Voi non sopportereste l’arroganza stolida del suddito, ed io non potrei sopportare l’orgoglio del principe.

 

CARLOS

Il quadro che mi raffiguri dei sovrani è orribile ma autentico. Sì, ti credo. Ma è stato solo il piacere a spalancare nei loro cuori la strada del vizio. Io, a ventitré anni, ho conservato la purezza. Ciò che migliaia di giovani prima di me hanno sprecato in lussuriosi amplessi, la parte migliore dell’uomo, la potenza virile io l’ho conservata per il futuro re. Cosa potrebbe allontanarti dal mio cuore se non lo faranno le donne?

 

MARCHESE

Me stesso. Sarei ancora capace di amarvi con tanto trasporto se dovessi temervi?

 

CARLOS

Questo non accadrà mai. Hai forse bisogno di me? Sei vittima di sordide passioni che strisciano facendo la questua davanti al trono? L’oro ti attira? Sarai più ricco da suddito, di quanto sarò mai io da re. Ti seducono gli onori? Già nell’adolescenza ne avevi addizionato oltre misura, e li hai gettati via. Chi sarà mai il creditore o il debitore dell’altro? Taci? La tentazione ti fa rabbrividire? Non ti senti sicuro di te stesso?

 

MARCHESE

Sì, mi dichiaro vinto. Eccoti la mia mano.

 

CARLOS

Sei mio?

 

MARCHESE

Per sempre, e nel senso più alto del termine.

 

CARLOS

Sarai fedele al sovrano come oggi sei fedele e affezionato all’infante?

 

MARCHESE

Lo giuro.

 

CARLOS

Anche se il verme subdolo della lusinga s’insinuasse attorno al mio cuore incustodito, anche se quest’occhio scordasse le lacrime che ha versato un tempo e se il mio orecchio diventasse insensibile alle suppliche, anche in questo caso tu, difensore ad oltranza della mia virtù, ti impegni a scrollarmi con tutte le forze e a chiamare il mio genio col grande nome che gli compete?

 

MARCHESE

Sì.

 

CARLOS

Ancora una supplica: dammi del tu. Ho sempre invidiato i tuoi pari per il privilegio concesso loro dalla confidenza. Questo tu fraterno inganna il mio cuore con dolci sentimenti di uguaglianza. Nessuna obiezione! So già cosa vuoi dirmi. Per te è un dettaglio del tutto irrilevante mentre per me, figlio di re, è di un’estrema importanza. Vuoi essere mio fratello?

 

MARCHESE

Tuo fratello!

 

CARLOS

Andiamo dal re. Non ho più paura di nulla. Tenendoti per mano io posso scendere in campo contro il mio secolo.

 

ATTO SECONDO

 

 

 

Il palazzo reale di Madrid.

 

 

Scena prima

 

 

Re Filippo sotto un baldacchino. Il duca d’Alba a una certa distanza dal re, col capo coperto. Don Carlos.

 

CARLOS

Il governo ha la precedenza. Carlos cede liberamente il passo al ministro. Che parla per la Spagna. Io sono il figlio della casa. (S’inchina e retrocede)

 

RE

Il duca rimane. Diamo la parola all’infante.

 

CARLOS (rivolgendosi al duca d’Alba)

Allora, duca, devo chiedere alla vostra generosità il privilegio di concedermi di parlare col re da solo. Un figlio, come sapete, può avere molte cose da dire a un padre, che un terzo non deve sentire. Non vi porterò via il re ma, per un’ora, voglio avere il padre.

 

RE

Qui c’è il suo amico.

 

CARLOS

Non so se ho meritato che sia anche il mio amico.

 

RE

Hai mai voluto meritarlo? Non amo i figli che si attribuiscono il diritto di scegliere meglio dei padri.

 

CARLOS

Come farà l’orgoglio del duca d’Alba ad assistere a una scena simile? Come è vero che sono vivo, io non vorrei per nulla al mondo, nemmeno per una corona, recitare la parte del terzo incomodo che s’insinua, indesiderato, tra padre e figlio e si condanna al ruolo di semplice spettatore nell’assoluta coscienza della propria nullità!

 

FILIPPO (si alza, e lancia al figlio un’occhiata di sdegno)

Allontanatevi, duca! (Il duca d’Alba si dirige verso l’ingresso principale da cui era entrato Carlos ma il re gli ingiunge con un cenno di uscire da un’altra porta) No, andate nel mio studio e aspettate che vi richiami.

 

Scena seconda

 

 

Il re, Don Carlos.

 

CARLOS (appena il duca è uscito, fa qualche passo verso il re e si getta ai suoi piedi con viva commozione)

Ora siete di nuovo mio padre, siete interamente mio, e vi ringrazio di cuore per questo immenso favore. La vostra mano, padre mio. O dolce giorno! Da tanto tempo a vostro figlio era negata la gioia di questo bacio. Perché, padre, mi avete tenuto lontano così a lungo dal vostro cuore? Cos’ho fatto?

 

FILIPPO

Infante, il tuo cuore non sa nulla di queste arti.