Fridolin si accorse che le sue labbra non erano per nulla truccate, ma colorite di un rosso naturale e le fece un complimento.

«Perché dovrei truccarmi?» domandò. «Quanti anni credi che abbia?».

«Venti?» tirò a indovinare Fridolin.

«Diciassette» rispose, si sedette sulle sue ginocchia e gli cinse la nuca con il braccio come una bambina.

Chi mai al mondo potrebbe supporre che mi trovo in questa stanza? egli pensò. Io stesso l’avrei forse ritenuto possibile un’ora, dieci minuti fa? E - perché? Perché?

Lei cercò di baciarlo sulle labbra, lui si tirò indietro; la donna lo guardò meravigliata, un po’ triste, e si lasciò scivolare dalle sue ginocchia. A Fridolin quasi dispiacque, perché quell’abbraccio esprimeva tanta consolante tenerezza.

La ragazza prese una vestaglia rossa che era appoggiata sulla spalliera del letto, se l’infilò e incrociò le braccia sul petto, nascondendo così del tutto il suo corpo.

«Va bene ora?» chiese senza scherno, quasi timida, come se cercasse di capirlo.

Fridolin non sapeva bene cosa rispondere.

«Hai proprio indovinato», disse infine «sono davvero stanco e trovo molto piacevole starmene sdraiato sulla poltrona a dondolo, semplicemente ad ascoltarti.

Hai una voce così gradevole e dolce. Parla, raccontami qualcosa».

La ragazza era seduta sul letto e scrollò il capo.

«Hai solo paura» disse piano e poi tra sé, quasi sottovoce: «Peccato!».

Quest’ultima parola suscitò in Fridolin un’improvvisa eccitazione. Si avvicinò a lei, volle abbracciarla, disse che gli ispirava piena fiducia, e forse era anche vero.

L’attirò a sé, la corteggiò come si fa con una donna, con una ragazza amata. Ma lei si oppose, Fridolin si vergognò ed infine desistette.

Lei disse: «Non si può mai sapere, una volta o l’altra toccherà anche a me. Fai molto bene ad aver paura.

E se capitasse qualcosa mi malediresti».

Rifiutò con grande decisione le banconote che le offrì ed egli non potè insistere oltre.

La ragazza si gettò sulle spalle uno scialletto di lana blu, accese una candela, gli fece luce accompagnandolo giù e aprì il portone. «Ormai oggi resterò a casa»

disse. Fridolin le prese la mano e istintivamente gliela baciò. Lei lo guardò sorpresa, quasi spaventata, poi rise imbarazzata e felice. «Come una signorina per bene» disse.

Il portone si chiuse alle sue spalle e Fridolin con una rapida occhiata si fissò in mente il numero della casa per poter inviare l’indomani vino e leccornie a quella povera, cara ragazza.