Ma Fridolin non si mosse. «Giuri che non farà nulla di male a quella povera ragazza!».

«Che gliene importa, signore?».

«Poco fa ho sentito che definiva pazza la piccola, e adesso l’ha chiamata creatura abietta. Una sorprendente contraddizione, non può negarlo».

«Ebbene, signore», replicò Gibiser con tono teatrale «non è forse il pazzo un abietto dinanzi a Dio?».

Fridolin rabbrividì disgustato.

«Comunque sia», osservò poi «si troverà un rimedio.

Sono un medico. Domani riparleremo della cosa».

Gibiser rise beffardo e in silenzio. Sul pianerottolo si accese improvvisamente la luce, la porta fra Gibiser e Fridolin si chiuse e fu subito sbarrata. Mentre scendeva le scale Fridolin si liberò del cappello, della tonaca e della mascherina, e prese tutto sotto braccio. Il portiere aprì il portone, la carrozza funebre era ferma di fronte, il cocchiere immobile a cassetta. Nachtigall si affrettava proprio allora a lasciare il caffè, e non sembrò troppo piacevolmente sorpreso di trovare Fridolin puntuale all’appuntamento.

«Allora, ti sei veramente procurato un costume?».

«Come vedi! E la parola d’ordine?».

«Dunque insisti?».

«Assolutamente».

«Bene… la parola d’ordine è Danimarca».

«Sei matto, Nachtigall?».

«Perché mai?».

«Niente, niente… quest’estate sono stato per caso sulla costa danese. Allora monta… ma non subito, dammi il tempo di noleggiare una carrozza qui di fronte».

Nachtigall annuì, si accese con calma una sigaretta.

Nel frattempo Fridolin attraversò in fretta la strada, prese un fiacre e con tono ingenuo, quasi si trattasse di uno scherzo, ordinò al cocchiere di seguire la carrozza funebre che si avviava proprio allora poco più avanti.

Passarono per la Alserstrasse, poi sotto un viadotto ferroviario dirigendosi verso la periferia e proseguirono per strade secondarie deserte e male illuminate. Fridolin pensò all’eventualità che il cocchiere perdesse le tracce della carrozza funebre; ma ogni volta che dal finestrino aperto sporgeva la testa nell’aria insolitamente calda, vedeva sempre l’altra vettura ad una certa distanza davanti a loro, il cocchiere dall’alto cilindro nero immobile a cassetta. Potrebbe anche finir male, pensò Fridolin mentre sentiva ancora il profumo di rose e cipria del seno di Pierrette.

Quale strano romanzo ho mai sfiorato? si domandò.