«Non posso lamentarmi» rispose Nachtigall. E posando la mano sul braccio di Fridolin: «Ma ora dimmi, com’è che vieni qui in piena notte?».

Fridolin giustificò la sua presenza nel locale a un’ora così tarda col bisogno impellente di bere ancora un caffè dopo una visita notturna ad un malato; nascose però, senza saper bene perché, che non aveva più trovato in vita il suo paziente. Poi parlò in generale della sua attività di medico presso il Policlinico e del suo studio privato, raccontò di essere sposato, felicemente sposato e padre di una bambina di sei anni.

Nachtigall raccontò a sua volta: come Fridolin aveva giustamente supposto, in tutti quegli anni si era guadagnato da vivere suonando il piano in ogni specie di cittadine polacche, rumene, serbe e bulgare; a Lemberg viveva una donna dalla quale aveva avuto quattro bambini; scoppiò a ridere, come se fosse assai buffo avere quattro bambini, tutti a Lemberg e tutti dalla stessa donna. Dall’autunno scorso abitava di nuovo a Vienna. Il teatro di varietà che l’aveva ingaggiato era subito fallito e ora suonava, come capitava, nei locali più diversi, talvolta anche in due o tre nella stessa notte, come ad esempio nello scantinato di quel caffè, -

niente di molto signorile, osservò, in realtà una specie di locale per il gioco dei birilli, quanto al pubblico poi… «Ma quando si deve provvedere al sostentamento di quattro bambini e di una donna a Lemberg» e rise di nuovo, non più così allegramente come poco prima. «Talvolta lavoro anche per privati» aggiunse subito. E poiché colse sul volto di Fridolin un sorriso che alludeva ad un ricordo

«Non per direttori di banca o roba del genere, no, in tutti gli ambienti possibili, anche importanti, pubblici e segreti».

«Segreti?».

Nachtigall assunse un’espressione scaltramente seria. «Fra poco mi verranno a prendere di nuovo».

«Come, oggi suoni ancora?».

«Certo, lì si comincia solo alle due».

«Abitudine particolarmente raffinata» disse Fridolin.

«Sì e no» rispose ridendo Nachtigall, ma si fece subito di nuovo serio.

«Sì e no…?» ripetè Fridolin incuriosito.

Nachtigall gli si avvicinò.

«Oggi suono in una casa privata, ma non so chi è il proprietario».

«Allora oggi è la prima volta?» chiese Fridolin con crescente interesse.

«No, la terza. Ma probabilmente sarà di nuovo in una casa diversa».

«Non capisco».

«Neppure io» rise Nachtigall. «È meglio che tu non faccia domande».

«Ehm» fece Fridolin.

«Oh, ti sbagli. Non si tratta di quel che pensi. Ne ho già viste di tutti i colori, non lo si crederebbe, in certe cittadine, specialmente in Romania, si fanno molte esperienze.

Ma qui…».