Scostò un poco la tendina gialla della finestra, guardò in strada e disse come tra sé: «Non è ancora arrivata» poi precisò a Fridolin: «Intendo la carrozza.
Mi viene sempre a prendere una carrozza, e sempre una diversa».
«Mi incuriosisci, Nachtigall» disse freddamente Fridolin.
«Senti» disse Nachtigall dopo qualche esitazione. «Se c’è uno a cui lo permetterei…
ma come si fa…» e improvvisamente: «Hai coraggio?».
«Strana domanda» rispose Fridolin in tono puerilmente offeso.
«Dico così per dire».
«Ma allora che intendi dire veramente? Perché in quest’occasione c’è bisogno di un particolare coraggio? Cosa può mai accadere?» disse Fridolin con una risatina sprezzante.
«A me non può accadere nulla, tutt’al più oggi sarà l’ultima volta che suono per quella gente, ma forse andrà comunque così».
Tacque e guardò di nuovo fuori, scostando la tendina.
«Beh, allora?».
«Dicevi?» domandò Nachtigall come trasognato.
«Continua il racconto, dal momento che hai cominciato…
Riunione segreta? Circolo esclusivo?
Invito obbligatorio?».
«Non so. Recentemente c’erano trenta persone, la prima volta solo sedici».
«Una festa da ballo?».
«Naturalmente, una festa da ballo». Ora Nachtigall sembrò pentirsi di aver parlato.
«E tu suoni per l’occasione?».
«Per quale occasione? Non so di che si tratti. Davvero non lo so. Io suono, suono…
con gli occhi bendati».
«Nachtigall, Nachtigall, che storie mi racconti mai!».
Nachtigall sospirò. «Bendati, ma purtroppo non del tutto. Non così che non possa vedere proprio nulla. Infatti guardo nello specchio attraverso il fazzoletto di seta nera che mi ricopre gli occhi…».
Tacque di nuovo.
«In breve», disse Fridolin impaziente e con disprezzo, si sentiva però stranamente eccitato…
«donnine nude».
«Non dire donnine, Fridolin», rispose Nachtigall come offeso «femmine simili non ne hai mai viste».
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