chiede in sposa la fidanzata del nipote e consacra davanti all’altare il frutto di questo furto.

 

REGINA

E Fernando come si comporta?

 

MARCHESE

Ignaro dell’orribile scambio, trasportato dal vento impetuoso dell’amore, egli corre febbrile e impaziente a Mirandola e, cavalcando il destriero più rapido e focoso che esista, raggiunge sotto le stelle la porta della città: dal palazzo illuminato gli giunge il suono gaio di una rapinosa musica di timpani che invita alla danza. Sale tremando le scale e, senza che nessuno lo riconosca, finisce nella sala del banchetto nuziale piena di grida di gioia e di canti dove Pietro siede tra gli ospiti che vuotano coppe di vino… Accanto a lui c’è un angelo che Fernando riconosce… Mai, neppure in sogno, gli è mai apparso colmo di tanto incanto. Gli basta un solo sguardo per rendersi conto di ciò che è stato suo e che ora ha perduto per sempre!

 

PRINCIPESSA

Povero Fernando!

 

REGINA

È questa la fine della storia, non è vero cavaliere? Dev’essere questa la fine.

 

MARCHESE

Non proprio.

 

REGINA

Non ci avete detto che Fernando era amico vostro?

 

MARCHESE

Il più caro amico.

 

PRINCIPESSA

Proseguite fino alla fine, cavaliere.

 

MARCHESE

Diventa assai triste… e il ricordo non fa che accrescere la mia pena. Permettetemi di saltare la conclusione… (Silenzio profondo)

 

REGINA (alla principessa d’Eboli)

Potrò finalmente abbracciare mia figlia? Principessa, vi prego, portatela qui. (La principessa si allontana, il marchese fa cenno a un paggio che appare sullo sfondo un attimo e scompare subito. La regina apre le lettere consegnatele dal marchese e non nasconde il suo stupore. Intanto quest’ultimo parla sottovoce con la marchesa di Mondecar, con viva animazione.